Giampiero Mughini per Dagospia
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Caro Dago, ho letto con vivo interesse sulle tue pagine l’accoppiata Marco Bardazzi/Enrico Mentana che ragionano su quel che sono divenuti e diventeranno i quotidiani di carta nell’era digitale e del consumo fulmineo di notizie e immagini. Sul dato essenziale, che nel 2007 si vendevano cinque milioni e mezzo di copie di quotidiani e che oggi se ne vendono poco più di due milioni, ahimé non ci piove una goccia.
E’ una trasformazione epocale che sta distruggendo le aziende editoriali per come le avevamo conosciute venti o quarant’anni fa. Avessi un figlio che vorrebbe fare il giornalista, mi metterei le mani nei capelli a strapparmeli.
Marco Bardazzi
Non sono però d’accordo con Mentana quando dice che non ha senso uno spostamento fisico per andare a comprare e pagare delle notizie che il quotidiano di carta offre al mattino, dato che quelle notizie sono state offerte dal web per tutto il giorno precedente. Non mi pare che le cose vadano esattamente in questo modo. Fra poco uscirò per andare all’edicola a comprare i miei cinque quotidiani di cui ho ogni giorno un bisogno viscerale.
Non ci troverò solo le notizie che ho ascoltato nei telegiornali delle 24 ore precedenti. Ci troverò caterve di editoriali, inchieste, corsivi, grafici, interviste originali di cui ho bisogno come dell’aria che respiro.
ENRICO MENTANA
Il “Buongiorno” di Mattia Feltri, i dieci o quindici articoli/commenti prelibati su ciascun numero del “Foglio”, l’editoriale di ieri o di ieri l’altro in cui Marco Travaglio annichiliva le stupidaggini pronunziate da molti sul fatto che l’Urss ci avesse inviato dei “militari” a fornirci un qualche aiuto, la marea di articoli uno più bello dell’altro sul sommo maestro Alberto Arbasino (e anche se il primo di quegli articoli a firma Roberto D’Agostino non poteva non pubblicarlo questo sito su sui sto scrivendo), le interviste di Aldo Cazzullo, i resoconti accuratissimi da ogni parte del mondo di Bernardo Valli, l’articolo di Emanuela Audisio in memoria di Gianni Mura, e ancora caterve e caterve di materiali comunque interessantissimi.
mattia feltri premio e' giornalismo 2018 8
Io non ci passo più 3-4 ore al giorno a leggere i quotidiani come quando ero un giornalista professionista ma un‘ora e mezza al minimo sì.
Confesso di frequentare poco i men che trentenni, di certo non sento il bisogno di frequentare i men che trentenni che non leggono un giornale di carta. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, non facciamo passare per una sciccheria pazzesca quella di nutrirsi solo e soltanto di immagini e tweet e fesserie varie eruttate dall’artiglieria digitale.
Quando mi ospitano in tv glielo leggo in faccia a molti che quello di cui stanno parlando sanno a malapena di che si tratta, e questo perché un giornale di carta lo maneggiano a ogni morte di papa. Che Dio ce la mandi buona.
GIAMPIERO MUGHINI
Arbasino