valanga al rigopiano
Paolo Mastri per www.ilmessaggero.it
Anche una riunione segreta. Nel pasticcio dei soccorsi mancati all’Hotel Rigopiano, ben riassunto dalla Procura della Repubblica di Pescara con la bordata di 23 avvisi di garanzia di novembre, spunta anche una riunione segreta, svoltasi a partire dalle 15,30 del 18 gennaio dell’anno scorso nella grande sala consiliare del palazzo di marmo bianco che a Pescara ospita sia la Prefettura che la Provincia. Una riunione, raccontano brandelli di testimonianze e intercettazioni disseminati nelle informative di polizia giudiziaria, ma stranamente nessun verbale ufficiale, nella quale non si parlò affatto di Rigopiano.
L’ora è cruciale, perché è a partire da quei minuti che la situazione dei 33 prigionieri dell’albergo isolato dalla neve, a quota 1200 metri sulle pendici orientali del Gran Sasso, comincia a virare in tragedia. I morti, alla fine, saranno 29, soltanto 4 i superstiti. Parallela oltre che segreta, poiché il summit convocato in fretta e furia dal presidente della Regione Luciano D’Alfonso, per alcune ore si svolge contemporaneamente al lavoro dei Centri di coordinamento e soccorso attivati dalla Provincia di Pescara e, con certezza a partire dalla mattinata, dalla Prefettura. Con l’effetto, sostengono gli investigatori della squadra mobile nella loro informativa, di incidere sulla sottovalutazione dell’emergenza e sulla ritardata partenza della colonna dei soccorsi.
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L’ANOMALIA
Alla vigilia del primo anniversario della strage, che i parenti delle vittime celebreranno giovedì prossimo con una marcia silenziosa dalle macerie dell’albergo fino al centro di Penne, dove sarà celebrata la messa per le vittime, è un dettaglio importante che salta fuori dalle carte dell’inchiesta. Balza agli occhi un’anomalia: mentre il lavoro degli altri organismi impegnati nella gestione dell’emergenza è tracciato in verbali ufficiali, l’ultimo dei quali, che retrodata addirittura al giorno 16 l’attivazione della prefettura, è stato consegnato ai Pm dall’ex prefetto Francesco Provolo al termine del suo interrogatorio, la riunione parallela si scopre incidentalmente, grazie a un’intercettazione del presidente della Provincia. È la telefonata nella quale Antonio Di Marco si sfoga con il dirigente Paolo D’Incecco per il trattamento ricevuto da D’Alfonso: «Mi ha dato del pagliaccio davanti a tutti, incluso il prefetto».
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LA SALA OPERATIVA
Per il resto, nei lavori andati avanti per ore, distogliendo il prefetto di Pescara dalla supervisione della sala operativa nei minuti cruciali in cui una prima richiesta di soccorso per Rigopiano non viene presa in considerazione, di tutto si parla tranne che dell’hotel isolato dal mondo. Anzi, quando Di Marco tenta di richiamare l’attenzione del braccio destro del governatore: «Tieni conto che abbiamo problemi seri, abbiamo bisogno di turbine», la risposta di Claudio Ruffini è perentoria: «Lo so, ma questa è una riunione per questi motivi qua». Cioè, dobbiamo parlare d’altro.
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E in effetti, con i sindaci dei territori colpiti da terremoto e nevicata, a cavallo tra Pescara e Teramo, i due prefetti, tecnici dell’Anas e delle compagnie telefoniche, si parla di paesi isolati, black out, persino di due anziani intossicati dal monossido di carbonio a Villa Celiera.
Potevano non sapere? Difficile sostenerlo, alla luce della mail partita dall’albergo all’indirizzo del Presidente della Regione alle 13,57, dopo le grandi scosse del mattino: «La situazione - c’è scritto - è diventata preoccupante. In contrada Rigopiano ci sono circa due metri di neve e nella nostra struttura al momento ci sono 12 stanze occupate (oltre al personale). Il gasolio per il gruppo elettrogeno dovrebbe bastare fino a domani». Nessuno ha risposto. Né alla mail, né alle telefonate rimbalzate dalla Prefettura dall’amico di uno dei superstiti.
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