MAURIZIO CROSETTI TWEET SUI FASCISTI
Lettera di Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, succede anche ai migliori di sbagliare e dire qualche cazzata. Il torinese Maurizio Crosetti è un mio amico e soprattutto uno dei migliori giornalisti sportivi italiani. Leggerlo per me, che amo il calcio, è sempre un piacere. Ebbene gli succede di scrivere una gran porcata su twitter, di elogiare il fatto che nel 1945 alcuni “fascisti” vennero appesi per i piedi e di augurarsi che lo stesso venga fatto a eventuali “fascisti” dei nostri giorni.
Evidentemente il format fa l’uomo, nel senso che il twitter è di per sé uno strumento comunicativo che attira le porcate, esattamente come la merda attira le mosche. E comunque Crosetti s’è subito scusato di averla detta grossa.
La sua porcata era duplice. Innanzitutto per avere richiamato elogiativamente uno degli episodi più barbari della guerra civile 1943-1945, i cadaveri che penzolavano da un distributore di benzina a piazzale Loreto al modo di una ideale rappresaglia dei partigiani che pochi mesi prima erano stati fucilati esattamente in quel luogo.
MAURIZIO CROSETTI
In una guerra civile tutte le rappresaglie sono orribili. L’episodio dei fascisti fucilati contro il muretto di Dongo (tra cui c’era anche uno dei fondatori del Pcd’I) fu un episodio di macelleria politica. In un regolare processo, ha scritto uno storico leale come Silvio Bertoldi, forse uno solo di loro avrebbe meritato la pena capitale. Quanto alla Claretta Petacci fucilata a fianco del Duce, la sua sola colpa era di avere amato un dittatore in disgrazia.
Mentre il suo cadavere pendeva, un sacerdote le si avvicinò e con una spilla da balia chiuse la sua gonna che altrimenti sarebbe andata giù. Fedele Toscani, il grande fotoreporter padre di Oliviero Toscani, fotografò quelle immagini raccapriccianti a ricordarci per sempre l’orrore spaventoso della guerra civile.
I TWEET DI MAURIZIO CROSETTI
Appena fu informato della situazione, l’antifascista di ferro e neo prefetto di Milano Riccardo Lombardi ordinò che i cadaveri venissero deposti e sottratti all’oltraggio osceno del “popolino” (termine che scelgo a indicare una variante abietta del termine “popolo”).
Ma l’aspetto più grave della porcata scritta dal mio amico Crosetti sta nel fatto che attualmente di “fascisti” in Italia non ve n’è veruno. Quando leggo che Matteo Salvini è tacciato di “fascista” da qualche quaquaraquà mi viene da mandargli un messaggio di solidarietà. Il fascismo è un fenomeno nato tra le due guerre e nel ricordo bruciante dei morti della Prima Guerra mondiale, i cui compagni sopravvissuti venivano beffeggiati dal “popolino” (vedete quant’ è necessario questo termine) di sinistra.
Il fascismo nacque, dapprima in Italia e poi in altri Paesi, all’interno di società che si trovavano al bivio se “fare come nell’Urss” di Lenin e Stalin o se matare con le buone e soprattutto con le cattive le sinistre del tempo.
GIAMPIERO MUGHINI
Quel fascismo lì in Italia venne travolto dalla bombe lanciate dagli americani sul Quartiere San Lorenzo, i cui 3000 morti costituiscono l’antefatto della riunione del Gran Consiglio del fascismo il 25 luglio del 1943, quando la gran parte dei capi storici del fascismo decise di votare contro il Duce e contro la continuazione della guerra. Quella sera il fascismo italiano è morto. La Repubblica di Salò, che senza l’appoggio delle armate tedesche non sarebbe durata nemmeno un’ora, è tutt’altro fenomeno e tutt’altro comparto storico-politico. E comunque l’illusione psicotica chiamata Repubblica di Salò muore e per sempre il 25 aprile 1945.
Muore per sempre, e per quanto numerose e appassionate siano state le “narrazioni” di chi ne aveva fatto parte e la rievocava. Mai e poi mai e poi mai nell’Italia del dopoguerra c’è stata l’ombra possibile di un ritorno del fascismo.
Salvini non ha niente a che vedere con il fascismo, è un capo populista sorto nelle regioni più ricche d’Italia. Devi fronteggiarlo con argomenti buoni, con opzioni politiche possibili e condivise, non certo indossando una maglietta rossa o qualcosa del genere.
salvini alla festa di castelrotto in trentino alto adige 1
Devi trovare nelle viscere della nostra società, il cui declino morale e intellettuale è terrificante, le ragioni, le idee, le proposte, le alleanze politiche che funzionino in questo scorcio del terzo millennio. Devi chiamare le cose del presente con i nomi coniati nel presente, non con i nomi che raccontavano le realtà di 80/90 anni fa. Lo so che è difficile e che i tweet sono lo strumento il meno adatto per trovare quei nomi. Appunto. Basta lasciar perdere i tweet e lo sterco di cui olezzano.
GIAMPIERO MUGHINI