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    LA VERSIONE DI MUGHINI – PER LA JUVE QUESTA PARTITA AVEVA UN SIGNIFICATO DUPLICE. VINCERE, CERTO; MA PIÙ ANCORA CONVINCERE CHE UNA TALE SQUADRA SIA LA FAVORITA D’OBBLIGO PER LO SCUDETTO DI MAGGIO. ORA, DOPO AVER VISTO QUESTA PARTITA IL DUBBIO RESTA E ALLA GRANDE. TRA QUESTA JUVE E QUESTA INTER CHE STA PER RAFFORZARSI NON C’È UNA FAVORITA. SARÀ GARA FINO ALL’ULTIMO ISTANTE...


     
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    MUGHINI CON LA MAGLIA DELLA JUVENTUS MUGHINI CON LA MAGLIA DELLA JUVENTUS

    giampiero mughini per dagospia

     

    Caro Dago, è molto semplice. Da un lato con la sua soffertissima vittoria all’Olimpico contro una gran bella Roma la Juve si aggiudica il titolo di squadra campione d’inverno, un titolo che fa morale. Dall’altra la partita che s’è appena conclusa con un 2-1 a favore dei bianconeri lascia apertissimo il quesito su chi sarà la squadra italiana che guadagnerà il torneo 2019-2020. 

     

    Per noi adepti della “Fidanzata d’Italia” questa partita aveva un significato duplice. Vincere, certo; ma più ancora convincere. Convincere che questa squadra talmente rinnovata, un nuovo mister, in difesa uno dei difensori più pagati di tutti i tempi, al centro del campo due giocatori nuovi e orgogliosi dei loro curriculum, il francese Rabiot e il gallese Rabiot, ebbene che una tale squadra sia la favorita d’obbligo per lo scudetto di maggio. 

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    Ora, dopo aver visto questa partita il dubbio resta e alla grande. Tra questa Juve e questa Inter che sta per rafforzarsi non c’è una favorita. Sarà gara fino all’ultimo istante.

     

    La Juve è andata sul 2-0 perché le si sono presentate due occasioni favorevoli nei primi dieci minuti. L’importante è segnare, avrebbe detto mister Allegri. E noi quei due gol li abbiamo segnati immantinente. Solo che a questo punto è cominciata una nuova e differentissima partita, che la Roma ha costruito pezzo a pezzo per poi dominarla totalmente nel secondo tempo. Totalmente. I loro reparti si accordavano a meraviglia nell’ostruire per poi ricostruire. Incessantemente. 

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    E noi, specie negli ultimi 45 minuti, ad arrancare, ad arrancare, ad arrancare. Ha giocato di certo la sua importanza quel rigore cialtronissimo, il braccino di Alex Sandro che intercetta una palletta da due soldi che stava andando fuori dal campo. Cialtronissimo perché cialtronissima è la regola, che chi tocca comunque la palla con mano o braccio fa peccato mortale e questo anche se nell’azione specifica la palla toccata con mano/braccio non avrebbe fatto del male a una mosca. Nemmeno a una mosca. 

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    Dico questo per fare delle battutacce, ovvio che solo un cretino nel football può recriminare per un rigore dato contro la sua squadra. Il rigore è quando l’arbitro fischia.

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    La cosa essenziale è che in quei 45 minuti del secondo tempo la Roma ha giocato, giocato, giocato. Che gran bella squadra. Noi no.

     

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    Un poscritto. Sono mancati subito purtroppo due protagonisti, il nostro Demiral e il celebratissimo Zaniolo. Non so in questo momento come stiano. Auguro a entrambi tutto il bene del mondo. Di Zaniolo sapete tutti quel che vale e quanto vale. Quanto a Demiral io lo ritengo un portento. Della razza dei nostri difensori migliori di ogni tempo, da Barzagli a Claudio Gentile a Montero. Né dovete dimenticare che s’è infortunato mentre nell’area avversaria era andato su in cielo a colpire di testa la palla. In cielo. Un portento.

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