Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
aldo grasso
Non ridere mai dei draghi finché sono vivi, suggerisce J.R.R. Tolkien, citando un vecchio proverbio. Non la pensa così il sociologo Alessandro Orsini che, sul «Fatto Quotidiano», attribuisce a Mario Draghi grossi «limiti culturali» («è un banchiere che ragiona soltanto in termini economici»).
Eppure il presidente del Consiglio non finisce di stupire. In una conferenza stampa, di fronte alle tempeste in un bicchier d'acqua agitate da vecchi e nuovi sociologi, ha fornito una breve ed esemplare lezione politica: «Il populismo spesso è insoddisfazione, isolamento, alienazione. Questi temi si sconfiggono con un'azione di governo che risponda ai bisogni dei cittadini, ai bisogni degli italiani».
Capito? All'alienazione populista si contrappone infine una vera leadership politica e culturale. Non basta: la cifra del grande statista è racchiusa, involontariamente, nella lettera d'addio di Domenico Arcuri.
domenico arcuri
Dopo aver ringraziato gli otto presidenti del Consiglio con cui ha avuto «il privilegio di lavorare» (a cominciare da «Romano Prodi, che mi chiamò a ristrutturare l'allora Sviluppo Italia»), l'altezzoso Arcuri chiude con un pensiero (amaro) a Draghi «che ha ritenuto la mia esperienza dovesse concludersi». Orsini, mai decisione, culturale e politica, fu più saggia.
ALESSANDRO ORSINI 1 MARIO DRAGHI MARIO DRAGHI AL TELEFONO AL MUSEO DEL PRADO DI MADRID mario draghi al senato 1 domenico de masi foto di bacco domenico de masi foto di bacco orsini orsini DOMENICO ARCURI