DANI ALVES
(ANSA) - Dani Alves rompe il silenzio dal carcere: "Ho deciso di rilasciare questa intervista, la mia prima da quando sono qui, in modo che le persone sappiano ciò che ho vissuto quella mattina in quel bagno" ha raccontato a 'La Vanguardia' il brasiliano, dal 20 gennaio recluso in una prigione vicino Barcellona con l'accusa di aver stuprato una ragazza di 23 anni in una discoteca di Barcellona, nelle prime ore del 31 dicembre 2022. "Fino ad ora è stata descritta una storia molto spaventosa di paura e terrore, che nulla ha a che fare con quello che è successo, né con quello che ho fatto - è la versione di Dani Alves - Tutto ciò che è successo e non è successo lì, solo io e lei lo sappiamo".
dani alves barcellona 8
"Non so ancora perché mi abbia fatto tutto questo, ma la perdono" aggiunge. "Quella mattina, quando la donna con cui ho un problema esce dietro di me dal bagno, rimango un po' vicino al mio tavolo. Non ci sto molto perché è tardi - è la ricostruzione di Dani Alves - Sono con il mio amico Bruno e altre persone si avvicinano, prima che me ne vada. Quando ho lasciato la discoteca attraverso il corridoio di uscita, ho saputo dalle immagini che sono passato vicino a dove la donna piangeva. Non l'ho vista. Altrimenti mi sarei fermato per chiederle cosa stesse succedendo. E se in quel momento qualche responsabile della discoteca mi avesse chiesto di aspettare perché una giovane donna sosteneva che l'avevo aggredita sessualmente, non sarei tornato a casa. Quella stessa notte mi presento in una stazione di polizia per chiarire cosa è successo".
dani alves
Dani Alves assicura che verrà a conoscenza della denuncia il giorno successivo: "Penso sia stato il giorno dopo. Perché lì nessuno mi ha detto niente. Sono tornato a casa. Ho fatto la doccia perché mia moglie dormiva già e mi vergognavo dell'infedeltà. Ho dormito in un altro letto. Sono tornato in Messico due giorni dopo per giocare e alcuni media hanno pubblicato che una giovane donna ha accusato Dani Alves di violenza sessuale. Ho chiamato il mio avvocato, Miraida Puentes. Si è consultata con i Mossos (la polizia catalana, ndr) ed i tribunali e mi ha assicurato che non c'erano denunce e che avrei potuto viaggiare e lasciare la Spagna con la massima tranquillità. Ecco perché sono partito".
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