Estratto dell'articolo di Marco Menduni per “la Stampa”
claudio scajola
Dice Claudio Scajola: «L'Italia deve costruire una classe dirigente all'altezza, bisogna uscire dalla iattura del giovanilismo e rimettere al primo punto la competenza». Lo dice gettando un occhio sul calendario, che scandisce i 75 anni e li festeggia con la quarta elezione a sindaco di Imperia. La seconda consecutiva con il 63 per cento al primo turno. Ha battuto il poliziotto che lo aveva inquisito, candidato dal Pd.
Sei vicende locali, altrettante assoluzioni. Incastonate tra le grandi vicende nazionali. La casa con vista sul Colosseo, vicenda prescritta dopo un'assoluzione in primo grado. Intanto si era dimesso da ministro. Quella sulla mancata scorta a Marco Biagi (archiviata) e le polemiche per quel «rompicoglioni» che lo costrinsero a dimettersi da ministro dell'Interno. Il processo ancora in corso per aver tentato di favorire la latitanza del deputato di Forza Italia Matacena. Ma dopo la condanna in primo grado, anche questa vicenda è già prescritta anche se i suoi avvocati chiederanno l'assoluzione in appello.
Scajola, lei non ha voluto simboli di partito accanto al suo nome e il centrodestra si è adeguato. Ma è stato anche protagonista dell'epoca dei partiti tradizionali. Che cosa è accaduto nel frattempo, tanto da ripudiarne i simboli?
CLAUDIO SCAJOLA
«Hanno perso il collegamento con il corpo elettorale e la classe dirigente è più debole. Alle politiche la gente firma delle sigle, mette delle croci su stemmi. Invece il sistema con cui si eleggono gli amministratori dei comuni è molto bello, fa scegliere le persone. Guardiamo a Brescia».
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Ora la discussione politica è concentrata sull'assetto dello Stato; tra le idee c'è quella del "sindaco d'Italia".
«Premessa. Sono contrario al presidenzialismo. L'Italia non è in grado di reggerlo. C'è bisogno di una carica in cui tutti si sentano uniti. Poi bisogna rafforzare i governi. Cancellierato alla tedesca, elezione diretta del premier, sindaco d'Italia: si può discutere. Certo con un riequilibrio dei poteri. Ma la cosa più importante è uscire subito dal votificio».
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Le viene riconosciuto di aver contribuito al periodo d'oro di Forza Italia.
«In questa elezione ho usato lo stesso schema. Un focus alla mattina e uno alla sera sulle cose da fare. Il modello che utilizzavo quando costruivo FI sul territorio accanto a Berlusconi. Andavamo nei posti, facevamo i congressi e si sceglievano i dirigenti. Non sono cambiato io. Sono cambiati i partiti».
claudio scajola
Le è stato chiesto di dare una mano alla riorganizzazione di Forza Italia.
«Il mio rapporto con certe persone è sempre saldissimo. Stamattina ho sentito Letta e Confalonieri. Abbiamo deciso di rimanere vicini».
La politica di che cosa ha bisogno?
«Credo che serva un nuovo contenitore, un rassemblement che metta insieme le istanze del centrodestra fino alle più moderate». Giorgia Meloni potrebbe garantire questo passaggio? «La stimo: è determinata, capace nelle decisioni, parla chiaro. Credo che lei stessa si renda conto che serve un ulteriore salto. Chissà che Berlusconi, possa darle le chance giuste».
Nel 2018 disse che il "modello Toti" era una patacca.
«Oggi ho un rapporto molto buono con lui. Ma sono io che sono rimasto sulle mie posizioni. Credo che la sua partita a livello nazionale sia un tentativo finito, ora fa il buon governatore».
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