1 – LA FED: I TASSI RESTERANNO AI MINIMI
Francesco Semprini per “la Stampa”
jerome powell
L'economia degli Stati Uniti è in salute, ma l'elevata disoccupazione rischia di persistere nei settori più colpiti dal coronavirus. Questo il quadro generale sulle condizioni macro del Paese tratteggiato dal presidente della Federal Reserve Jerome Powell.
Il quale, nel corso di un intervento in remoto alla conferenza dei banchieri centrali di Jackson Hole, ha annunciato un cambiamento strategico sugli obiettivi di inflazione, aprendo a un'era di prolungati bassi livelli dei tassi d'interessi.
LA CURVA DI PHILLIPS - INFLAZIONE E DISOCCUPAZIONE
La decisione, adottata all'unanimità dai governatori della Fed, è figlia della lezione imparata dalle autorità di politica monetaria negli ultimi anni, e soprattutto delle ricadute economiche del Covid. Il prodotto interno lordo è stato rivisto a -31,7% per il secondo trimestre, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (rispetto al -32,9% della prima lettura).
DONALD TRUMP JEROME POWELL
Il dato è comunque migliore del calo del 32,5% atteso alla vigilia. La spesa dei consumatori, che incide per almeno i due terzi sulla crescita americana, si è contratta tra aprile e giugno del 34,1% annuo, con alberghi, ristoranti e compagnie aeree tra i settori più colpiti. Il Paese tuttavia è sulla strada della ripresa, prevista nel terzo trimestre nonostante l'impennata estiva del coronavirus.
DONALD TRUMP PSYCHO
La crescita ha iniziato a mostrare i primi segnali a maggio ed è continuata fino ad agosto, anche se a un ritmo più lento. Secondo MarketWatch, il Pil dovrebbe rimbalzare del 20% all'anno tra luglio e settembre aiutando l'occupazione che al momento rimane sotto pressione.
Le richieste iniziali di sussidi alla disoccupazione sono calate la scorsa settimana di 98 mila unità a 1,006 milioni, rispetto al 1,106 milioni dei sette giorni precedenti e al milione stimato a Wall Street. Il calo è visto come un segnale positivo, perché indica un lieve miglioramento del mercato del lavoro, travolto dalla pandemia. La presa d'atto sulle difficoltà occupazionali è il punto di partenza per cui la Fed ha rimesso mano ai suoi criteri di intervento monetario.
HELICOPTER MONEY
Un'inflazione in media del 2% rimane l'obiettivo della Banca centrale Usa, perché «un'inflazione debole troppo prolungata crea rischi per l'economia», spiega Powell. Il quale, però, apre alla possibilità di lasciare i tassi bassi anche se l'inflazione supera il 2%. Il costo del denaro può quindi restare vicino a zero anche con moderata disoccupazione e un'inflazione sopra il 2%, al fine di favorire un mercato del lavoro robusto.
jerome powell
Da un punto di vista tecnico cambia così l'interpretazione del rapporto tra bassa disoccupazione e inflazione elevata (anche conosciuta come "curva di Phillips"), dopo circa un trentennio in cui la consuetudine consolidata è stata di agire sulle leve dei tassi di interesse e delle eventuali misure di stimolo all'economia giocando d'anticipo per prevenire repentine spinte sui prezzi.
«Powell si schiera dalla parte dei lavoratori e del toro», dicono a Main Street e a Wall Street, dove, dopo aver metabolizzato la novità, Dow Jones e S&P 500 hanno virato in territorio positivo. Ma Powell (indirettamente) si è così di fatto schierato dalla parte di Donald Trump, che nel riscatto economico nazionale punta (quasi) tutto per un secondo mandato alla Casa Bianca.
jerome powell in videoconferenza
2 – LA TRIPLICE SCOMMESSA DELLA FED
Donato Masciandaro per “il Sole 24 Ore”
La Fed rivede radicalmente la sua strategia di politica monetaria, slegandosi le mani nel disegno degli obiettivi e degli strumenti. L’intento dichiarato è quello di migliorare l’azione monetaria sotto tre punti di vista: efficacia, trasparenza, accountability. In realtà, più che tre obiettivi sembrano tre scommesse.
LA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK
Ieri pomeriggio il presidente della banca centrale americana Jerome Powell ha fatto un annunzio importante: la Fed modifica la sua strategia di politica monetaria. L'annunzio è stato accompagnato da un comunicato ufficiale della Fed, che rivede – dopo otto anni, essendo stata l’ultima revisione del 2012 - l’architettura di quella che viene definita la funzione di reazione della banca centrale. La funzione di reazione è l’insieme delle informazioni che una banca centrale fornisce su quelli che sono i suoi obiettivi ed i suoi strumenti per stabilizzare l’andamento macroeconomico di una economia.
La riforma della funzione di reazione della Federal Reserve si poggia su quattro pilastri. In primo luogo viene ridefinita la priorità tra gli obiettivi macroeconomici. Istituzionalmente la Fed ha un mandato cosiddetto duale, in quanto legato alla dinamica contemporanea di due grandezze: l’occupazione e l’inflazione. In linea generale, i due obiettivi dovrebbero avere la stessa importanza.
jerome powell 2
Se però la banca centrale definisce una politica monetaria che, partendo dai livelli effettivi del tasso di interesse reale e dell’inflazione, reagisce ad ogni shock macroeconomico, nei fatti la sensibilità all’andamento dell’inflazione diventa maggiore rispetto a quello dell’occupazione. Non è un caso che nel documento del 2012 gli obiettivi della Fed erano nell’ordine inflazione, e poi l’occupazione. Da ieri quell’ordine è cambiato: prima l’occupazione, poi l’inflazione.
DEFLAZIONE INFLAZIONE
Non basta: nell’elenco degli obiettivi c’è una seconda novità sostanziale: viene esplicitamente citata la stabilità finanziaria. Si noti inoltre che non si parla di stabilità bancaria, ma si utilizza il termine più generale di stabilità finanziaria, che include i mercati finanziari.
La terza novità è che l’obiettivo della stabilità dei prezzi al consumo, che nel documento del 2012 era rappresentato da un target fisso del due per cento, ora è divenuto flessibile, in quanto si parla di un obiettivo medio, specificando esplicitamente che ad un periodo di inflazione relativamente bassa – rispetto al target del 2 per cento – deve seguire un periodo in cui i prezzi al consumo devono essere relativamente alti.
L ORO NELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK
Infine la quarta novità riguarda la definizione degli strumenti di intervento. Mentre nel documento del 2012 l’unico strumento citato era la manovra sui tassi di interesse nominali, ora la Fed esplicita ed istituzionalizza il fatto che la sua azione deve poter utilizzare anche i cosiddetti strumenti non convenzionali, rappresentati dalla gamma di intervento sui mercati monetari, obbligazionari, e magari azionari e dei cambi, oppure dagli annunzi vincolanti.
Quale è l’obiettivo della riforma? Il documento della Fed ne indica tre: la politica monetaria deve divenire più efficace, più trasparente è più accountable.
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La maggiore efficacia si basa soprattutto su un assunto: questo nuovo disegno della strategia dovrebbe colpire le aspettative di famiglie, imprese e mercati in un modo più incisivo di quello che accade oggi. L’anello fondamentale su cui si basa il meccanismo di trasmissione della politica monetaria è appunto quello delle aspettative. La Fed, modificando l’importanza, la casistica, e la definizione degli obiettivi, nonchè istituzionalizzando l'ampiamento della cassetta degli attrezzi, punta ad essere più credibile.
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Ma si può essere più credibili quando allo stesso tempo si diventa meno trasparenti e meno accountable? Cosa significa trasparenza?
Come minimo, esplicitare i target dell’azione monetaria. La Fed non esplicita target per l’occupazione – non lo faceva neanche nel documento del 2012 – e neanche per la stabilità finanziaria, visto che sarebbe peraltro difficile farlo. Il nuovo target per l’inflazione è senza dubbio più flessibile, ma certo non più trasparente, visto che non esiste alcun riferimento né temporale né numerico - per definire cosa si intenderà per inflazione media. Anche dell’ampliamento delle modalità di intervento si può dare la medesima valutazione.
Allo stesso modo, cosa significa accountability? L’accountability delle istituzioni indipendenti - come formalmente lo sono oggi le banche centrali, Fed inclusa – è tanto più alta quanto più l’obiettivo è unico e definito. Nel caso della Fed siamo all’opposto. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, c’è un filo rosso che unisce i quattro pilastri: la Fed si slega completamente le mani.
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Ma se una burocrazia indipendente diventa da un lato più potente, e dall’altro meno accountable, ci sono due rischi: la cattura da parte della politica, oppure la cattura da parte dei controllati. Oggi non sappiamo se la politica monetaria statunitense sarà più efficace, ma certo la Fed è più debole nei confronti della Casa Bianca e di Wall Street.
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