Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
giampiero mughini
Caro Dago, ti mando una specie di augurio di fine anno e anche se trascorreremo insieme l’ultima serata dell’anno di grazia 2018, anno spaventoso su tutti e che ne preannuncia di peggiori. Ti mando un saluto perché sto partendo per Milano, e lì non è casa mia e non avrò attorno a me la mia biblioteca e non riuscirò a scrivere nulla per te.
milano unicredit e bosco verticale
Beninteso se non fossi il rudere che sono e se non ci fosse di mezzo l’eventuale trasloco di oltre 20mila libri, a Milano ci resterei: a viverci gli ultimi anni della mia vita. Ne sono passati 50 da quando presi un treno di seconda classe che da Catania (la mia città natale, la città il cui Comune è fallito alla cifra record di un miliardo e 600 milioni di debito) mi portò a Roma, dove ho vissuto, ho lavorato, ho comprato casa.
Oggi avessi l’età che avevo 50 anni fa, non esiterei un attimo. Ad ogni costo, a qualsiasi costo, andrei a vivere a Milano. L’Italia non esiste più, esistono le differenti città, le differenti regioni, i vari siti geografici. Dire che Catania e Milano fanno parte della stessa nazione, che la Calabria e il Veneto fanno parte della stessa nazione, è un non senso. Dovendo scegliere fra i vari squarci del nostro Paese, andrei di corsa a Milano.
milano brera
Dove c’è il quartiere Isola, la libreria antiquaria Pontremoli, la libreria di Corso Como, il Museo di design della Triennale, le aste dei maestri del fumetto di cui è sovrano Sergio Pignatone, una metropolitana che ti trasporta da ogni angolo a ogni angolo della città, dove c’è un sindaco – Giuseppe Sala – che apprezzo e di cui sono amico. Ci andrei di corsa, e per sempre. Solo che non ne ho l’età.
Da tre giorni Roma è preda di un ricatto. Il ricatto dei conducenti NCC, il ricatto dei tassinari, il ricatto di chi conduce quei pullman immani che scorrono da mane a sera per un centro città costruito per alcune centinaia di carrozze. Un incubo. Un incubo andare da un luogo a un altro, fissare un appuntamento, andare a cena da un amico.
milano brera
Io stesso non so adesso come arrivare oggi pomeriggio alla Stazione Termini. La capitale è divenuta innanzitutto il palcoscenico su cui ciascuna categoria scrive il proprio film dell’orrore.
E l’anno prossimo sarà peggio, peggio per tutti. L’economia frena, al governo abbiamo alcuni ciarlatani di provincia, l’Europa e non solo Parigi ha una febbre molto alta. E’ vero che da noi il consenso a 5Stelle e Lega va scemando. Ma come ha scritto Mattia Feltri, i voti che sono scemati via da quei due raggruppamenti sono in stand-by, pronti a generare fuoco e fiamme. Fuoco e fiamme.
i pullman occupano il centro
Ciao, Roberto. A presto
GIAMPIERO MUGHINI
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