Lucia Esposito per Libero Quotidiano
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Frida è ancora in mezzo alle macerie a cercare vite da tirar fuori dalla polvere, ad inseguire un rumore lontano, a captare un respiro flebile. Un terremoto che risucchia vite e case. Una scossa che ribalta tutto e sbriciola il passato e annienta il presente. Il sisma che ha devastato il Messico e ucciso più di duecento persone ci ha riproposto le immagini delle macerie che ingoiano tutto quello che crediamo di possedere, le scene strazianti delle mamme che perdono i figli e dei piccoli estratti senza vita dalla polvere delle loro case dove fino a qualche ora prima giocavano felici.
Sempre lo stesso dolore, da Amatrice a Città del Messico. Lo stesso smarrimento sulle facce, le stesse esistenze interrotte, i cadaveri pieni di polvere, la speranza sepolta insieme alle bare.
Ma dall' inferno messicano ci arriva una storia bella. Una storia minima che non cancella la devastazione, non placa il dolore ma parla di coraggio e d' amore.
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È la storia di Frida, una cagnolina ostinata che non ha mai smesso di cercare tracce di vita nei cumuli di pietre. Quando tutti i soccorritori si fermavano presi dallo sconforto e dalla stanchezza, quando gli uomini cedevano ai morsi della fame e al montare della rabbia, lei era lì a scavare con le zampe doloranti e il cuore che le batteva forte.
Notte e giorno: maschera da sub sugli occhi neri, l' imbragatura a proteggerle il corpo, quattro "scarpine" speciali blu sulle zampe e una borsa con tutto quello che le serve per scavare.
Frida è una labrador di sette anni della Marina messicana.
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Ha cercato per giorni tra fango e detriti. Ha inseguito segni di vita in mezzo alla morte e, con gli occhi bassi e il naso dentro le pietre, ha intercettato rumori impercettibili. Si è fatta spazio nei cunicoli delle macerie come una talpa sotto terra, ha sfidato coraggiosa situazioni di pericolo. Pronta a morire sotto quelle macerie.
Non ha mai indietreggiato.
Sempre avanti, sempre più giù.
Così ha salvato cinquantadue vite. Che sono poche nel bilancio generale di questa tragedia immane ma sono tantissime se si pensa che cinquantadue uomini, donne e bambini sono vivi grazie alla testardaggine e al coraggio di questa cagnolina color del miele in prima linea tra i soccorritori.
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Adesso tutti dicono che Frida è un' eroina e lei è diventata famosa in tutto il mondo.
Perfino il presidente messicano l' ha ringraziata ed elogiata pubblicamente.
Ma Frida non si è ancora fermata. Le coccole degli altri soccorritori, le carezze di ringraziamento, i saporiti bocconcini di carne di ricompensa e le telecamere dei cronisti non l' hanno distratta neanche per un attimo. Frida è rimasta al suo posto: tra le macerie. Le possibilità di captare un respiro o un rumore si riducono di ora in ora, ma lei non desiste.
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E viene in mente la straziante ostinazione con cui un altro cane, a Roma, ha vegliato per ore il corpo del suo amico investito sulla Tuscolana. Immobile come una statua, lo sguardo perso nel vuoto, non ha avuto la forza di lasciarlo solo e ha rischiato anche lui di essere travolto dalle auto. Una foto che ha commosso anche i più cinici, quelli che "vabbé, ma sono solo delle bestie".
Eppure spesso è da quelle che molti chiamano sprezzanti " bestie" che ci arrivano lezioni di vita e d' amore.
E pensiamo a Frida, a questa Labrador che non ha mai ceduto alla stanchezza e che con la forza del suo fiuto e del suo coraggio ha salvato cinquantadue vite senza chiedere nulla in cambio, anzi mettendo a rischio la sua di vita. Grazie, Frida. Anche da parte di chi gira la faccia dall' altra parte, storce il naso e dice: "Ma sono solo delle bestie".
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