Giampiero Mughini per Dagospia
GIAMPIERO MUGHINI
Caro Dago, è appena uscito un libro che ci terrei a mettere nelle mani di quegli studenti universitari italiani i quali a Torino o a Pisa inneggiano rumorosamente alla "liberazione del popolo palestinese".
Non perché ne debbano a tutti i costi condividere le argomentazioni, ma purché sappiano di che cosa stanno parlando quando è in ballo la valutazione del pogrom antiebraico del 7 ottobre in Israele e della successiva risposta dell'esercito israeliano per come s'è avanzato a Gaza spianandola.
E' un fatto che Carlo Panella – un giornalista che proviene dalla tribù del Foglio –, l'autore di questo Il libro nero di Hamas (Lindau, 2024), è espertissimo dei problemi connessi a Israele e ai suoi dintorni, vicende dolorosissime che stanno oggi sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
carlo panella
A queste tragedie ci si è arrivati a partire dai primi anni Venti del secolo scorso, da quando i musulmani palestinesi cominciarono a scagliarsi contro i primi gruzzoli di ebrei europei che su quelle terre – sacre alla loro storia – andavano cercando riparo dagli orrori antisemiti di cui pulsava la storia europea di quegli anni.
Mentre in tanti continuiamo ad augurarci di vedere prima o poi convivere da quelle parti due popoli ciascuno rappresentato in un suo Stato, ci si è arrivati da lontano a questo ingorgo e non che le orme lasciate dal cammino di ognuno di quei due popoli promettano nulla di buono.
foto dei terroristi di Hamas con il corpo di Shani Louk premiata dal Reynolds Journalism Institute
Non c'è solo Gaza in fiamme, c'è che nella Cisgiordania dominata al momento da Israele – laddove la Comunità internazionale reputa che siano terre di spettanza ai palestinesi – vivono ben oltre due milioni di palestinesi. Ebbene l'83% di quei cittadini ha approvato entusiasticamente il colpo di Hamas del 7 ottobre, le donne ebree stuprate e poi assassinate, le famiglie israeliane bruciate vive, i bambini decapitati, falciati uno a uno i ragazzi che erano andati in maglietta ad ascoltare un concerto.
attacco di hamas in israele 3
Su questa base qual è la fattibilità della parola d'ordine "Due popoli, due Stati" auspicata fra gli altri in questi giorni dal nostro Sergio Mattarella? Sì o no i palestinesi o comunque la gran parte di loro si sentono rappresentati da Hamas, l'organizzazione criminale che vuole sic et simpliciter la distruzione totale di Israele, da chi nega cioè radicalmente che in terra di Palestina siano le radici delle storia ebraica a cominciare dal fatidico Tempio di cui dicono che è un falso e una mera invenzione ebraica?
attacco hamas in israele
Detto altrimenti, nella eventuale (e benemerita) costruzione politica dei due Stati chi tratta per conto dei palestinesi, chi si siede al tavolo a esporre le loro carte e le loro richieste, chi altri se non Hamas? Solo che la ragion d'essere di quella organizzazione innanzitutto paramilitare è tutt'altra ed è scritta così: "Allah è il nostro obiettivo, il Profeta è il nostro capo, il Corano la nostra legge, il jihad la nostra via, la morte sulla strada di Allah la nostra più cara speranza".
Dare la morte o morire sulla strada del martirio, questa la loro pista tanto proclamata quanto praticata. Riuscite a immaginarli dei personaggi di tal genere che si trovano di fronte dei ministri o dei generali israeliani e che vengono a patti con loro per poi rispettarli?
proteste a ramallah dopo l uccisione di saleh al arouri
E ancora. Il 72 per cento dei bambini che vivono nei vari distretti di Gaza ha espresso la volontà di diventare un kamikaze e farsi esplodere in mezzo agli ebrei. Alla televisione un rinomato emiro si è espresso così anni fa: "Possa Allah far governare l'Islam sugli ebrei! Li faremo saltare a Hadera! Li faremo saltare a Tel Aviv e a Natanya affinchè Allah ci renda padroni di questa marmaglia. Combatteremo contro di loro e li governeremo finché gli ebrei si nasconderanno dietro gli alberi e le pietre!". Ve lo immaginate uno che parla così, e che diventa ministro dello Stato palestinese di cui noi tutti vorremmo che nascesse e vivesse in pace con Israele?
carlo panella
Senza dire che se uno Stato palestinese è rimasto finora sulla carta, ciò è dovuto al ripetuto diniego dei leader palestinesi. Già nel 1947-1948 quello Stato avrebbe potuto nascere parallelamente e dirimpetto al nascente Stato di Israele. Solo che tutti i paesi arabi del tempo si scaraventarono addosso all' "entità sionista", allora difesa da ragazzi in pantaloncini corti, sicuri com'erano di distruggerla e invece le buscarono.
La Striscia di Gaza venne attribuita all'Egitto e Gerusalemme est più la Cisgiordania vennero attribuite alla Giordania. Stessa solfa nel 1967 quando l'egiziano Gamal Abd el-Nasser convocò i paesi arabi a dare addosso a Israele e anche quella volta i nemici dello stato ebraico le presero, con il risultato che i territori della Cisgiordania divennero di fatto territori occupati da Israele.
ehud barak con bill clinton e arafat a camp david
Ancora nel 2000 Yasser Arafat rifiutò la proposta dell'allora leader israeliano Ehud Barak di restituire il 93 per cento dei territori occupati, proposta che gli israeliani più o meno bissarono nel 2008 e che questa volta venne rifiutata da Abu Mazen, il successore di Arafat alla guida dell'Autorità nazionale palestinese. Sì, vorrei tanto che quei focosi studenti di Torino e di Pisa lo leggessero il libro di Panella.
MAZZO DI CARTE CON I VOLTI DEI VERTICI DI HAMAS abu mazen 2
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