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    1. PER MOLTI LA TESTIMONIANZA DI RE GIORGIO AL PROCESSO SULLA TRATTATIVA NON SI DOVEVA TENERE. ERA INUTILE AI FINI DELLA VERITÀ E RAPPRESENTAVA UNO SFREGIO AL DECORO DELLE ISTITUZIONI. ECCO LA RISPOSTA DEL PM VITTORIO TERESI: “IL CAPO DELLO STATO CI HA OFFERTO UN ELEMENTO DI CONOSCENZA IMPORTANTE, SPIEGANDO CHE CON LE BOMBE DEL 1993 LA MAFIA POSE UN AUT AUT ALLE ISTITUZIONI CHE FU RECEPITO IMMEDIATAMENTE: O ALLEGGERITE LA STRETTA SU COSA NOSTRA O ANDIAMO AVANTI CON LA DESTABILIZZAZIONE” 2. IERI NON È STATO UN GIORNO BUIO PER LA NOSTRA DEMOCRAZIA. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA HA DATO L’ESEMPIO TESTIMONIANDO COME UN BRAVO CITTADINO. E’ STATO, SEMMAI, UN GIORNO AL BUIO PERCHÉ IL TRIBUNALE DI PALERMO HA DECISO CHE L’UDIENZA DI IERI AL QUIRINALE DOVESSE TENERSI A PORTE CHIUSE E SENZA NESSUNA FORMA DI PUBBLICITÀ 3. PER VOLERLO DIFENDERE DA CHISSÀ COSA, HANNO TRATTATO NAPOLITANO COME FOSSE UN PENTITO DI MAFIA CHE DEVE PARLARE NELL’OMBRA. NON C’È CHE DIRE, UN CAPOLAVORO.


     
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    Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia

     

    1. IL TESTIMONE C’È MA NON SI VEDE

    giorgio napolitano giorgio napolitano

    Per molti la testimonianza del presidente della Repubblica al processo sulla Trattativa non si doveva tenere. Era inutile ai fini dell’accertamento della verità e rappresentava uno sfregio al decoro delle istituzioni.

     

    Sul primo punto ecco la risposta del pm Vittorio Teresi, intervistato dal Corriere: “Il capo dello Stato ci ha offerto un elemento di conoscenza importante, spiegando che con le bombe del 1993 la mafia pose un aut aut alle istituzioni che secondo lui fu recepito immediatamente: o alleggerite la stretta su Cosa nostra o noi andiamo avanti con la destabilizzazione”. Sul secondo, la risposta è arrivata dallo stesso Re Giorgio: ci ha tenuto a far sapere che ha risposto a tutte le domande per tre ore e sollecita una rapida trascrizione affinché tutto sia reso pubblico.

    VITTORIO TERESI VITTORIO TERESI

     

    Ieri non è stato un giorno buio per la nostra democrazia. Il presidente della Repubblica ha dato l’esempio testimoniando come un bravo cittadino e raccontando tutto quello che sa sulla stagione delle stragi mafiose. E’ stato, semmai, un giorno al buio perché il Tribunale di Palermo ha deciso che l’udienza di ieri al Quirinale dovesse tenersi a porte chiuse e senza nessuna forma di pubblicità.

     

    Sarebbe stato molto meglio consentire una diretta televisiva (come Bill Clinton sul caso Lewinski), per evitare speculazioni e manipolazioni. Invece, per volerlo difendere da chissà cosa, hanno trattato Napolitano come fosse un pentito di mafia che deve parlare nell’ombra. Non c’è che dire, un piccolo capolavoro.  

     

     

    2. IL BUON ESEMPIO DI RE GIORGIO

    Paolo Guzzanti Paolo Guzzanti

    La deposizione “segreta” di Bella Napoli al processo sulla Trattativa conquista l’apertura di tutti i maggiori quotidiani. Corriere: “Napolitano, tre ore di risposte. Il presidente nega di aver mai saputo di ‘indicibili accordi’. Il procuratore: piena collaborazione. Il Colle: subito la trascrizione. La deposizione: ‘Le bombe erano un ultimatum. Telefoni muti e tememmo il golpe”. Il bilancio del pm: ci ha confermato l’idea del ricatto” (pp. 2-3). Repubblica: “Napolitano: sì, nel ’93 la mafia ricattò lo Stato ma non ho mai saputo di accordi con i clan” (p. 2). Cetriolo Quotidiano: “Napolitano finalmente parla e conferma il ricatto mafioso” (p. 1).

     

    Anche il Messaggero sottolinea che Napolitano ha hegato la conoscenza di “patti” con Cosa nostra, ma scrive che “ora il processo di Palermo è a rischio annullamento. I difensori hanno già ipotizzato l’eccezione di nullità a causa dell’assenza degli imputati” (p. 2). Sul Giornale, Paolo Guzzanti in controtendenza racconta “La marcia delle toghe sul Colle e la triste fine di Napolitano. L’umiliazione di un interrogatorio a domicilio è l’ultimo atto dell’uccisione della figura pubblica di un uomo. Il motivo da anni è garante di equilibri che non piacciono ai pm” (p. 3).  

     

    padoan padoan

     

    3. LA BAVA SEPARATA DALLE OPINIONI

    Impossibile farsi sfuggire un’occasione del genere per non lucidare un po’ gli ottoni di Palazzo. Corriere: “Il presidente soddisfatto. L’idea di ‘aver celebrato lo Stato di diritto’. Mai teso, non ha rifiutato nessuno dei quesiti” (p. 5). Incipit del pezzo di Marzio Breda da incorniciare: “A chi gli è stato vicino durante e dopo l’udienza, non è parso né stanco fisicamente né provato psicologicamente. Anzi, raccontano tutti che, alla fine delle tre ore e mezza di botta e risposta, ‘il dominante’ era lui, Giorgio Napolitano. Senza ostentare un’aria euforica ma, appunto, anche senza l’espressione tesa e stremata che ci si sarebbe attesi. Insomma: è andata bene, anzi, benissimo…”.

    GIUSEPPE MUSSARI E SUSANNA CAMUSSO GIUSEPPE MUSSARI E SUSANNA CAMUSSO

     

    Non male la scelta della Stampa che in un sottotitolo fa notare: “Giornalisti tenuti fuori per non spettacolarizzare l’evento” (p. 2). Ma sì, meglio le veline. E poi, avanti con i peana all’eroico Giorgio: “Una risposta a ogni domanda. Anche a quelle inammissibili. Il capo dello Stato riporta con precisione date, fatti, luoghi e dettagli” (p. 3).

     

     

    4. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA

    Dopo le correzioni sul deficit, arriva il semaforo verde di Bruxelles: “Via libera della Ue all’Italia. ‘Nessuna grave deviazione nella legge di Stabilità 2015’. Padoan: ‘Ma rischiamo ancora la procedura per il debito’. Il governo cambia il Def, deficit ridotto al 2,6%. Bruxelles: ‘Prendiamo atto dei miglioramenti’. Valutazioni entro novembre” (Repubblica, p. 6).  Sul fronte dei tagli, il Messaggero scrive: “Le risorse per il sociale ridotte di 400 milioni di euro. Minori finanziamenti non solo alla Sla, ma anche per politiche sociali e disabili. Le associazioni pronte alla protesta. Zanetti: ‘Meno soldi ma strutturali’” (p. 7).

    sergio marchionne sergio marchionne

     

    Il Giornale aspetta il governo al varco: “La Stabilità torna in aula. Renzi a rischio trappolone. La Ue dà il via libera dopo le correzioni, l’aggiornamento del Def torna alle Camere. Le opposizioni esultano, il governo fa gli scongiuri: dopo lo spavento dell’altra volta…” (p. 8). L’altra volta il Def passò grazie al voto di un ex grillino.

     

     

    5. SINDACATO DI LOTTA E DI LOTTA

    In vista dell’approvazione del Jobs Act, la Cgil scalda i motori dello sciopero. Corriere: “In marcia (da sola) verso lo sciopero. La partita rischiosa della Cgil. Da Cisl e Uil strategie diverse. Mobilitazione possibile a dicembre. Mentre Furlan cerca il dialogo con il governo” (p. 8).

    novella 2000 luca di montezemolo novella 2000 luca di montezemolo

     

    Susanna Camusso si fa intervistare da Repubblica e accusa: “Renzi è a Palazzo Chigi per volere dei poteri forti, lo ha ammesso Marchionne’. E tira fuori una vecchia agenzia di stampa (non smentita) in cui il capo della Fca diceva: “L’abbiamo messo là per quella ragione lì, per togliere i rottami dai binari” (p. 9). Il segretario della Cgil conferma poi che ci sarà uno sciopero generale. Il Cetriolo Quotidiano scrive che “la Camusso vuole aspettare dicembre, spera che la crisi affondi il premier” (p. 6). Massimo D’Alema, intervistato dal Sole 24 Ore, dice che Renzi “vuole la rottura con il sindacato” (p. 11).

     

     

    6. MA FACCE RIDE!/1

    “Farnesina, spunta anche Montezemolo” (Corriere, p. 9). Nel pezzo si legge: “Di sicuro l’ex capo della Ferrari avrebbe la notorietà e l’esperienza internazionale richiesta per l’incarico”. Di sicuro ha la tessera Freccia alata e Mille Miglia.  

    LUCA ZAIA SPEZZA IL PANE LUCA ZAIA SPEZZA IL PANE

     

    7. MA FACCE RIDE!/2

    “Ebola, il Veneto non è un lazzaretto. Americani, andate a curarvi a casa vostra”. Luca Zaia, presidente del Veneto a Repubblica (p. 15).

     

     

    8. IL PASTICCIACCIO DELLA CONSULTA

    Con una lettera più che dignitosa Luciano Violante si tira finalmente indietro dalla corsa per un posto da giudice costituzionale. “Violante rinuncia alla corsa per la Consulta. L’esponente Pd scrive al Parlamento. Grillo: Renzi ha chiamato uno dei nostri, tratti alla luce del sole” (Corriere, p. 11). Le nobili parole di Violante arrivano dopo 20 (venti) bocciature. Forse anticiparle di qualche settimana sarebbe stato un bel gesto e un modo per offendere di meno le istituzioni.

     

    luciano violante luciano violante

     

    9. TOGHE ROTTE

    Punto a favore per Alfredo Robledo nella saga della Procura di Milano. “Bruti sbagliò a cacciare Robledo’. Duro il Consiglio giudiziario di Milano: ‘Un esautoramento la revoca decisa dal procuratore’. Appello al Csm: ‘Intervenga immediatamente, situazione insostenibile, disagio tra i cittadini’. Dopo la cacciata dal pool anti-corruzione ecco un nuovo round nello scontro tra pm” (Repubblica, p. 13).   

     

    ALFREDO ROBLEDO jpeg ALFREDO ROBLEDO jpeg

     

    10. STRESS TEST, CHE STRESS

    Il Corriere insiste sull’attendibilità dubbia degli stress test della Bce: “Derivati, titoli di Stato e crediti a rischio. Tutte le trappole degli ‘stress test’. Parametri e paradossi dell’esame alle banche. E quella volta che Dexia venne promossa. Tedeschi a rischio: applicando i criteri più stringenti (Basilea 3), sarebbero 5 le banche tedesche bocciate. E’ stato dato più peso alle attività creditizie che a quelle di mercato come i derivati” (p. 7). Non la pensa così Lorenzo Bini Smaghi, ex consigliere della Bce, che a Repubblica dice: “Senza le fusioni le banche italiane restano fragili. La Bce ha fatto un lavoro grandioso applicando criteri scientificamente corretti” (p. 27).

     

    Lorenzo Bini Smaghi Lorenzo Bini Smaghi

    Sul fronte delle due banche italiane bocciate, “Prestito più lungo per Montepaschi. Spunta anche l’ipotesi del Santander, i vertici in Banca d’Italia” (Corriere, p. 7). La Stampa: “Carige vende le assicurazioni per 310 milioni. L’istituto di credito punta a far entrare nel capitale un azionista privato. Testa a testa tra il finanziere Bonomi e la famiglia Malacalza” (p. 23).

     

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