Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"
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«Il consigliere Davigo nel maggio 2020 mi disse che aveva deciso di rompere i rapporti con il consigliere Ardita perché gli era stato consegnato un verbale di dichiarazioni rese alla Procura di Milano in cui il nome di Ardita era associato a una loggia; non ricordo se mi disse chi gli avesse consegnato i verbali. Parlò anche di un certo immobilismo della Procura di Milano. Non ricordo se mi fece il nome di Amara come soggetto che aveva fatto quelle dichiarazioni».
Nell'intricato affaire dei verbali segreti dell'avvocato Pietro Amara sulla presunta «loggia Ungheria» emerge un'altra testimone che ricevette l'avviso dell'ex pm di Mani pulite: si chiama Giulia Befera, ha 32 anni ed è stata assistente di Davigo al Consiglio superiore della magistratura, fino alla pensione di quest' ultimo nell'ottobre 2020.
PIERCAMILLO DAVIGO E SEBASTIANO ARDITA
Befera è stata ascoltata dai pubblici ministeri romani nell'indagine su Marcella Contrafatto, la segretaria di Davigo indagata per calunnia perché accusata di aver inviato anonimamente i verbali di Amara (gli stesi consegnati all'ex consigliere del Csm dal pm milanese Paolo Storari) al magistrato Nino Di Matteo, oltre che ad alcuni giornalisti; l'inchiesta è chiusa, e la Procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio della donna.
Davigo con le spedizioni anonime non c'entra, ma le sue collaboratrici avrebbero appreso da lui ciò che poi è finito nelle lettere anonime che accompagnavano i verbali. «Davigo - racconta Befera nell'interrogatorio trasmesso al Csm con tutti gli atti dell'indagine su Contrafatto, sotto procedimento disciplinare dell'organo di autogoverno dei giudici - mi disse che ne aveva parlato con il vicepresidente del Csm, e so che anche la Contrafatto era a conoscenza dei verbali. Mi disse che sapeva dove erano collocati, cioè nella stanza di Davigo, in uno scaffale posto in basso».
nino di matteo a piazzapulita attacca davigo
Secondo l'assistente più giovane, la svolta di questa storia avviene con la decisione del Csm di estromettere l'ex pm di Mani Pulite nel momento in cui ha lasciato la toga; prima lui stesso pensava di essere confermato, ma poi capì che ciò non sarebbe avvenuto. Già prima Contrafatto aveva scritto a Befera: «Un grande titolo ad effetto dal Fatto quotidiano potrebbe veramente cambiare le sorti del destino»; dopo invece, racconta Befera, «la Contrafatto mi rappresentò che sarebbe stato bello ed eclatante se avesse avuto clamore mediatico la vicenda relativa ai verbali, alla loggia e al fatto che Davigo sapesse e avesse informato la presidenza del Csm e il presidente della Repubblica, venendo ripagato con la mancata riconferma».
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La donna ribadisce l'estraneità di Davigo - «lui non voleva certo che tali notizie uscissero, dava sempre l'impressione di confidare nell'andamento della giustizia» - mentre svela le intenzioni della collega: «Manifestò la sua idea di scatenare un titolone sui giornali prima del plenum; in pratica mi disse che sarebbe stato "stupendo" se la notizia fosse uscita sui giornali. La mia percezione all'epoca era che Marcella stesse esagerando, perché è un soggetto sopra le righe. Io le dissi "andiamo carcerate"».
francesco greco
Le spedizioni ai giornali risalgono all'ottobre-novembre 2020 (entrambe a Il Fatto ) e al 24 febbraio 2021 ( la Repubblica ). Non uscì nulla, e a dicembre 2020, il giorno di Natale, Befera scrisse un messaggio a Contrafatto per chiederle: «La vuole far scoppiare o no sta bomba?». Ai pm la donna spiega che non si riferiva ai giornalisti (uno dei destinatari degli anonimi era il direttore de Il Fatto Marco Travaglio, di cui Contrafatto le aveva chiesto l'indirizzo e-mail) bensì «all'atteggiamento di Davigo, mi domandavo perché continuasse a non far emergere pubblicamente ciò che sapeva su Ardita».
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Il 18 febbraio 2021 il «corvo» del Csm avvertì il consigliere Di Matteo, recapitandogli un verbale con il nome di Ardita accompagnato da poche righe scritte al computer, e un'aggiunta a mano: «Ho mandato solo la parte... diciamo più interessante. Sicuramente ci sono dei nomi che lei conosce. È bene sapere chi abbiamo intorno e soprattutto scoprire la verità sulla moralità delle persone. Sarà una sorpresa sicuramente. Ben tenuto nascosto dal procuratore Greco ( altri verb. c'è anche lui ). Chissà perché».
PIERO AMARA
È l'invio che ha fatto scattare l'accusa di calunnia (ai danni di Greco) per Contrafatto, la quale però ha negato anche con Befera di essere la «postina». Con i pm l'indagata finora ha preferito tacere, e nella perquisizione a casa sua gli investigatori della Guardia di finanza non hanno trovato solo copia degli stessi verbali di Amara (ora in carcere per scontare la pena patteggiata per corruzione e altri reati) diffusi dal «corvo»; c'erano altri atti giudiziari, tra cui trascrizioni di colloqui registrati «privatamente» di coimputati di Amara, come l'imprenditore romano Fabrizio Centofanti e l'avvocato siciliano Giuseppe Calafiore, che fanno parte di un procedimento della Procura di Milano.
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