volodymyr zelensky giorgia meloni
DAGOREPORT
Zelensky a Roma. La Ducetta ha ribadito: "Scommettiamo sulla vittoria dell'Ucraina”. E poi, per la gioia di Salvini, contrario a dare armi a Kiev, ha aggiunto: “Continueremo con il sostegno militare".
L’incontro con il Papa è stato, direbbe un diplomatico, “interlocutorio”. Il piano di pace proposto da Bergoglio (tregua e un cessate il fuoco), non ha convinto Zelensky che ha dato il via nei giorni scorsi alla controffensiva: “Il piano di pace deve essere ucraino”.
Il Papa ha preso atto, siamo solo agli inizi di un negoziato ma, testardo com’è, non molla. Con il segretario di Stato Parolin sta perseguendo una linea umanitaria: riportare a casa i bambini ucraini deportati in Russia. Sarebbe un gesto eclatante da parte di Putin. Alla fine, anche Zelensky, dovrà adeguarsi.
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Perché ci troviamo davanti a una ‘’guerra convenzionale’’, stile ‘900, ma ad alta tecnologia. Le armi occidentali fornite a Kiev sono tecnologicamente superiori a quelle russe: un Leopard è un carrarmato che non ha nulla a che vedere con il passato. E se Putin sorpassa il confine della “guerra convenzionale”, non rimane che l’annientamento mondiale.
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Che la misura è colma l’hanno finalmente compreso gli Stati Uniti. Biden ha messo in campo il direttore della Cia William J. Burns che ha incontrato in segreto almeno due volte negli ultimi mesi Zelensky a Kiev, ed ora è impegnato a vedere cosa si può prendere di buono nel piano di pace predisposto dalla Cina, mediatrice in bilico per conto di Putin.
Altro passo degli Usa è avvenuto contro il governo di Londra, il più agguerrito contro la Russia, quando ha sconsigliato gli inglesi di dotare di missili a lunga gittata l’Ucraina.
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