Mauro Favale per “la Repubblica”
MATTEO SALVINI CARLO CALENDA
A Matteo Salvini l'ha detto lui stesso domenica scorsa, davanti al mercato di Porta Portese, in un improvvisato siparietto a favore di fotografi e telecamere: «I voti della destra li prendo io». Una "dichiarazione di guerra" arrivata a valle di una campagna elettorale giocata da Carlo Calenda col piglio da outsider, provando a pescare da bacini elettorali diversi, non disdegnando argomenti più classicamente "di destra" nonostante avesse a lungo provato convincere il centrosinistra a convergere su di lui.
In questa direzione vanno le sue dichiarazioni a favore dei termovalorizzatori per risolvere l'emergenza rifiuti e, perfino, la corte a Guido Bertolaso che Calenda vorrebbe (pare non ricambiato) nella sua giunta con la delega al decoro. E ora che gli è arrivata la "benedizione" del ministro leghista Giancarlo Giorgetti, a Roma sono in molti a essere convinti che in uscita dal centrodestra c'è un pacchetto di voti destinati a Calenda.
calenda tatuaggio
L'incognita reale, però, è "quanti": tanti a tal punto da trascinarlo al ballottaggio a scapito, magari, proprio del candidato "ufficiale" della destra Enrico Michetti? È questa la variabile sulla quale ci si interroga nella capitale a 72 ore dall'apertura delle urne. Per il ministro del lavoro Andrea Orlando «è poco interessante discutere se Calenda sia o meno di destra, è più obiettivo riconoscere che Calenda oggi è il candidato della destra e della Lega in particolare».
Michetti liquida la questione con un'alzata di spalle e, con lui, i Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni che lo hanno indicato confidando nelle sue doti di "civismo" finora rimaste per lo più inespresse: «Giorgetti non conosce la città, qui decidono i romani». E poi c'è il fattore liste: Calenda ne ha una sola, Michetti ne schiera 6. Eppure la voce di Giorgetti («Calenda ha le caratteristiche giuste per amministrare una città come Roma») non è isolata nel centrodestra.
calenda salvini
Prima di lui, a maggio, si era espresso a favore del leader di Azione anche Marcello Pera, ex presidente del Senato con Forza Italia, invitando il centrodestra ad appoggiarlo. E, prima ancora, ad assicurare il suo sostegno a Calenda era stato Filippo Rossi, ex finiano, operatore culturale, fondatore de "La Buona Destra": «Giorgetti è arrivato per ultimo», sorride. «Si sono accorti troppo tardi di aver sbagliato - prosegue Rossi - Michetti è debole perché non si sceglie un candidato all'ultimo momento. Ora la gente sarà più libera di votare oltre gli schieramenti. Conosco molti avvocati, molte categorie imprenditoriali che voteranno per Calenda».
calenda
«Ma non sarà una scelta maturata in queste ore - avverte Nicolò Rebecchini, presidente dei costruttori romani - chi si doveva fare un'idea su chi votare se l'è già fatta da tempo. Noi non ci schieriamo ma ci auguriamo che, chiunque vinca, cambi approccio e punti su una politica "del fare" più che "del vietare"».
calenda salvini
Di «smottamento» di voti dalla destra verso Calenda parla anche Umberto Croppi, presidente di Federculture, membro del cda della Quadriennale ed ex assessore alla Cultura di Gianni Alemanno, uno degli artefici, nel 2008, della rimonta dell'ex sindaco di destra su Francesco Rutelli.
«Un travaso di preferenze da Michetti a Calenda ci sarà ma sarà spontaneo: il controllo "militare" del voto non ce l'ha più nessuno e la frase di Giorgetti farà presa nell'elettorato più attento». Certo è che nella "bolla" di Croppi («Ceto medio, non proprio i "salotti"») in tanti sceglieranno il leader di Azione. «Non io, che per mia fortuna non voto a Roma. Ma ci sono oltre 2 milioni di elettori che nessuno conosce e sondare la pancia dei romani è difficile. Vedremo presto se si è innescato un meccanismo di passaparola, quello che nemmeno i sondaggisti riescono a cogliere».
gualtieri raggi calenda michetti
E, a proposito di sondaggi, Calenda ieri ha promesso un esposto all'Agcom contro quelli "fake" diffusi, a suo dire, dal Pd: «È una cosa scorretta, hanno paura», attacca il leader di Azione che, come già avvenuto in questa campagna, quando punge i dem incassa il sostegno di Virginia Raggi: «Caro Carlo è una vergogna. Ai ballottaggi vado io». Lunedì pomeriggio si saprà chi ha ragione.