1. TLC, SVOLTA SULLE TARIFFE A 28 GIORNI TELECOM PROPONE IL PASSO INDIETRO
genish
Luca Pagni per ''la Repubblica''
C' è voluto l' intervento dell' ultimo arrivato. Nel senso del manager appena nominato alla guida di Telecom Italia.
Amos Genish, da poche settimane amministratore delegato della società leader nella telefonia, si sarebbe impegnato nel suo incontro con il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda a mettere la parola fine alle bollette fatturate ogni 28 giorni, anziché una volta al mese. E a farsi portavoce in questo senso all' interno di Asstel, l' associazione industriale che raccoglie tutti gli operatori.
Quello della fatturazione a 28 giorni è un giochetto che, secondo i calcoli dell' Authority per le telecomunicazioni ha fruttato alle principali compagnie telefoniche 1,1 miliardi in più all' anno.
In pratica, un aumento mascherato di cui pochi consumatori si sono accorti, almeno fino a quando non sono scoppiate le polemiche e le minacce di sanzione da parte dell' Autorità.
Ora, però, Telecom avrebbe deciso di convincere i concorrenti a fare marcia indietro. E non solo per l' impopolarità della manovra che ha migliorato la reddittività delle aziende, ma ha svuotato il portafoglio dei consumatori: negli ultimi giorni, il centralino e la posta elettronica dell' Authority sono state raggiunte da centinaia di richieste da parte di utenti che hanno chiesto quali siano gli operatori che applicano ancora la tariffazione a 30 giorni (tra i principali solo Tiscali), per decidere se abbandonare chi invece è passato ai 28 giorni.
calenda incrocia le dita
A quanto è stato possibile ricostruire, Genish avrebbe fatto sapere ai suoi - appena nominato che andava trovata una soluzione. Per quanto gli operatori siano convinti che dal punto di vista normativo un periodo di tariffazione non può essere imposto per legge, il manager vorrebbe evitare una guerra legale, visto che poi gli operatori sarebbero costretti a fare ricorso contro i provvedimenti.
Esponendosi ancora di più a una pubblicità negativa. Perché, come ha dimostrato con le sue dichiarazioni nei giorni scorsi il ministro Calenda non intende fare passi indietro: «E' una cosa inaccettabile che va messa a posto il più presto possibile».Con mettere a posto, si intende - per esempio - un emendamento nel decreto fiscale (come annunciato dallo stesso Calenda) oppure nella legge di Bilancio. Ma c' è anche la possibilità di una specifica proposta di legge. Ne ha già presentata una Alessia Morani, parlamentare del Pd: prevede il divieto per tutti i soggetti sottoposti ad Authority di emettere fatture a quattro settimane.
A questo punto, salgono le possibilità che la legge non sia più necessaria e che di fronte alla manovra a tenaglia di governo e Authority, gli operatori decidano di fare un passo indietro.
Il che potrebbe avvenire in due modi: o tornare alla fatturazione a 30 giorni, oppure mantenere la fatturazione a 28 giorni, dando la possibilità di cambiare fornitore a chi lo desidera; ma avvisando allo stesso tempo di aver aumentato le tariffe.
carlo calenda capalbio libri
Anche in un settore completamente diverso, e non soggetto ai poteri dell' Authority, Sky ha già avvisato tutti i suoi abbonati di un cambio di fatturazione a 28 giorni. L' Autorità ha diffidato la pay tv in relazione agli obblighi di informativa e di diritto di recesso dei clienti e Sky ha detto aver già potenziato la comunicazione. Una comunicazione che adesso potrebbe essere replicata anche dagli operatori delle telecomunicazioni.
IL GOVERNO STUDIA COME FERMARE LA FATTURAZIONE A 28 GIORNI
R.e.f. per ''Il Messaggero''
Una soluzione sul nodo delle fatture a 28 giorni per telefonia e altri servizi, che valga per tutti e che venga trovata prestissimo, in modo da non dover ricorrere a una misura specifica nella legge di bilancio. È in questa direzione che, anche a seguito dell'incontro tra il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e l'amministratore delegato Amos Genish di giovedì scorso, sta lavorando Tim.
angelo cardani agcom
Il pressing dell'Agcom e del governo, insomma, sta dando i suoi frutti. Era stato proprio Calenda, nei giorni scorsi, a tuonare contro la fatturazione a quattro settimane che, di fatto, porta nelle casse degli operatori quasi una bolletta all'anno in più per un totale pari a oltre 1 miliardo di euro. «È una cosa che va messa a posto il più rapidamente possibile, perché è inaccettabile», aveva avvertito il ministro, annunciando poi un intervento come emendamento al decreto fiscale o, in caso la misura non sia puramente ordinamentale, nella legge di bilancio.
PROPOSTE IN PARLAMENTO
In Parlamento, tra l'altro, giace anche una specifica proposta di legge, a firma di Alessia Morani (Pd), che prevede il divieto, in tutti i settori soggetti ad Authority indipendenti, di emettere fatture a quattro settimane, in modo non solo da fermare chi già lo fa, ma anche per evitare che altri vengano tentati dall'idea. Con la decisione di Tim di mettere gli uffici al lavoro, però, la misura legislativa potrebbe non essere più necessaria o, quantomeno, potrebbe semplicemente avallare da un punto di vista normativo la retromarcia da parte degli operatori.
Pur essendo la compagnia telefonica più grande (tra fisso e mobile), Tim, che ha avviato una nuova fase collaborativa con il governo dopo l'attivazione del golden power, però, non decide da sola: la pratica è infatti sul tavolo dell'Asstel, l'associazione che raccoglie gli operatori di telecomunicazioni e che, per l'appunto, deve mettere d'accordo tutti, almeno le società che offrono telefonia fissa e servizi convergenti.
bollette
È su questi settori, infatti, che l'Autorità per le tlc era intervenuta a marzo scorso, imponendo la tariffazione a trenta giorni: gli operatori, però, non solo non l'hanno rispettata (costringendo così l'Agcom a minacciare sanzioni), ma hanno anche fatto un ricorso al Tar che sarà discusso a febbraio prossimo, in cui faranno valere la libertà d'impresa.
Nel dossier che riguarda le fatture a 28 giorni, tra l'altro, è stata nel frattempo inserita anche Sky, anche se la pay-tv non è stata oggetto delle sanzioni del Garante in quanto non prestatrice di un servizio universale. Il botta e risposta è durato due giorni, con l'Autorità che ha diffidato la pay tv in relazione agli obblighi di informativa e di diritto di recesso dei clienti e la società che si è difesa dicendo di aver già potenziato la comunicazione. Ma la procedura va avanti e qualche «provvedimento» potrebbe essere applicato.