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    "SESSO, AFFARI SPORCHI: DIETRO LA MORTE DI DAVID C'E' TUTTO" - ANTONELLA TOGNAZZI, LA VEDOVA DI DAVID ROSSI, AVANZA LA SUA IPOTESI: "PUÒ ESSERE MORTO PERCHÉ CUSTODIVA SEGRETI INCONFESSABILI. CREDO ALL'ESISTENZA DEI FESTINI" - ANNA ASCANI, LA COMPAGNA DEL COLONNELLO DEI CARABINERI PASQUALE AGLIECO, QUATTRO ANNI FA SCRISSE A "LE IENE" SPINGENDO A INDAGARE SUI FESTINI, IN CUI ROSSI SAREBBE STATO COINVOLTO IN PRIMA PERSONA: "INDAGATE SUL COMPAGNO CON CUI ANDAVA IN VILLA. SIENA E' PIENA DI MISTERI, DI UOMINI CHE AMANO UOMINI E DI DONNE CHE FANNO FINTA DI ESSERE MOGLI…"


     
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    IL SERVIZIO DE "LE IENE" SU DAVID ROSSI

    https://www.iene.mediaset.it/video/mps-nuove-rivelazioni-aglieco_1111756.shtml

     

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    1 - ANTONELLA TOGNAZZI LA VEDOVA: "NON MI FIDO DEI MAGISTRATI. I FESTINI? SÌ, IO CI CREDO"

    G.Sal. Per "la Stampa"

     

    «Stamattina mi sono svegliata in apnea. Non è una giornata come le altre, c'è un'apprensione diversa», dice Antonella Tognazzi, vedova di David Rossi, passeggiando tra i vicoli del centro di Siena, a poche centinaia di metri da quello in cui il marito trovò una morte a cui oggi, quasi nove anni dopo, si cerca una spiegazione. Come vive questa giornata? «Con diversi sentimenti, a volte contrastanti».

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    Speranza?

    «Anche. Ma la speranza è stata accesa tante volte, in questi anni, e puntualmente rabbuiata. Quindi la mia parte razionale fa tenere sedata la speranza».

     

    Perché?

    «Per paura di cadere in un'illusione di speranza. Questo rende tutto più faticoso».

     

    Che effetto le fa rivedere tanta gente in quel vicolo?

    «Io non ci vado. Non ci passo nemmeno, cambio strada. In nove anni sono andata solo una volta e mi sono detta: mai più. Mi assale un dolore che non si placa. Passare di là è rivivere un incubo».

     

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    Come giudica il circo mediatico attorno alla morte di suo marito?

    «Necessario. Grazie ai mass media l'opinione pubblica ha preso consapevolezza dei nostri dubbi. Un conto è leggere e ascoltare, un conto è vedere».

     

    In che senso?

    «Le immagini della caduta per me sono tabù. Quando passano in televisione, istintivamente il mio cervello le oscura, come in una nebulosa. Ma mi rendo conto che sono state decisive per riaprire il caso. Nessuno può sapere quanto sacrificio mi sia costato renderle pubbliche, tanto più conoscendo la riservatezza di David. Ma credo che oggi lui capirebbe».

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    Che idea si è fatto dei magistrati?

    «Non ne posso pensare bene. Sono gli stessi che mi hanno processato per un'accusa infamante: violazione della privacy per un'estorsione al Montepaschi. L'unico processo per la morte di David l'ho subito io, pagando un altissimo prezzo economico ed emotivo per anni. Non sono io a fare la guerra alla magistratura, casomai il contrario».

     

    A che pro?

    «I magistrati hanno ritenuto che i dubbi da me sollevati screditassero la loro azione. E allora hanno provato a screditare me».

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    Anche lei all'inizio era per la tesi del suicidio.

    «Così me l'avevano presentato i pm. Mi fidavo. Ma ho cominciato a dubitare quando ho letto i messaggi che mi aveva scritto David».

     

    Perché?

    «Ci sono tre parole precise che noi due regolarmente menzionavamo scherzando. La prima è il mio soprannome Toni: a me piaceva, a lui no. L'altra "amore": non me l'ha mai detta, nemmeno una volta perché non era nei suoi modi e io me ne lamentavo. Infine "scusa": David non chiedeva mai scusa, anche quando faceva capire di aver sbagliato».

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    Espresse quei dubbi?

    «Certo, a voce alta. In quelle tre parole c'era un messaggio in codice che solo io potevo cogliere: qualcosa non torna, e tu ora lo sai».

     

    Sesso, affari sporchi: che cosa c'è dietro questa storia?

    «Probabilmente tutto. Non lo so e non escludo nulla. Ma se la pista è quella, David può essere morto perché custodiva segreti inconfessabili».

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    Ma lei ai festini ci crede?

    «Sì».

     

    Che cosa pensa di Mussari, ex presidente del Montepaschi e amico di David, che sarà audito in commissione?

    «Erano molto amici, anche se nell'ultimo periodo si erano allontanati. Dopo la morte di David mi scrisse una lettera in cui esprimeva dolore e sofferenza che considero sinceri».

     

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    Vi siete rivisti?

    «Sì, perché sono amica della moglie. Ma non abbiamo mai più parlato di David. Io non gli ho chiesto niente. E lui non mi ha detto niente».

     

    Sa qualcosa, secondo lei?

    «Non so. Conoscendo il rapporto che aveva con David, spero che dica tutto ciò che sa».

     

    Ha fiducia nella magistratura?

    «No. Non più. E come potrei?».

     

    2 - «ECCO PERCHÉ NON CREDIAMO AL SUICIDIO»

    François de Tonquédec Paolo Gianlorenzo per "la Verità"

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    Come anticipato ieri dalla Verità, serviranno almeno tre mesi per avere una risposta definitiva agli accertamenti svolti ieri dal Ris per verificare se David Rossi si è davvero suicidato o se, invece, qualcuno lo ha buttato giù, forse spaventato dalla sua volontà di parlare con i magistrati, espressa tre giorni prima in una mail all'Ad di Monte dei Paschi Fabrizio Viola: «Stasera mi suicido, sul serio. Aiutatemi!!!!».

     

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    I rilievi degli uomini dell'Arma molto articolati si sono conclusi in tarda serata. All'inizio dei lavori gli investigatori incaricati dalla commissione d'inchiesta sulla vicenda hanno acquisito elementi sui luoghi, per poi effettuare l'esame più importante, ossia la simulazione della caduta dell'ex capo della Comunicazione di Mps con un manichino antropomorfo virtuale.

     

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    Le verifiche sono state svolte non solo dalla stanza di Rossi, ma anche dal piano superiore, il quarto, da dove la famiglia e i legali sospettano possa essere stato spinto il manager. Previste anche prove di trazione della sbarra di protezione della finestra dell'ufficio di Rossi e dei di fili anti piccioni, che furono trovati rotti. Dopo le 17 invece si sono svolte, le sperimentazioni necessarie a ricreare le condizioni di luce e atmosferiche della sera in cui Rossi è stato trovato a terra in vicolo del Monte Pio, tra cui un test con pioggia artificiale per verificare gli effetti dell'acqua sulla telecamera di sorveglianza della strada e uno per studiare il fenomeno di proiezione delle luci di automobili.

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    Una prova per verificare se le telecamere di sorveglianza ripresero davvero un orologio volare giù dal palazzo alcuni minuti dopo Rossi o se si trattasse di un'illusione ottica.Ieri incontrando la stampa, il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Rossi, Pierantonio Zanettin ha commentato: «Oggi non potremo trarre nessuna indicazione specifica, per i risultati della perizia odierna a opera dei Ris dovremmo aspettare 3 mesi, ma è tutto work in progress».

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    Per Zanettin, gli accertamenti che saranno realizzati grazie alla ricostruzione in 3d, tramite laser scanner, del vicolo di Monte Pio oltre che quelli all'interno dell'ufficio del capo della comunicazione della banca deceduto il 6 marzo 2013 dopo un volo dalla finestra del suo ufficio saranno dirimenti: «La soluzione dei Ris è quella che sposerò, non andrò a cercare verità diverse».

     

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    Una dichiarazione importante, visto che sarà Zanettin a dover presentare, al termine dei lavori della commissione, una relazione da sottoporre al voto dei parlamentari che ne fanno parte. Per la famiglia di Rossi hanno invece parlato gli avvocati. Carmelo Miceli, legale della vedova di Rossi Antonella Tognazzi e della figlia della donna Carolina Orlandi nutre grandi aspettative e spera che «con l'ausilio di questi nuovi supporti scientifici, risulti evidente che alcune posizioni David non poteva assumerle, dunque che la possibilità del suicidio venga definitivamente confutata» e che «finalmente una Procura decida di riaprire l'indagine sulle reali cause della morte.

     

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    Le indagini sono state archiviate sulla base di atti che, all'evidenza, sono falsati». Ancora più duro l'altro legale della famiglia, Paolo Pirani che ha parlato di «un accertamento che andava fatto anni fa». Sono sempre più lontani quindi i tempi in cui, i primi giorni, le persone più vicine a Rossi raccontavano ai pubblici ministeri quanto la perquisizione subita - da non indagato - nell'ambito dell'inchiesta sulla banca lo avesse prostrato.

     

    inchiesta delle iene su david rossi matteo renzi inchiesta delle iene su david rossi matteo renzi

    A cominciare proprio dalla figlia della Tognazzi, Carolina, che il 18 aprile 2013 aveva descritto gli strani comportamenti di Rossi nei giorni precedenti alla sua morte. Per esempio comunicava con la ragazza scrivendo su dei foglietti, che poi chiedeva di distruggere, temendo che ci fossero delle microspie in casa. E con imbarazzo aveva anche ammesso di essersi ferito da solo ai polsi, atti di autolesionismo che aveva fatto inizialmente ritenere plausibile anche ai famigliari l'ipotesi del suicidio.

     

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    Alla Verità la vedova di Rossi ha spiegato dettagliatamente il percorso che ha portato lei e la figlia a rivedere «in base agli elementi che emergevano» le loro posizioni che rispetto ai primi momenti: «Se un magistrato mi chiama e mi dà una versione, io non ho motivo o elementi per metterla in discussione, anche se la cosa mi era sembrata assolutamente strana fin dall'inizio sulla base di un termine presente proprio nei bigliettini. Feci presente che non mi chiamava mai "Toni"».

     

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    Cioè il nomignolo con cui la ha appellata Rossi su due dei bigliettini di addio scritti prima di morire: «Ciao Toni, mi dispiace, ma l'ultima cazzata che ho fatto è troppo grossa. Nelle ultime settimane ho perso». Nel secondo, trovato completamente strappato, invece, si leggeva: «Ciao Toni, amore, l'ultima che ho fatto è troppo grande per poterla sopportare. Hai ragione, sono fuori di testa da settimane». La svolta per la Tognazzi avviene «quando ci hanno restituito gli apparecchi informatici, mia cognata che è ingegnere informatico iniziò a controllare i dati e la cosa non mi tornava».

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    In particolare per la mail scritta dal marito all'Ad di Mps Fabrizio Viola: «Ammesso e non concesso che quella mail fosse valida, era stata mandata in 3 e l'evento è successo il 6. Io tornai in Procura a chiedere: "Scusate, ma in tre giorni nessuno ha fatto niente?"». Concludendo con una riflessione: «Come fa uno a sospettare da subito senza nessun altro elemento?».

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    Quando le abbiamo ricordato quanto il marito fosse sotto pressione per l'inchiesta, la donna ci ha detto «come tutti, come poi ha detto anche la stessa Ciani», riferendosi a Carla Ciani, la mental coach (e non una psicologa) ingaggiata da Mps. Che aveva incontrato Rossi la mattina del 6 marzo, descrivendo così ai pm il suo stato psicologico: «Mi ha manifestato una situazione di ansia derivante dalla perquisizione da lui subita, in un contesto già problematico: disse che questa cosa per lui rappresentava un dramma; disse che era un momento in cui gli stava cadendo addosso il mondo perché c'erano tante cose che gli erano accadute lo stesso momento: la morte il padre; la crisi del Monte; lo stato di salute della moglie; le perquisizioni da lui subite, in ufficio e nell'abitazione. Insomma, lui si sentiva dentro una serie di situazioni negative che non riusciva a gestire».

     

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    Parole usate dai magistrati di Siena per motivare l'archiviazione, ma che la Ciani, sentita dalla commissione, ha molto ridimensionato. Ieri sera, le Iene hanno trasmesso un servizio con ulteriori elementi destinati a far discutere. Una chat, risalente a 4 anni fa, tra uno degli autori della trasmissione, Marco Occhipinti, e Anna Ascani, la compagna del colonnello dei carabineri Pasquale Aglieco, che nella sua audizione in commissione si è autoproclamato testimone delle presunte manomissioni nella stanza di Rossi da parte dei pm.

     

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    Nello scambio la donna, che ha contattato Occhipinti su Facebook, lancia nuove ipotesi, tutte da verificare, sui festini che sarebbero all'origine della morte di Rossi. Nei quali, secondo la Ascani, che nella chat non fornisce alcun elemento di riscontro, Rossi sarebbe stato coinvolto in prima persona. A Occhipinti la donna ha, infatti, suggerito: «Indagate sul compagno con cui andava in villa». Quando la iena gli fa notare che anche lui viene spesso visto con un collega, la donna risponde: «Per questo ti ho detto di cercare conferme in villa». Come se i festini negati dal suo compagno, il colonnello Aglieco, fossero in realtà esistiti.

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