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Insultato e preso di mira dal branco perché è malato. A inviare Whatsapp di scherno e carichi di odio sono stati alcuni suoi compagni di classe e la scuola non avrebbe preso di petto la questione e avrebbe preferito minimizzare per evitare brutte figure e tutelare il buon nome dell'istituto.
A farne le spese un quindicenne che oltre a soffrire per la malattia è stato anche costretto a subire l'umiliazione per quei messaggi che lo hanno quasi indotto a non tornare più a scuola. A raccontare quanto accaduto è stato il dottor Roberto Dall'Amico primario della Pediatria di Pordenone che ha in cura il giovane da quando aveva 5 mesi.
MESSAGGI DEI BULLI CONTRO IL RAGAZZO DI PORDENONE MALATO AI RENI
RAGAZZO BULLIZZATO PERCHÉ MALATO
Francesco (il nome ovviamente è di fantasia), 15 anni, ha preso i colori dalla madre: è un bel ragazzo, biondo con gli occhi azzurri e pratica sport. A vederlo nessuno lo indicherebbe come uno sfigato, termine che invece ricorre nei messaggi che gli sono stati inviati e che il branco si passava tra loro. Francesco, però, è nato con una disfunzione; ha i reni displasici, ossia con una disfunzione che non gli consente di filtrare correttamente il sangue.
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Una malattia sino ad ora tenuta sotto controllo, ma che tra poco lo porterà al trapianto. Sarà un trapianto tra viventi, perché a donare l'organo sarà il papà di Francesco. L'operazione si sarebbe dovuta effettuare a dicembre, ma visto che per ora il rene filtra ancora anche se non perfettamente, è stato deciso di aspettare qualche mese. Il giovane che frequenta la seconda superiore, conduce una vita quasi normale, anche se ovviamente non può tenere i ritmi dei suoi compagni.
Deve fare attenzione a cosa mangia, evitare il sale e si stanca con più facilità rispetto agli altri ragazzi. Particolari che potrebbero passare inosservati, ma che invece hanno marcato la differenza e hanno scatenato gli istinti malvagi di alcuni compagni di classe. Così è partito all'attacco il branco.
MESSAGGI DEI BULLI CONTRO IL RAGAZZO DI PORDENONE MALATO AI RENI
MESSAGGI CHOC SU WHATSAPP
Tutto è iniziato nei mesi scorsi quando hanno iniziato a circolare i Whatsapp. Alcuni diretti a lui, altri invece inviati dai compagni di classe ad altri ragazzi. Eccone solo alcuni di una lunga collezione di insulti. "Sei un handicappato che non riesce neppure a pisciare", "Non ho nessuna pietà per te, Mi stai sui co...", "Chi se ne sbatte di come stai". Poi ci sono stati anche WhatsApp vocali. Quello più violento inviato a lui è stato "Disabile con il cancro, non me ne frega un c...".
Bullismo puro che non ha alcuna spiegazione se non la stupidità e la mancanza di basilari elementi di educazione. Francesco prima ha cercato di evitare tenendo botta, poi, però, questa situazione gli faceva sempre più male sino a indurlo a non voler andare più a scuola.
E così si è sfogato con i genitori che si sono subito mossi andando a parlare con gli insegnanti che - a quanto pare - non si erano accorti di nulla. La reazione dell'istituto sarebbe stata blanda. Di fatto non sarebbe stato preso alcun provvedimento nei confronti di questi inqualificabili soggetti.
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PER IL BULLI NESSUNA PUNIZIONE
A metterci la faccia è stato invece il dottor Roberto Dall'Amico, primario della Pediatria del Santa Maria degli Angeli che ha in cura Francesco da quando era piccolissimo. «È una storia incredibile - attacca il medico - perché questi bulli non hanno ricevuto nessuna punizione. Si sono permessi di colpire un loro coetaneo, malato e indifeso più degli altri, con insulti vigliacchi.
Sono solo degli stupidi e mi trattengo dal dire altro di ben più pesante. E sapete chi sono queste belle persone? Sono figli del Nordest, bianchi e con la villetta o l'appartamento a Lignano. Sono convinto che nella vita questi bulli non riusciranno a fare nulla di buono. Francesco c'è rimasto chiaramente male e così anche i suoi genitori che mi hanno raccontato cosa stava accadendo al loro figlio».
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IL TRAPIANTO DAL PAPÀ
«Come si può infierire con frasi come quelle su un giovane che deve subire un trapianto di un rene. È una cosa che fa ribrezzo. Per fortuna Francesco tra un po' avrà un rene che funziona e quindi potrà vivere come tutti gli altri, anche se già ora la qualità della vita è comunque buona».
Come detto a donare il rene al figlio sarà il papà. «Si tratta di un trapianto tra viventi - conclude Dall'Amico - quindi sarà eseguito nelle migliori condizioni, senza fretta e soprattutto senza attese o emergenze. C'è tutto il tempo per preparare l'intervento».
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LE SCUSE SOLO VIA WHATSAPP
È sempre il primario Dall'Amico a spiegare, dopo aver parlato con i genitori, che sino ad ora la scuola (non citiamo il nome dell'istituto per evitare che possa essere identificato il giovane) avrebbe fatto poco o nulla per risolvere la situazione. «Da quanto mi è stato riferito - spiega il medico - non ci sarebbero state punizioni nei confronti degli studenti che hanno bullizzato il loro compagno di classe».
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La madre sarebbe andata a scuola e avrebbe parlato con gli insegnanti e il dirigente che non si erano accorti di nulla. Il risultato ottenuto sarebbero stati alcuni Whatsapp di scuse inviati direttamente a Francesco dai compagni che lo avevano insultato e preso in giro perchè ammalato. Poca cosa rispetto alla violenza con la quale il giovane è stato colpito. Nessun provvedimento da parte dell'istituto e - a quanto pare - non sarebbero stati neppure convocati i genitori dei bulli.
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Vero che i messaggi potrebbero essere stati scritti fuori dall'orario scolastico, ma se la scuola che ha anche il compito di educare i giovani non interviene in queste situazioni, è un problema. A questo punto i genitori di Francesco, essendo rimasti delusi dal comportamento della scuola, avrebbero manifestato l'intenzione di presentare denuncia ai carabinieri. «Denuncia? Giusto andare fino in fondo»
«Credo che sia giusto andare sino in fondo - conclude Dall'Amico - perché non è possibile tollerare situazioni del genere, così come è incredibile che la scuola abbia preferito tutelare il buon nome dell'istituto cercando quindi di minimizzare e nascondendo la polvere sotto il tappeto, piuttosto che intervenire e punire i responsabili per quanto fatto. Sarebbe stato un bell'esempio per tutti».
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Non è certo la prima volta che nelle scuole pordenonesi i bulli prendono il sopravvento. A questo proposito c'è da ricordare il tentato suicidio di una giovane che si è gettata dalla finestra di casa perché era bullizzata da alcuni ragazzi dell'istituto. Così come è bene ricordare quella sorta di baby gang che terrorizzava gli studenti più giovani rubando le merende, i cellulari e sottoponendo i ragazzi presi di mira a vessazioni di tutti i tipi. In entrambi i casi erano scattate le denunce e c'era stato l'intervento del Tribunale dei minori.
Ma c'è di più. Nei mesi scorsi in prefettura si è tenuto un vertice al quale erano presenti tutti i dirigenti scolastici e i rappresentanti delle forze dell'ordine per fare il punto proprio sul bullismo. Era stata anche studiata una sorta di protocollo di intervento proprio per evitare o almeno cercare di prevenire questi brutti episodi. Con la didattica a distanza a causa della pandemia ovviamente non ci sono stati casi, ma appena tornati in classe il bullismo è riapparso.
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Quello che è successo a Francesco è emblematico. A questo punto c'è ancora da lavorare per cercare di fermare questo fenomeno, ma anche da parte delle scuole ci deve essere la volontà di mettere a nudo queste situazioni e di punire i responsabili. Altrimenti incontri, protocolli e disposizioni resteranno lettera morta e a subire saranno i ragazzi più deboli e fragili.