Estratto dell’articolo di Renato Franco per www.corriere.it
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«Sentivo che ci fosse qualcosa di sbagliato in me, pensavo di non essere abbastanza brava, di non essere abbastanza carina, ero triste. Nessuno mi cercava più e io pensavo dipendesse dalla mia capacità di attrarre, dal mio talento.
Poi, anni dopo, un tweet di Peter Jackson mi ha fatto capire come Harvey Weinstein avesse ucciso la mia carriera». Per 20 anni Mira Sorvino è come se non fosse esistita. Attrice di talento (aveva vinto l’Oscar per La dea dell’amore di Woody Allen), attrice di coraggio per aver saputo dire no agli assalti sessuali del produttore più potente di Hollywood.
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L’attrice è il nome di punta (con il regista Costa-Gavras) al Montecarlo Film Festival de la Comédie, ideato e diretto da Ezio Greggio, dove ha ricevuto il premio alla carriera. Una carriera che avrebbe potuto essere ben diversa: «Per 20 anni non ho potuto lavorare con gli studios — ricorda l’attrice, che alla fine non riesce a trattenere le lacrime —. Dal 1998 al 2018 ho potuto recitare solo in film indipendenti».
Era già stata molestata due volte, in albergo a Toronto e a casa sua a New York, ma l’attrice, terrorizzata, riuscì a sfuggire alle sue viscide attenzioni. «La terza volta che ho rifiutato Weinstein avevo rotto da poco con Tarantino, lui per questo si fece sotto di nuovo. Io avevo lavorato con Antoine Fuqua, con Gulliermo Del Toro, con Spike Lee... e poi da lì Weinstein ha ucciso la mia carriera».
Anni di buio e silenzio. Fino a quando Peter Jackson esce allo scoperto per denunciare che il produttore aveva messo Mira Sorvino nella lista nera, con la scusa che fosse un’attrice capricciosa, difficile da gestire. Per questo non fu presa nel Signore degli anelli: «L’impatto di quella saga sulla mia carriera sarebbe stato enorme. […]
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