Beatrice Raspa per “il Giorno”
GULAM MUSTAFA PADRE DI SANA CHEEMA
E ora nella vicenda dell' omicidio di Sana Cheema spunta anche un caso di corruzione, con tanto di "mazzetta" da 600mila rupie, ovvero circa 7.400 euro. Una tangente allungata a un poliziotto e a un dipendente del laboratorio di scienze forensi, perché truccassero l' esito dell' autopsia, da un personaggio vicino alla famiglia della 25enne bresciana ammazzata dal padre e dal fratello perché contraria alle nozze combinate.
Il piano, però, è sfumato: l' esame autoptico ha accertato che Sana aveva l' osso del collo rotto, causa strangolamento. Risultato: chi ha versato la tangente inutilmente si è vendicato, ha spifferato tutto alle forze dell' ordine e i due sono stati arrestati. Le manette sono scattate ad opera di un team della Forza anti-corruzione (Ace) del Pakistan nei confronti di un vice ispettore di polizia ed un dipendente dell' Agenzia di Scienze forensi del Punjab (Pfsa).
SANA CHEEMA
«Un personaggio di basso profilo che non avrebbe potuto fare nulla - ha dichiarato il direttore del laboratorio - Da noi è impossibile falsare i referti, siamo un istituto all' avanguardia».
Stando agli ultimi sviluppi investigativi Muhammad Naveed, di Gujrat, avrebbe avvicinato il vice ispettore Maqsood Ahmad proponendogli l' affare: intascare 600mila rupie per falsare il referto e attribuire la morte di Sana a cause naturali. Così come aveva sostenuto la famiglia della ragazza dopo che un' amica di Brescia aveva diffuso il sospetto del delitto d' onore e il caso era rimbalzato su tutti i media del mondo.
SANA CHEEMA
L' ispettore avrebbe quindi preso contatto con un impiegato della Pfsa, tale Mohsin, per mettere in atto la falsificazione. I due si sarebbero intascati i soldi e, fallito il piano, non li avrebbero più restituiti, nemmeno dietro precisa richiesta. Ecco spiegata la ritorsione. Il destino di Naveed ora è nelle mani delle autorità pakistane, incerte se metterlo in carcere perché ha tentato di coprire l' omicidio, oppure premiarlo con la libertà per avere collaborato con la giustizia.
Dietro le sbarre a Kunjah ci sono il padre della ragazza, Mustafa Ghulam e il fratello trentenne Adnan, considerati gli esecutori materiali dello strangolamento messo in atto nell' abitazione dei Cheema, nel villaggio di Magowal, il 18 aprile. Poche ore prima che Sana prendesse un volo per tornare in Italia. Nel mirino della polizia (rischia il carcere) c' è anche la madre della giovane, che ha tentato di coprire il delitto. Tra gli indagati, gli zii, un cugino e un medico, autore di un certificato di morte naturale.
SANA CHEEMA