Un giorno speciale di Francesca Comencini.
FRANCESCA COMENCINIMarco Giusti per Dagospia
Ci siamo. Pronti per la nuova Roma zingarettiana ex-veltroniana. In qualche modo l'interesse maggiore per questo Poveri ma belli o Moccia de sinistra diretto con eleganza ma senza la leggerezza necessaria da Francesca Comencini, e' nella rappresentazione di un momento di passaggio della realta' romana (e dell'intero paese), tra commedia e moralismo, nell'attesa di un nuovo corso zingarelliano che arrivera' con le elezioni dell'anno prossimo.
"UN GIORNO SPECIALE" DI FRANCESCA COMENCINIL'idea, tratta da un romanzo di Claudio Bigagli, e' lieve e molto classica (ricordate l'inizio di "Peccato che sia una canaglia" di Blasetti?). Un giorno nella vita di due ragazzi di periferia, un autista e una escort. Alla fine dovranno scegliere politicamente e moralmente se seguitare o no a piegare la testa per fellatio vere o metaforiche.
"UN GIORNO SPECIALE" DI FRANCESCA COMENCINIGina sogna di diventare attrice e la mamma, pedicure, la prepara per un altro incontro prezzolato con un onorevole del nored. La veste anche bene, "Mica puoi anda' in giro co na pezza da cento euro'" le dice. Marco, il Filippo Scicchitano rivelazione di "Scialla", e' il giovane autista al primo giorno di lavoro ("na botta de culo") che l'accompagna all'incontro.
"UN GIORNO SPECIALE" DI FRANCESCA COMENCINIMa l'onorevole e' impicciato e i due rimangono in giro per Roma. Si conoscono, si mandano al diavolo ("Ma vafanculo va, ma che davero?"), si vogliono bene. Ma vanno anche a mangiare da Gusto, lei si fa un tatuaggio sul collo, rubano un abito a sfregio nel negozio di Alberta Ferretti. E lei spiega a lui come si fa fingersi ricca per rubare nei negozi: "Se vuoi fa crede a qualcuno che sei ricco devi fa la stronza". Ma alla fine l'onorevole si fa vivo e lei dovra' andare a trovarlo.
un giorno speciale film comencini francescaCostruito un po' come "L'intervallo", con un lungo momento sospeso che permette a due giovani di conoscersi, scambiare idee, per poi ritrovarsi chiusi nelle loro prigioni, non trova nella sceneggiatura e nei due protagonisti l'energia per rendere del tutto riuscita la storia.
Magnificamente fotografato da Luca Bigazzi, che illumina anche "L'intervallo", e trascina su questo set in un ruolino anche il protagonista napoletano, si perde in dialoghi che gli attori non possono supportare e la sontuosa messa in scena e' fin troppo eccessiva per un film che vorrebbe essere cosi' realistico.
Peccato perche' Francesca Comencini e' regista sensibile e sempre molto attenta alla realta' del paese e dei giovani. Ma sarebbe stato meglio non metterlo in concorso, puntare su "L'intervallo", più' nuovo e riuscito, perfino su "Gli equilibristi", molto più sentito e de core.