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    LA SVOLTA NEL DELITTO DI FERRARA: MACCHÉ DIVIETO DI GIOCARE ALLA PLAYSTATION O FARSI LE CANNE: I DUE RAGAZZI SI AMAVANO, E VEDEVANO IL LORO AMORE INTRALCIATO DAI GENITORI - MAMMA NUNZIA E PAPÀ SALVATORE AVEVANO SCOPERTO LA RELAZIONE DEL FIGLIO RICCARDO (16) E AVEVANO PROVATO A PARLARNE CON LUI, MA IL LORO RAPPORTO ERA GIÀ DETERIORATO - SU FACEBOOK UNA SPECIE DI COMING OUT: ‘DUE FIGLI DI PUTTANA CHE PER SBAGLI SI SONO INNAMORATI’


     
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    Gian Pietro Fiore per ‘Giallo’ - http://www.cairoeditore.it/Giallo/

     

    manuel e riccardo manuel e riccardo

    I coniugi Nunzia e Salvatore Vincelli osteggiavano la relazione omosessuale tra Riccardo e Manuel, potrebbero essere stati uccisi per questo motivo”. Questa è la clamorosa indiscrezione che Giallo pubblica in esclusiva e che può rappresentare il vero movente dell’omicidio di Nunzia Di Gianni, 45 anni, e del marito Salvatore Vincelli, 59, uccisi con brutale ferocia il 10 gennaio scorso nella loro casa in affitto a Pontelangorino, frazione di Codigoro, nel basso Ferrarese.

     

    Ad assassinare a colpi d’ascia i due coniugi è stato Manuel, 17 anni, su esplicita richiesta del suo amico Riccardo, 16 anni, figlio delle due vittime. I due ragazzi, dopo aver tentato invano di far passare il duplice omicidio come una rapina finita in tragedia, il giorno successivo hanno confessato tutto. Un delitto orribile, che in un primo momento sembrava non avere un reale movente, se non il desiderio di libertà e ribellione da parte di un figlio che mal sopportava i rimproveri dei genitori. Ma con il passare del tempo si è fatta strada un’ipotesi sconvolgente, finora mantenuta nel più totale riserbo dagli inquirenti.

    nunzia e salvatore vincelli nunzia e salvatore vincelli

     

    HANNO FATTO LE PRIME AMMISSIONI

    I carabinieri del comando provinciale di Ferrara, che hanno arrestato i due minorenni per duplice omicidio premeditato, stanno ancora svolgendo tutte le verifiche del caso. Nelle ultime ore, però, sono arrivate le prime parziali ammissioni da parte dei due giovanissimi assassini.

     

    Ebbene, come abbiamo anticipato all’inizio di questo articolo, tra Riccardo e Manuel ci sarebbe stata qualcosa di più di una grande amicizia. Mamma Nunzia e papà Salvatore sarebbero stati a conoscenza del rapporto intimo tra i due ragazzi e molto probabilmente avevano già provato a parlare con il figlio della sua particolare relazione con l’amico. Riccardo, però, è sempre stato un adolescente dall’indole ribelle, poco incline al dialogo con gli adulti, e proprio per questo potrebbe non aver gradito il tentativo dei genitori di avere un confronto con lui.

     

    Questo tentativo di intromissione nella sua vita privata, pur con la delicatezza che aveva sempre contraddistinto le due vittime, e questa continua ricerca di confidenza da parte di mamma e papà, potrebbe averlo infastidito. Riccardo, cioè, avrebbe percepito i discorsi e le raccomandazioni dei genitori come un intralcio alla sua relazione con l’amico. Per questo avrebbe meditato a lungo un piano per risolvere il problema alla radice. Un piano diabolico, messo in atto con una violenza inaudita grazie alla complicità dell’amico.

    la dinamica dell omicidio di nunzia e salvatore vincelli la dinamica dell omicidio di nunzia e salvatore vincelli

     

    TRE GIORNI INSIEME PER PIANIFICARE TUTTO

    I continui dissidi con la madre e con il padre, alcuni dei quali dovuti proprio a quella che veniva vista come una vita fuori dalle regole, avevano già spinto Riccardo a isolarsi. Per non sentire le loro prediche, infatti, il ragazzo si era trasferito a vivere nel garage di casa, che aveva adibito a dependance. I genitori, proprietari del ristorante “La Greppia” di San Giuseppe di Comacchio, non sopportavano più il suo comportamento.

     

    Nel frattempo l’amico Manuel, cercando di vincere la paura e l’imbarazzo, aveva provato a lanciare qualche messaggio nel tentativo di ufficializzare la sua storia d’amore con Riccardo. Il 16 dicembre scorso, infatti, neanche un mese prima dell’omicidio, Manuel aveva scritto questa frase sulla sua pagina Facebook: «Due figli di puttana che per sbaglio si sono innamorati».

     

     Si tratta di una frase ispirata al testo di una canzone di Sac1, un cantante di musica rap molto famoso tra gli adolescenti, intitolata “Chiudi gli occhi”. Rispetto al testo originale, Manuel aveva sostituito l’ultima parola della frase, scrivendo “innamorati” al posto di “amati”. Un modo, probabilmente, per esternare il suo amore segreto per Riccardo, o quantomeno per lasciarlo intuire ai loro amici di Facebook.

    manuel dichiara su facebook il suo amore manuel dichiara su facebook il suo amore

     

    Nei tre giorni che hanno preceduto il delitto, Riccardo si era trasferito a casa di Manuel. Secondo gli inquirenti, i due avrebbero studiato gli ultimi dettagli del loro piano omicida proprio durante quelle tre notti passate insieme.

     

    Riccardo avrebbe raccontato ancora una volta a Manuel del disappunto espresso dai suoi genitori rispetto alla loro relazione. Quindi gli avrebbe chiesto di aiutarlo a eliminarli per sempre, per sbarazzarsi del problema. «Devi uccidermi mamma e papà, tu hai le palle per farlo», gli aveva detto. E pochi giorni dopo Manuel ha eseguito gli ordini dell’amico.

     

    riccardo e salvatore vincelli riccardo e salvatore vincelli

    «Sì, per Riccardo avrei fatto qualsiasi cosa», ha poi confessato il diciassettenne ai carabinieri. È il segno di un rapporto d’amicizia profondo, che sfiora la devozione. Un’ammissione che oggi, alla luce delle indiscrezioni che abbiamo raccolto, sembra dettata da un amore che l’ha reso cieco.

     

    Monica e Rudi Sartori, la mamma e il papà di Manuel, ancora non riescono a credere cosa sia stato capace di fare il figlio. In base ad alcune dichiarazioni rilasciate dalla madre, sembrerebbe che i genitori di Manuel non sospettassero nulla del rapporto tra il loro ragazzo e Riccardo. Ha detto infatti la donna: «Manuel è un ragazzo vivace, normale, un po’ chiuso, aveva la fidanzata e da qualche tempo si erano ripresi».

     

    “MANUEL È UN FIGLIO TACITURNO”

    In base ad altre affermazioni, però, mamma Monica sembra alludere a un rapporto diverso tra Manuel e Riccardo, molto più stretto di quanto potesse apparire: «Erano amici speciali, si conoscevano fin da bambini, stavano sempre insieme. Riccardo era spesso a casa nostra». Il papà Rudi ha confermato: «La loro era un’amicizia stretta, andavano d’accordo, giravano sempre insieme. Manuel andava a dormire da Riccardo, prendevano la corriera per andare nella stessa scuola». E poi c’è una frase che entrambi i genitori hanno pronunciato a più riprese: «Il nostro Manuel è stato ricattato, dietro il delitto c’è altro».

    i genitori di manuel i genitori di manuel

     

    A che cosa si riferiscono? Può essere che Monica e Rudi Sartori sappiano qualcosa di più, ma che non se la sentano di dichiararlo esplicitamente? E quell’accenno a una presunta fidanzata, lasciata e poi forse ripresa, può essere un tentativo di smentire le indiscrezioni? Non è un modo per convincere innanzitutto se stessi che il rapporto d’amicizia tra Manuel e Riccardo non si fosse davvero trasformato in una vera e propria relazione? Certo è che il legame tra i due ragazzi appariva a tutti quantomeno morboso.

     

    Manuel forse non aveva ancora trovato la forza di raccontare proprio tutto ai genitori. L’hanno detto loro stessi: «È un figlio taciturno, per parlarci devi strappargli le parole di bocca, per qualunque argomento». Tra amici, però, Manuel era un giovane strafottente, protagonista anche di un episodio di bullismo risalente a circa un anno fa.

     

    VILLETTA OMICIDIO FERRARA VILLETTA OMICIDIO FERRARA

    In quella occasione la mamma di un ragazzo disabile del paese presentò una denuncia, poi ritirata, perché il diciassettenne insieme ad altri amici aveva costretto il disabile a inalare una bustina di zucchero, fingendo che fosse cocaina, filmando l’impresa con il telefonino per poi pubblicare il video su Facebook.

     

    E dire che lo stesso Manuel ha un fratellino disabile e dovrebbe dunque sapere di quanta sensibilità e delicatezza hanno bisogno i ragazzi gravemente malati.

     

    TREDICI COLPI D’ASCIA PER UCCIDERE

    Quanto alla dinamica del duplice delitto, gli esami eseguiti dal medico legale hanno stabilito l’esatto numero di colpi che Manuel, una volta imbracciata l’ascia lunga circa un metro e pesante quattro chili, ha sferrato contro i coniugi Vincelli. Ebbene, i colpi sferrati dal ragazzo non sono stati nove, come era stato ipotizzato dagli inquirenti prima dell’autopsia, bensì tredici: cinque al papà e otto alla mamma di Riccardo.

    Omicidio di Ferrara - I due assassini Omicidio di Ferrara - I due assassini

     

    I colpi sono stati sferrati non con il taglio della lama, ma con la parte più pesante dell’ascia, di quelle utilizzate abitualmente per spaccare grossi tronchi di albero. La donna, uccisa dopo il marito, ha sicuramente assistito al massacro dell’uomo, che era nel letto accanto a lei.

     

    Lo stesso Manuel, infine, ha raccontato agli inquirenti un altro particolare raccapricciante: papà Salvatore, pochi secondi prima di essere ucciso, si era svegliato. Nonostante Manuel si fosse intrufolato in casa in punta di piedi, l’uomo ha sentito dei rumori, ha aperto gli occhi e ha preso gli occhiali che aveva lasciato appoggiati sul comodino. Voleva capire da dove venissero quei rumori, ma non ha fatto in tempo: l’amico del figlio gli era già addosso e ha iniziato a colpirlo alla testa ripetutamente. Gli occhiali dell’uomo sono stati ritrovati ai piedi del letto e sporchi di sangue. Manuel gli avrebbe anche calpestato il volto, sul quale, infatti, è rimasta una delle tante impronte di scarpe lasciate quella notte dal ragazzo.

     

    Omicidio di Ferrara - La villa di Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni Omicidio di Ferrara - La villa di Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni

    In quei terribili attimi, Riccardo è rimasto in un’altra stanza per non assistere all’uccisione dei genitori. Ma c’è un altro particolare agghiacciante: mentre in camera da letto si consumava la mattanza, Riccardo, per distrarsi, ha addirittura iniziato a giocare ai videogiochi. All’amico Manuel, però, aveva dato ordini molto precisi: «Uccidili tu, poi metti un sacchetto sulle loro teste, perché non ho il coraggio di vederli morti».

     

    Dopo il delitto, i due amici avrebbero voluto gettare i corpi nel fiume Po, ma presi dal timore di essere scoperti hanno rinunciato all’occultamento dei cadaveri, lasciandoli nella villetta degli orrori. Poi, come se nulla fosse, sono tornati a casa di Manuel e hanno trascorso ancora qualche ora insieme giocando ai videogiochi.

     

    La mattina seguente Riccardo è tornato a casa e ha organizzato la messinscena. Ha telefonato a una zia e le ha detto di aver trovato i genitori morti. Fingendo che si fosse trattato di una rapina finita male, ha raccontato ai carabinieri che nei giorni precedenti aveva visto aggirarsi intorno alla villetta un’auto sospetta e che dall’abitazione era sparito un mazzo di chiavi. Bugie su bugie che hanno retto poco. Incalzati dagli inquirenti, i due hanno confessato il duplice omicidio, facendo ritrovare prima l’arma del delitto e poi i vestiti cambiati subito dopo il massacro.

     

    NUOVE INDAGINI SULLA VITA DEI DUE GIOVANI

    A risolvere il giallo sono stati il colonnello Andrea Desideri, comandante provinciale dei carabinieri di Ferrara, e i suoi uomini. Dice il colonnello a Giallo: «Le indagini proseguono. I nostri sforzi sono concentrati adesso nella ricostruzione degli spostamenti dei due indagati prima e dopo l’omicidio. Sarà portata avanti un’attività tecnica che riguarda un sopralluogo nella villetta e nel garage dove viveva il figlio della coppia uccisa.

    Salvatore Vincelli - Nunzia Di Gianni - Omicidio Ferrara Salvatore Vincelli - Nunzia Di Gianni - Omicidio Ferrara

     

    Non solo, per mezzo di un drone (uno speciale apparecchio in grado di volare e scattare fotografie dall’alto) saranno catturate immagini per accertamenti di natura cartografica. Indagheremo anche per ricostruire ogni dettaglio della vita dei due ragazzi, al fine di approfondire i motivi reali che li hanno spinti a commettere un omicidio così efferato. Al momento possiamo escludere che ci siano altre persone coinvolte».

     

    Riccardo è già stato trasferito dal carcere minorile di Bologna a quello di Torino, dove abitano i nonni, una zia e il fratellastro Alessandro. Gli educatori della struttura entrati a contatto con il ragazzo, hanno notato in lui un comportamento ambivalente. Hanno detto: «Durante il giorno sembra tranquillo, mangia, appare sereno. La sera però ha come un tracollo: inizia a piangere senza freni, non riesce a darsi pace per quello che è successo. Ed è molto preoccupato per il suo futuro».

     

    Manuel, invece, è ancora rinchiuso nel carcere minorile di Bologna. È in attesa della pronuncia del Riesame a cui si è rivolto il suo avvocato, Lorenzo Alberti Mangaroni Brancuti, per chiedere il trasferimento dal carcere a una comunità.

     

     

     

    2. ANCHE ERIKA E OMAR UCCISERO PER DIFENDERE IL LORO AMORE

     

    Un amore avversato dai genitori è alla base anche dell’atroce delitto commesso da Erika De Nardo e Omar Favaro, che il 22 febbraio 2001, a Novi Ligure, uccisero la mamma e il fratellino di lei, Susanna Cassini, 41 anni, e Gianluca De Nardo, di 11. La mamma di Erika non vedeva, infatti, di buon occhio la relazione della figlia sedicenne con quel giovane di un anno più grande. Non le piaceva quel loro rapporto chiuso, da cui era escluso il mondo intero e che faceva passare in secondo piano tutto, anche lo studio.

     

    Non poteva immaginare che proprio la sua opposizione le sarebbe costata la vita. Tra le ragioni, infatti, che spinsero Erika De Nardo a odiare a tal punto la propria la madre da ucciderla c’era anche il fatto che lei non accettava il suo amore per Omar. Così quel 22 febbraio 2001, Erika si trasformò in un’assassina, supportata proprio da Omar, che divenne il suo complice fidato. I due sferrarono a Susanna Cassini ben 40 coltellate.

     

    Omicidio di Nunzia Di Gianni e Salvatore Vincelli Omicidio di Nunzia Di Gianni e Salvatore Vincelli

    La loro furia omicida non si fermò neppure di fronte al fratellino di lei, Gianluca De Nardo, di appena 11 anni. Prima cercarono di avvelenarlo, poi provarono ad affogarlo nella vasca da bagno, infine, poiché non si decideva a morire, lo colpirono a coltellate. In preda a una furia bestiale, lo ferirono ben 57 volte. Erika e Omar avevano in programma di uccidere anche il papà di lei, Francesco De Nardo ma, spossati dal massacro, non ce la fecero. Quindi, Erika si inventò un piano di riserva: dare l’allarme alle forze dell’ordine sostenendo di essere tornata a casa e di aver trovato la mamma e il fratellino assassinati, uccisi probabilmente in una rapina finita in tragedia.

     

    I carabinieri non credettero mai un solo secondo a questa versione. Portarono i due fidanzatini in caserma e li lasciarono soli nella sala interrogatori, ben sorvegliati da telecamere e microfoni e i due si tradirono subito ammettendo il delitto. Furono arrestati e l’Italia si indignò: mai era stato commesso un crimine tanto atroce da due adolescenti. Oggi entrambi hanno scontato la loro pena: rispettivamente a 16 e 14 anni di carcere. Erika vive ancora con il suo papà. Omar Favaro, invece, si è stabilito in Toscana dove lavora come barista e studia.

     

    Erika e Omar Erika e Omar

     

    3. DUE AMANTI DONNE UCCISERO NEL ‘54

     

    Ci sono già state, nella storia del crimine, due giovani donne che per difendere la loro amicizia morbosa si sono trasformate in perfide assassine, uccidendo la madre di una di loro. Si tratta di Pauline Parker, 16 anni, e Juliet Hulme, di 15. Il 22 giugno 1954, in Nuova Zelanda, dove entrambe vivevano, uccisero Honora Parker, madre di Pauline. Era un giorno di festa e le due finsero di voler andare a fare un giro al parco di Christchurch, la loro città, con Honora, che in realtà ostacolava la loro amizia, temendo che si fosse trasformata in un amore omosessuale.

     

    Nel folto del bosco, le due ragazzine mostrarono le loro vere intenzioni: la aggredirono con un mattone, che una delle due aveva nascosto nella borsetta e ricoperto con una calza. Il medico legale stabilì che la povera donna era stata colpita ben 45 volte, anche da morta. Juliet e Pauline furono subito scoperte e arrestate. Al processo i loro avvocati giocarono la carta dell’incapacità di intendere e volere. In realtà, il giudice decise di essere clemente e le condannò soltanto a 5 anni e mezzo di prigione da scontare separate. Aggiunse la condizione che non avrebbero dovuto vedersi né frequentarsi mai più. Entrambe uscirono di cella nel 1959.

     

    Pauline cambiò nome e divenne Hilary Nathan e dopo alcuni anni abbandonò la Nuova Zelanda per l’Inghilterra. Si trasferì in Scozia, dove è diventata un’allevatrice di cavalli. Juliet, invece, divenne Anne Perry, prendendo il cognome del padrino, e la sua vita ebbe risvolti davvero curiosi. Nel 1979 divenne un’importante scrittrice di gialli, apprezzata in tutto il mondo. Il suo primo successo fu “Il boia di Carter street”. Anche lei alla fine si è trasferita in Scozia, ma pare che le due non si siano davvero mai più incontrate.

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