PER "IL FILOSOFO DI GUCCI" L'ETEROSESSUALITÀ È UNA COSA PERICOLOSA
Mauro Zanon per “Libero quotidiano”
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«L'eterosessualità è pericolosa». È questo il titolo di un articolo apparso ieri sul giornale online francese Mediapart, punto di riferimento della gauche. L' autore è lo spagnolo Paul B. Preciado, nato Beatriz Preciado, considerato uno dei più importanti "filosofi" europei in materia di attivismo trans e queer. Secondo tale individuo, noi occidentali non viviamo in democrazia, ma in "machocrazia", «dove la violenza viene esercitata su tutte le donne e su tutti i corpi non binari e non eteronormativi, cis o trans», e dove l' unica via per emancipare uomini e donne è la «diseterosessualizzazione delle relazioni», ossia liberarsi dall' eterosessualità. Ma dice più colui che nel 2018, per le edizioni Fandango, ha pubblicato "Terrore anale".
paul preciado quando era ancora beatriz
Dice che a causare i femminicidi sono le relazioni eterosessuali nelle società occidentali, «che le donne sono oggetto di violenza perché sono messe culturalmente in una posizione politica subalterna all'uomo etero-patriarcale». Insomma, secondo Preciado l'abolizione dell' eterosessualità sarebbe la soluzione a tutti i problemi dell' occidente. Preciado pubblica con grande frequenza su Internazionale, rivista dove è considerato un faro intellettuale. Due settimane fa, è stato anche protagonista di una serie di cortometraggi diretti dal regista americano Gus Van Sant in occasione del GucciFest. Eccoli qui i nuovi idoli della sinistra progressista.
PRECIADO CONTRO LE IDENTITÀ IMPOSTE DAL POTERE
Da https://www.internazionale.it
“Sembra che oggi la questione dell’identità sia diventata un’ossessione, ma non è un argomento nuovo. Gran parte delle categorie che usiamo nasce dalla tradizione colonialista e capitalista emersa a partire dal quindicesimo secolo”, dice nel video Paul B. Preciado, intervistato al festival di Internazionale a Ferrara. “Non possiamo affermare che in natura o nella realtà esistano la femminilità e la mascolinità o l’omosessualità e l’eterosessualità”.
paul preciado
Paul B. Preciado è un filosofo spagnolo, si occupa di teoria queer e studi di genere. I suoi articoli sono pubblicati su Internazionale. Nel 2002 è uscito in Italia il suo primo libro, Manifesto controsessuale (Fandango libri 2019), diventato un punto di riferimento per l’attivismo trans e queer in Europa. Ha scritto anche Testo tossico. Sesso, droghe e biopolitiche nell’era farmacopornografica (Fandango libri 2015) e Terrore anale (Fandango libri 2018).
3 - LA MIA INTERVISTA FALLITA AL FILOSOFO CONTROSESSUALE PAUL B PRECIADO
Francesco D’Isa per https://www.indiscreto.org
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Erano giorni che pensavo a delle domande da porre al filosofo Paul B. Preciado in occasione del Festival di Internazionale a Ferrara. Lo conoscevo di nome, ma prima di Manifesto Controsessuale (riedito recentemente da Fandango) non avevo mai letto nulla di lui. Considerato che la prima edizione è del 2002, antecedente la transizione dell’autore da donna a uomo, si può considerare senza dubbio questo testo come uno dei capisaldi della filosofia di genere. Già nella frase precedente si manifesta tutta la delicatezza del tema, perché la filosofia di Preciado rifiuta l’etichetta “uomo” e “donna” che ho usato per descrivere la sua transizione – il problema è che non saprei in che altro modo comunicare questo evento biografico, che ben esemplifica l’intrecciarsi di prassi e teoria del suo pensiero.
Prima di raccontare com’è andata la mia intervista però (vi anticipo che è andata male) è necessaria una premessa sul pensiero di Preciado, o perderò il filo ancor prima di afferrarlo. In breve, il filosofo parte col sottolineare due errori insiti nella corrente definizione di sesso e di genere. Nelle sue parole,
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“Una rigida opposizione tra sesso e genere non esiste: si tratta di due nozioni che appartengono semplicemente a due diversi regimi epistemici del corpo. Mentre la nozione moderna di sesso e differenza sessuale suppone che questi siano dati naturali ed essenzialmente immutabili, la nozione di genere, inventata negli anni Cinquanta nel processo di controllo tecnico delle differenze sessuali e morfologiche nei “bambini intersessuati”, evidenzia cambiamento e mutabilità”.
Non c’è un sesso più naturale di un altro, né un’opposizione binaria di due soli generi (maschio/femmina). Esistono persone dalla fisicità e sessualità polimorfa, come lo stesso autore, e vari gradi di cambiamento, difficilmente riducibili allo 0/1 di maschio/femmina.
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Per essere più chiari, la validità di questa opposizione è messa in dubbio dai diversi tipi di corpi e genitali che vengono rimodellati dalla chirurgia o dagli ormoni. A chi non bastassero i transessuali per vanificare questa semplificazione, pensi ai bambini intersessuali: si tratta di persone i cui cromosomi sessuali, i genitali e/o i caratteri sessuali secondari non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili – un’ambiguità che si scontra col nostro desiderio di semplificazione, tanto che questi neonati vengono sottoposti a operazioni chirurgiche e cure ormonali per omologarli a uno dei due sessi accettati.
La sessualità però è un fluire continuo, che come ogni identità soffre il paradosso del Sorite (e gli altri cosiddetti “paradossi della vaghezza”). Tre granelli di sabbia non fanno un mucchio di sabbia e se aggiungiamo un granello la cosa non cambia. Anche quattro granelli non fanno un mucchio e ciò vale per tutti i granelli successivi. Ma se un granello di sabbia non fa nessuna differenza, niente è un mucchio di sabbia.
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Allo stesso modo, quand’è che posso definirmi maschio o femmina? Se faccio boxe, odio cucinare, non posso fare figli e ho seni e vagina cosa sono? Un uomo col fallo più grande o con la barba più folta è più maschio di me? Se ho un bel seno, dei capelli lunghi, mi piace truccarmi e ho un pene sono femmina o maschio?
La semplificazione maschio/femmina può essere pericolosa, come nel caso dei bambini intersessuali, che subiscono interventi e menomazioni su cui non hanno espresso alcun accordo e che spesso arrivano a odiare cogli anni. Ridurre una moltitudine di possibilità a due, inoltre, fa sì che queste vengano considerate “normali” – e in quanto normali, normative. Sei maschio, femmina o una roba strana; ecco il pensiero che si veicola adottando questa semplificazione. Qualunque tipo di corpo, genere, sesso e sessualità (consenziente), invece, è parimenti lecito. E parimenti naturale, a seguire Preciado.
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Qua il passaggio si fa delicato. L’autore infatti, non considera solo il genere e la sessualità fenomeni non naturali, ma anche il sesso, e con ciò sostiene di aver oltrepassato la dicotomia natura/cultura. Il passaggio merita una citazione:
“Ricorrendo alla nozione foucaultiana di “tecnologia del sesso”, la controsessualità aggira il falso dibattito tra “essenzialismo” e “costruttivismo”. Le categorie uomo e donna non sono naturali, sono ideali normativi costruiti culturalmente, soggetti al cambiamento storico e culturale, ci dicono i costruzionisti. Gli essenzialisti trovano rifugio nei modelli tratti dal kitsch psicoanalitico (“il nome del padre” o l’“ordine simbolico”) e nei modelli biologici secondo i quali le differenze di sesso e di genere dipendono da strutture genetiche, cromosomiche o neuronali – invarianti che perdurano al di là delle differenze culturali e storiche. […] Capire il sesso e il genere in quanto tecnologie dell’anima e del corpo ci permette di evitare questa opposizione, sostenendo che non è possibile isolare i corpi (come materiali passivi o resistenti) dalle forze sociali che costruiscono le differenze sessuali e di genere. Le pratiche tecnoscientifiche contemporanee ignorano la differenza tra organico e meccanico: la tecnoscienza interviene direttamente a modificare e fissare certe strutture sull’organismo vivente. […] Non è possibile stabilire dove i “corpi naturali” finiscono e le “tecnologie artificiali” iniziano. Impianti cibernetici, ormoni, trapianti di organi, la gestione farmacologica del sistema immunitario di persone che vivono con l’HIV, l’internet, sono solo alcuni esempi di reperti biopolitici”.
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Sembrerebbe che per il filosofo non esista una natura da separare alla cultura, perché anche il sesso è una questione culturale – ma qua mi fermo per tornare alla storia dell’intervista.
Il libro di Preciado mi è piaciuto molto. Considerando l’anno di pubblicazione e l’età dell’autore si può senza dubbio considerare un testo importante, che tra gli altri ha anche il merito di aver portato la riflessione spesso inapplicabile di Derrida (maestro di Preciado) e Foucault (citato continuamente) sul terreno di una specifica lotta politica. Gli argomenti del filosofo funzionano benissimo e dimostrano con forza che nessun genere, sesso e sessualità (consenziente) può essere normativo sugli altri. Se la pensate come me questa conclusione vi sembrerà ovvia, ma se lo è dobbiamo ringraziare autori come Preciado. Se invece non siete d’accordo, bé, leggete questo libro.
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Il punto dove la riflessione si sgretola è quando si allontana dall’etica per avvicinarsi alla metafisica. Per farla breve, la dicotomia natura/cultura non viene superata, perché qualunque identità è sempre invischiata in un circolo che si potrebbe definire così: condizioni di partenza (natura) <> imposizioni sociali (cultura) <> casualità ed elementi individuali (biografia). Non è facile dire quale di questi tre gruppi di fattori influisce di più, né tantomeno trovarne uno che fonda gli altri. Si finisce un po’ nel solito circolo vizioso dell’uovo e della gallina, per rispondere al quale si è costretti a procedere sempre più a ritroso, di domanda in domanda, fino a sconfinare in questioni squisitamente metafisiche, che non sono più “da dove nasce la mia sessualità?” ma “da dove nasce qualunque identità?”.
Per farla breve, la mia domanda cattivella per il filosofo era: «Che cosa muove le azioni umane se vi sottraggo qualunque condizionamento sociale?».
Senza alcun influsso culturale gli esseri umani agirebbero comunque in qualche modo, come dimostrano ad esempio i vari resoconti degli enfant sauvage, dei bambini abbandonati e cresciuti in completo isolamento dagli altri esseri umani.
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Una forma di natura resta dunque, seppur mutevole. Se giudicate la domanda interessante vorrete sapere la sua risposta, ma già a metà conferenza avevo cambiato idea e depennato la mia domanda preferita dalla lista. Il motivo di questa scelta è legato al suo intervento sul palco. Preciado ha parlato con vitalità e chiarezza, sapeva rapportarsi al pubblico ed era bravissimo nel veicolare concetti complessi in modo semplice e appassionato. Definendo il suo libro un “comic book” più che un trattato, ha risposto indirettamente alla prima domanda che mi ero appuntato, in cui mi chiedevo quanto fosse ancora attuale lo stile talvolta pedantemente provocatorio del testo.
paul preciado manifesto controsessuale
Per esemplificare l’abilità dialettica di Preciado basti dire che, a giudicare dalle reazioni del pubblico, era più efficace il suo spagnolo che la traduzione simultanea. Io stesso, che non parlo spagnolo, lo seguivo con tale facilità che avevo l’impressione che l’incontro fosse in italiano. Certo, si tratta di una lingua neolatina simile alla nostra, ma le difficoltà della traduttrice, che è stata ripresa e corretta più volte dallo stesso autore, suggeriscono altro.
Si potrebbe liquidare il problema sostenendo che la traduttrice fosse un’incompetente, ma non è così; la donna conosceva benissimo la lingua, solo non aveva alcuna cognizione delle tematiche di genere e dei temi di cui parlava Preciado, a giudicare da come ha tradotto BDSM (qualcosa come Bd*tossetta*sms). Non è una colpa, ma nel mio caso ha rotto la bolla dell’isolamento intellettuale: conoscenze e punti di vista che do ormai per scontati sono per molte persone un completo mistero. È così che mi è passata la voglia di fare la domanda che più mi interessava, dato che gli altri argomenti di Preciado mi sembrano chiari e condivisibili fino all’ovvietà.
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Come ho scritto, non credo che il filosofo abbia superato la dicotomia natura/cultura, tutt’altro, penso che abbia estremizzato l’influsso di quest’ultima – ma lo ha fatto in un ambito, quello della sessualità e del genere, che ha una forte predominanza culturale, dunque il suo discorso funziona benissimo. Intendevo questo quando ho scritto che sono d’accordo con la sua etica e non con la sua metafisica: se si parla di sessualità tutto torna, ma se ci si sposta su altri temi e pulsioni, come ad esempio “il desiderio” o “la paura del dolore”, la predominanza della cultura diminuisce e la dicotomia torna con tutti i suoi problemi, perché sembrano caratteristiche trasversali alle epoche e le società.
paul preciado terrore anale
Però mi sono detto: qua c’è una persona che da più di vent’anni porta avanti col corpo e la teoria delle battaglie che condivido. Molte persone come me sarebbero senz’altro d’accordo con lui – mi permetto di parlare per la traduttrice – ma per un motivo o per l’altro ignorano questi temi. In veste di maschio eterosessuale bianco che si è trovato bene nella sessualità impostami posso considerarmi fortunato, dunque con che faccia potevo mettermi a discutere di natura/cultura? In fondo non è necessario – e a giudicare da quanto mi suona ridicola la frase che segue forse non è nemmeno possibile – avere del tutto ragione.
Lo ripeto: il genere e in larga parte anche il sesso sono figli della società in cui capitano e nessuno di essi è giusto o sbagliato. Qualunque sesso consenziente va bene. Non ci sono due sessi o due generi, ma una molteplicità di sfumature che cambiano in base alle persone e ai momenti della loro vita. Semplificare tutto ciò imprigiona la nostra mente nell’illusione di aver del tutto ragione e di questa chimera sarà sempre qualcun altro a fare le spese.
articolo di paul preciado
Per fortuna non ho dovuto dire a Preciado i motivi per cui non avevo più domande da porgli, perché la ressa di un meritato firmacopie me lo ha impedito. In compenso lo ringrazio perché mi ha insegnato un banale presupposto della tolleranza, ovvero che non si deve essere del tutto d’accordo con qualcun* per dargli ragione.
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