ragazze musulmane aggredite a torino
1 – “AVETE PAURA DI UN CANE MA NON DI FARVI SALTARE IN ARIA” – A TORINO TRE RAGAZZE MUSULMANE VENGONO AGGREDITE IN AUTOBUS PERCHÉ PORTANO IL VELO. IL RACCONTO DI UNA DELLE VITTIME SUI SOCIAL: “PER TUTTI QUELLI CHE PENSANO CHE L'ISLAMOFOBIA E IL RAZZISMO NON SIANO REALI, QUESTA È LA RISPOSTA” – SE LA PRENDE CON SALVINI: “QUESTO È IL CLIMA POLITICO IN CUI VIVIAMO. ALCUNE PAROLE DI AMICI O POLITICI HANNO UN IMPATTO" – VIDEO
2 – LA VERSIONE DI MUGHINI
fatima zahra lafram
Caro Dago,
vorrei approfittare della tua generosità nell’ospitarmi pur di rivolgermi a Fatima Zahara Lafram, la giovane italiana di religione musulmana che in un video (da te ripubblicato) ha raccontato come e quando lei e due sue amiche anch’esse musulmane sono state aggredite e colpite su un bus di Torino da un’italiana ventenne che sbraitava contro il loro velo e contro la loro religione.
fatima zahra lafram 1
Fermo restando che dei fatti non conosco se non la versione data da te, cara Fatima, voglio rassicurarti. Tu dici (meravigliosamente) che non è questa l’Italia in cui vorrai far crescere i tuoi figli, e hai tutte le ragioni del mondo a dirlo. Eppure credimi l’Italia è un posto buonissimo per far crescere i tuoi figli, che saranno degli italiani come chiunque altro e che di qualsiasi altro italiano avranno tutti i diritti.
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Non sopravvalutare l’italiana ventenne che ti è venuta addosso a colpirti e insultarti. Lei appartiene a una razza dannatissima – figlia della modernità e delle angosce che essa comporta –, gente che cerca dappertutto il nemico e il bersaglio su cui sfogarsi. Ce ne sono molti di questi maledetti nostri contemporanei e non perdono occasione per la zuffa e l’aggressione, in una discoteca o sulla curva di uno stadio di calcio. Ci sono italiani che auguravano la morte al tifoso di una squadra avversaria che stava davvero morendo. Italiani così, feccia così.
giampiero mughini 1
Sii tuttavia sicura che il nostro non è un Paese razzista, né vedo come potrebbe esserlo nei confronti di gente come te che parla un magnifico italiano e solo perché tu eri talmente elegante con quel velo che ti stava sulla testa. Credimi, la gran parte del nostro popolo non ha la benché minima avversione per quel tuo velo e quella tua manifesta identità.
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Tu ci sei in Italia e ci stai a pieno titolo, eccome se no. Incontrerai italiani piccoli o idioti o impauriti di se stessi o che si danno un tono berciando qualche bestialità anti-musulmana ascoltata alla televisione o sbirciata sui social. Questo sì. Né devi dimenticare gli orrori che esistono sul versante opposto, quel pezzo di merda che si era messo alla guida di un autobus su cui erano 50 bambini italiani, ivi compresi quelli di origine marocchina, tutti italianissimi.
giampiero mughini (1)
L’Italia non è mai stata razzista e mai lo sarà, e benché nella sua storia ci sia quella macchia immonda costituita dalle leggi razziali. Neppure allora, credimi cara Fatima, l’Italia era razzista. Non so se conosci uno straordinario scrittore israeliano, Amoz Oz, la cui famiglia di origini russe aveva attraversato e patito l’antisemitismo tra le due guerre. Un villaggio polacco dove avevano vissuto sarebbe stato annientato per intero dai nazisti tedeschi tra 1941 e 1942. Oz racconta quel tempo, quei morti, quei crimini, il crimine per eccellenza che è stato l’antisemitismo, e dunque l’antisemitismo cattolico e quello protestante, “il razzismo tedesco, la sete assassina austriaca, l’odio antiebraico polacco, la crudeltà lituana, ungherese, francese, la sete di pogrom ucraina, rumena, russa, croata, il disgusto per l’ebreo in Belgio, Olanda, Inghilterra, Irlanda, Scandivavia”.
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Uno che lo aveva sperimentato a puntino l’assalto omicida del razzismo antiebraico, in quella sequenza di omicidi Oz non includeva mai il nome dell’Italia o di qualche italiano. E non è che lui non sapesse delle leggi del 1938, fatte per scimmiottare la delinquenza del nazismo. Ecco, cara Fatima, la ventenne che vi ha assalito è una povera e piccola cosa, una sciagurata e poco più che questo. Ce ne saranno altri e altre come lei, ma infinitamente meno di quanti e quante giocheranno e rideranno assieme ai tuoi figli.
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Giampiero Mughini
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