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    LA TV NON È FINITA, IL TELEVISORE SÌ - CROLLA IL NUMERO DI APPARECCHI VENDUTI: GLI SHOW SI VEDONO ONLINE, SUL TABLET, SUL CELLULARE. MA L’AUDITEL RESTA INDIETRO


     
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    1. TV: SEMPRE MENO TELEVISORI, LO SHOW È ONLINE

    Ernesto Assante e Carmine Saviano per “la Repubblica

     

    TELEMORENTI TELEMORENTI

    La televisione si è trasformata, adeguandosi ai tempi, restando l’unico simbolo del ‘900 ancora in vita. Ma il suo regno traballa: il televisore, centro del salotto e delle serate familiari, perde colpi. Perché l’oggetto del desiderio di generazioni di italiani non è più così desiderato: se ne vendono sempre meno. E negli ultimi quattro anni il crollo è certificato dai dati.

     

    Basta scorrere i numeri di Anitec, la sezione di Confindustria che si occupa di elettrodomestici. Il 2010 è l’anno dello switch off, il passaggio al digitale: si vendono 7,2 milioni di televisori. Nel 2011 si scende a quota a 6,3 milioni. E le previsioni per il 2014 parlano di 4,6 milioni, nonostante l’effetto Mondiali di calcio. Insomma in quattro anni un crollo di 2,6 milioni di televisori su base annua. E tutto questo ha un corrispettivo in denaro: si passa dai 2,4 miliardi di spesa del 2011 all’1,6 stimato per l’anno in corso.

     

    UOMO SEPPELLISCE LA TELEVISIONE UOMO SEPPELLISCE LA TELEVISIONE

    Il futuro è zero tv, come preconizzano gli apocalittici? Certamente no, di televisione se ne consuma tantissima, anche più che in passato, ma i modi del consumo sono cambiati, gli schermi si sono moltiplicati, Internet è diventato un canale non secondario, i contenuti viaggiano sempre più sugli schermi di pc, tablet e smartphone e l’alta definizione chiede televisori più grandi e costosi.

     

    «La diminuzione è fisiologica ed è dovuta allo switch off. I consumatori hanno cambiato tutto il loro “parco macchine” e ora i numeri stanno ritornando alla normalità», dice Claudio Lamperti, vicepresidente Anitec. «C’è meno interesse per i piccoli schermi», dice Paolo Locatelli, consumer electronic director di Lg Italia. «I consumatori si rivolgono verso le grandi tv:grazie alle nuove tecnologie, dall’ultra Hd agli schermi Oled, l’incremento delle vendite è costante: il 50% su base annua». La tv “smart” cresce, rappresenta la soluzione per un settore in affanno ma è comunque ancora lontana dal mettere solide radici.

     

    Il calo delle vendite è un fenomeno generalizzato: anche in Inghilterra nell’ultimo anno il segno è negativo, quantificato in 500mila dispositivi venduti in meno. Ma c’è una caratteristica tutta italiana: l’erosione dei prezzi al consumo. Nei paesi europei economicamente più forti il prezzo medio che i consumatori sono disposti a spendere per un televisore è di 500 euro. In Spagna si arriva a 400.

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    In Italia siamo a 350 euro. Meno guadagni per produttori e rivenditori, più possibilità che le multinazionali che dominano il mercato decidano di spostarsi e delocalizzare le filiali italiane. In ogni caso il televisore sembra poter avere nuova vita solo se celebrerà definitivamente le nozze con la rete, spingendoci sempre più verso un consumo solitario. Addio al televisore come “caminetto” moderno davanti al quale si radunano la sera la famiglia e gli amici.

     

     

    2. L’ESPERTO DI MARKETING: IL FUTURO PASSA PER TABLET E SMARTPHONE

    Leandro Palestini per “la Repubblica

     

    Secondo gli esperti è presto per dichiarare la fine del televisore: «È solo uno degli schermi cui si ricorre per vedere la tv», spiega Andrea Fabiano, responsabile del marketing strategico Rai.

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    Come si spiega il calo di vendite?

    «Tra il 2008 e il 2011 il passaggio al dtt ha favorito il ricambio: nel 2010 sono stati acquistati oltre 7 milioni di apparecchi. Nel 2012 è cominciato il raffreddamento del mercato, condizionato anche dalla crisi economica».

     

    Quanto influiscono tablet e smartphone?

    «L’aumento dei portatili spinge a un nuovo modo di guardare la tv: non ci si ferma più solo davanti al televisore del salotto. Gli editori preparano nuove applicazioni per smartphone e tablet. Tutti, da Sky a La7, proponiamo la tv in diretta e on demand. C’è chi punta sull’arricchimento (Mediaset Premium) e chi, come la Rai, non richiede pagamenti aggiuntivi».

     

    Cambia anche la domanda di contenuti?

    «Oggi il 65% del tempo di visione è dedicato alla tv generalista, il 35% ai canali tematici sia gratuiti che a pagamento. Questi ultimi non superano il 10%».

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    I giovani preferiscono i portatili?

    «Se vivono ancora in casa non disdegnano il vecchio televisore. Ma, certo, sono portati a preferire altri device. Pc a parte, ci sono smartphone, tablet, decoder, console giochi. Proprio per questo, dal 2016 l’Auditel dovrebbe trovare un modo di misurare gli altri schermi».

     

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