rigopiano
Filippo Facci per “Libero quotidiano”
Si riparla della valanga di Rigopiano - che il 18 gennaio uccise 29 persone rimaste isolate in un hotel in provincia di Pescara - e i quotidiani ora tirano fuori alcune intercettazioni che fanno parte di un' altra inchiesta, ma che tendono a ricostruire la medesima falsa sceneggiatura che a suo tempo fu propinata agli italiani: che i clienti dell' hotel non furono salvati per inefficienza e sciatteria delle autorità, il tutto con un contorno di sottovalutazione e sfottò telefonici. Non è vero, anzi, è sicuramente falso - posto che c' è un processo da fare - e però ieri c' erano titoli come "Allarmi ignorati, battute e risate" e "Rigopiano, risate un' ora prima: c' è la spa? Facciamo il bagno".
Posto che di difendere funzionari e dipendenti dell' Anas non ce ne frega niente, in sostanza la stampa continua con un canovaccio genericamente colpevolista e dimentica che i giorni successivi alla tragedia permisero di capire com' era andata davvero. Ma qualcuno non l' ha capito ancora oggi. Ci fu confusione, certo, prima della tragedia ci furono le battute che facciamo tutti quando tutto è ancora normale: ma vanno ricordate un paio di cose, visto che le scrissero in pochi e confusamente.
rigopiano 2
Anzitutto: nel dire che la tragedia era "imprevedibile" non c' era niente di male, visto che in quella località in cui non cadevano valanghe da almeno 50 anni. Imprevedibili, soprattutto, furono quattro scosse di terremoto in quattro ore e vento a 90 all' ora e una valanga pazzesca: eppure dissero che la tragedia era "prevedibile" e che bastava guardare il meteo, dimenticando che i primi a non farlo furono il proprietario dell' hotel e gli ospiti coi loro bambini.
filippo facci l alpinista 3
PRIORITÀ AI MALATI Molti poi parlano come se la scelta di tenere l' hotel in coda ai soccorsi fosse stata una dimenticanza: quando invece fu una scelta. La prefettura diede infatti la "priorità" alla statale 81, dove c' erano residenti anziani, malati e disabili. Posto che gli spazzaneve disponibili erano quelli che erano (che poi ne servissero altri è un altro discorso: ma di fatto non c' erano) dovreste semmai chiedervi che scandalo sarebbe esploso, nel caos mediatico, se questi pochi mezzi fossero stati mandati prima dai turisti di un hotel isolato (qualcuno li avrebbe chiamati Vip) e solo dopo dai residenti anziani e malati.
Le polemiche avrebbero fatto rotolare un' altra valanga. Ci furono delle legittime proteste sulle "turbine", ossia gli spazzaneve impiegati altrove, o rotti, o senza gasolio: ma, anche se presenti in massa e allertati con la massima tempestività, non sarebbero serviti a nulla, perché la valanga di Rigopiano li avrebbe anticipati.
valanga al rigopiano
Nessuno, ancor oggi, si prende la briga di spiegarlo. Se ne dubitate, andate a prendere il quotidiano Il Centro dell' 8 marzo 2015 (due anni prima della tragedia) e apprendete che all' Hotel Rigopiano in quei giorni si era presentata una situazione simile a quella che ha preceduto la valanga del gennaio scorso: due metri di neve, emergenza, strada impraticabile e niente rifornimenti. La differenza è che l' allarme, nel 2015, fu recepito immediatamente (senza tre ore di ritardo, tutte le accuse sono riconducibili a queste tre ore) e che le turbine furono spedite subito: ma poi per arrivare all' hotel impiegarono un' intera giornata nonostante i metri di neve fossero solo due, e non tre come nel 2017, quando peraltro c' erano anche altri impedimenti legati al terremoto e al vento. Insomma: nessuna turbina al mondo - neppure se spedita immediatamente, dopo tempestivo allarme - avrebbe potuto giungere in tempo per permettere un' evacuazione prima della famosa valanga.
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ACCUSE INFONDATE Basta rileggere la cronaca di allora. E questo semmai potrebbe riaccendere la questione della "prevedibilità", ma in senso inverso: imprevedibile, nel gennaio scorso, è stato il terremoto, ma il problema della neve e della strada impraticabile non poteva essere una sorpresa per nessuno, tantomeno per la proprietà dell' hotel che, tuttavia, si è presa la responsabilità di tenere aperta una struttura a ricorrente rischio di isolamento, o, ancora, la responsabilità di non invitare gli ospiti della struttura ad andarsene sinché erano in tempo. Poi, con tre metri di neve, non sarebbe cambiato nulla neppure se la turbina spazzaneve più vicina (un Fresia F90 ST che si trovava a una ventina di chilometri dall' albergo) avesse lasciato il percorso tra Penne e Guardiagrele per dirigersi immediatamente in direzione Farindola, e quindi al resort. Non avrebbe fatto in tempo.
Viene meno, in sostanza, parte delle accuse che si attorcigliarono a suo tempo e che ancor oggi riecheggiano dalle intercettazioni: infatti, a meno di ipotizzare che le turbine potessero indirizzarsi verso Rigopiano (tralasciando gli altri comuni) ancor prima che fossero sollecitate dall' hotel, e ancor prima del terremoto, nessun mezzo avrebbe mai fatto in tempo a liberare la strada prima della valanga. Anche perché nella mattinata di mercoledì, quando il direttore dell' hotel inviava una mail alle autorità per sollecitare aiuto, e quando mancavano una decina di ore alla valanga, la neve era alta due metri che entro il pomeriggio sarebbero diventati tre.
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Ergo: anche senza ipotizzare l' imprevedibile, ossia le scosse e la valanga, l' ipotesi che il resort Rigopiano restasse ancora una volta isolato era probabilmente contemplata in primis dai proprietari e in secundis dalle autorità. Era già successo. C' è un' inchiesta, dicevamo, ma si dimentica che riguarda in primo luogo l' idoneità dell' albergo e il suo luogo di costruzione, oltre a un presunto ritardo dei soccorsi. L' Hotel di Rigopiano sorgeva in una zona a rischio, ma l' ultima valanga ipotizzata - perché non è neanche certo - risalirebbe al 1936.
Si poteva non costruirci, ma parliamo di un Paese - l' Italia - che è a rischio idrogeologico nell' 88,3% dei comuni, senza contare le zone telluriche, vulcaniche e soggette a valanghe.
Basti che la zona dell' Hotel Rigopiano non era neppure stata inserita come "a rischio" dal Piano di assetto idrogeologico.
Dovremmo non costruire in tutto il Paese, insomma.
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