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    LA VIA CRUCIS DEL PAPA INIZIA DAL CAMPIDOGLIO – “SERVE UNA RINASCITA MORALE E SPIRITUALE DI ROMA”, L’APPELLO DI BERGOGLIO: “BISOGNA DOTARE LA CITTA’ DI CONGRUE RISORSE” – L’INCONTRO CON LA RAGGI - "PER NOI E’ STATA UNA MANOSANTA” - CON L'M5S SI RINSALDA L'ASSE SUI MIGRANTI, I GRILLINI: “COME LA PRENDERA’ LA LEGA?” – MA E’ SFACELO CAPITALE: STAZIONI CHIUSE IN CENTRO E OLTRE 1.600 ALBERI KILLER, SALVINI: "MANCANO SOLO LE CAVALLETTE"


     
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    RAGGI BERGOGLIO RAGGI BERGOGLIO

    Simone Canettieri e Franca Giansoldati per il Messaggero

     

     

    «Per noi è stata una manosanta». Il Papa se n’è appena andato dal Campidoglio e lo staff di Virginia Raggi si gode l’estasi dell’operazione mediatica «perfetta». Il cerimoniale non ha avuto sbavature, la sindaca si è concessa un commento con i dipendenti capitolini («Una dose di energia in un momento difficile») e soprattutto i due discorsi pubblici, pronunciati in Aula dal pontefice e dall’esponente grillina, si sono presi per mano. Con Francesco che reclama i poteri per Roma e Virginia che parla di accoglienza. In un giorno normale sembrerebbero quasi concetti invertiti. Segno di una sintonia personale e, in un certo senso, politica, tra il vescovo di Roma e la prima cittadina dell’Urbe nonché esponente di spicco del M5S, al momento unico vero canale privilegiato Oltretevere di Francesco soprattutto sul tema dell’accoglienza ai migranti.

     

    Non proprio il massimo del repertorio dell’altro leader dell’esecutivo, Matteo Salvini. Non è un mistero d’altronde il legame tra i vertici pentastellati e il Vaticano su una serie di argomenti: a partire dalla chiusura domenicale dei negozi. A mandare segnali importanti è stato il vicepremier Di Maio che, nel silenzio dell’ufficialità, lo scorso febbraio ha incontrato il cardinale Pietro Parolin. Il leader aveva già avuto modo di conoscere il Segretario di Stato due anni fa quando, per una coincidenza temporale, entrambi si trovavano a Washington.

     

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    In quell’occasione fu fondamentale il ruolo, tuttora molto attivo, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora. Ieri Raggi ha offerto a Francesco un infuso con le foglie di Mate e una crostata alla mela cotogna. Poi gli ha presentato il marito, Andrea Severini, e il figlio Matteo. Poi, negli uffici della grillina, è andato in onda un incontro riservato durato circa 15 minuti. A scivolare in secondo piano, il dossier Imu alla Chiesa. Si sarebbe parlato invece di ambiente e di aiuti della Capitale a poveri e senzatetto.

     

    I RAPPORTI

    Nei confronti di Raggi, Francesco nutre un atteggiamento quasi paterno, vede in lei una persona fondamentalmente onesta, disarmata e indifesa. Una lettura che forse non convince un vecchio monsignore di curia che aggiunge, con una punta di malizia, una annotazione curiosa, in chiave psicanalitica, e cioè che per certi versi che lui si identifica in lei. Una specie di transfert perché vede in quel profluvio di critiche una situazione analoga a quella del suo pontificato. Lasciando Freud da parte, il Papa una volta inserito l’appuntamento ha dato disposizioni per preparare ogni dettaglio per l’evento senza mai arretrare, nemmeno di fronte agli arresti per corruzione. Qualcuno gli avrebbe fatto notare che si poteva far slittare di un po’ l’appuntamento, aspettando periodi migliori, ma Francesco non ha avuto dubbi.

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    Andate avanti. A confortarlo in questo cammino c’è stato il vicario di Roma, Angelo De Donatis, il cardinale al quale la sindaca Raggi ha tributato un grande riconoscimento: «Egli manifesta in ogni occasione grandi capacità di navigatore» . Effettivamente l’impronta pastorale del cardinale unita al buon rapporto umano che si è cementato tra la sindaca e il Papa ha portato a sciogliere la diffidenza dei Cinque Stelle.

     

    I PRECEDENTI

     

    Difficile dimenticare quando, alla vigilia del giubileo della Misericordia, chiedevano alla Santa Sede trasparenza o quando faticavano a riprendere il modus operandi di collaborazion efluida che c’è sempre stato tra i il Campidoglio e il Vicariato per agevolare le attività parrocchiali, sbrigare le pratiche di tante congregazioni e oratori, sostenere il lavoro capillare della rete della carità. Un metodo fluido che si concretizzava nei tavoli di concertazione che si riunivano una volta al mese, iniziati con l’allora sindaco Veltroni e proseguiti fino all’arrivo dei grillini a Roma, quando per diffidenza e timore, il percorsosi era interrotto. Ieri l’apice di questo feeling ormai solido e per certi versi quasi storico. Che in Campidoglio è stato visto anche in chiave anti-Salvini: «Avete letto tra le sfumature la sintonia tra noi e il Papa sui temi sociali? Cosa diranno i leghisti?», rimarcavano dallo staff della pentastellata. Una mano santa, appunto, visti i tempi che corrono.

     

     

     

    BUCHE, RIFIUTI, METRO IL CALVARIO CAPITALE

    Mario Ajello per il Messaggero

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    Visto che la sindaca è volata via, in Qatar, i romani potrebbero mandarle le cartoline delle diocesi del Papa, cioé di Roma ridotta a un calvario. I mali della città che vedono tutti, e che anche Francesco conosce bene, possono essere racchiusi in un album di foto o in una collezione di cartoline riassuntive dell' invivibilità, della vergogna e della paura - il terrore per esempio di finire stritolati nelle scale mobili della metro, anche se sono ferme e abbandonate - che compongono lo Sfascio Capitale. Ecco l' immagine dell' accesso alla metro A di Repubblica interdetto dallo scorso ottobre, a 5 mesi fa, che sta per diventare un rudere di Piranesi.

     

    Ci crescerà l' erba? Ci andranno a pascolare le capre? La Roma dolente che ieri ha attraversato Francesco per salire da Virginia, è anche quella della gimcana tra una buca e l' altra e in tutto ne sono state censite 55.000 in questa grande voragine circondata da una città abbandonata.

     

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    E se Federico Fellini, che da non romano adorava questa città, sosteneva che il Macheccefréga fosse un tratto fondamentale del genius loci, adesso questo tipo di atavica leggerezza sdrammatizzante sembra sparito finalmente: sostenuto dalla rabbia civile di un popolo che non ne può più. E ieri mattina, proprio sotto al Campidoglio, mentre qualcuno sperava nel miracolo del Papa - «A Bergo', salvace tu!» - altri si abbandonavano a questa immagine: «Roma l' hanno fatta diventare tutta na cianchetta...». Ovvero, lo sgambetto - del ramo caduto che ostruisce il marciapiedi, della bottiglia abbandonata sul selciato in attesa che il vecchietto ci scivoli su, della banana e altri sdrucciolevoli ostaggi non raccolti dall' Ama e resi micidiali dall' umidità - è ormai il simbolo della vita quotidiana in questa città scombinata come non mai.

     

    E afflitta da una nuova questione romana fatta di 1.600 alberi a rischio (e quelli caduti hanno causato danni e feriti), di dieci assessori cambiati in meno di tre anni (e quelli che restano o finiscono indagati insieme a De Vito o litigano tra di loro divisi in correnti e conventicole o vorrebbero fuggire in Qatar), di topi volanti, a forma di gabbiani, che ti arrivano sul parabrezza del motorino quando meno tre li aspetti (anzi, ormai te li aspetti sempre). O ti circondano quando butti la spazzatura (ma l' immondizia resta lì e brucia Rocca Cencia dopo il rogo del Tmb Salario ed è a rischio l' intera raccolta dei rifiuti) e se si fa a gara con quegli uccellacci a chi è più coraggioso (io non mi sposto, spostati tu) la sconfitta è sicura. E forse converrebbe spostarsi in groppa ai volatili, visto che la metro al centro di Roma non c' è più: e sono chiuse le stazioni di Repubblica, Barberini e Spagna. Ossia quelle del cuore dello shopping e del salotto più pregiato della città. Ma come fa l' Urbe, ridotta così, a ritrovare il suo «splendore», come spera il Papa? Deve riuscirci e ci riuscirà ma per ora è ancora buio.

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    Dunque perché stupirsi davanti allo scontro politico e partitico che si incentra ogni giorno di più sul degrado di Roma, e ognuno gareggiando con l' altro su chi sacramenta di più sulle condizioni della Capitale mira a vincere la gara degli applausi da parte dei romani inviperiti?

     

    Non passa giorno che Salvini non intervenga su Roma, a sottolinearne lo stato pietoso. E ieri, dopo le uscite dell' altroieri («Ci sono gabbiani più aggressivi degli pterodattili»), il capo leghista infierisce: «Il Papa dalla Raggi in Campidoglio? È andata a benedirla...».E aggiunge: «Tra un po' arriva l' invasione delle cavallette, i romani meritano di più».

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    Ma niente, se non chiuderanno anche Cipro, Ottaviano e Lepanto sarà un miracolo ma qui anche i miracoli corrono il rischio di cadere in una voragine e di rompersi l' osso del collo.

     

    Perché nessuna capitale europea - Atene in confronto è un gioiello - sta messa peggio di questa. Anche se la grillina Paola Taverna, nella difesa d' ufficio della sindaca, se la prende con Salvini: «Eviti l' ironia sull' arrivo della cavallette.

    Perché la giunta Raggi sta lavorando ogni giorno per risolvere problemi che vengono da molto lontano». O forse sono frutto del solito complotto. Non quello dei frigoriferi stavolta. Ma dei topi che volano sulle metropolitane in tilt.

     

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