1. GLIFOSATO IN ITALIA
Riccardo Bruno per il ''Corriere della Sera''
roundup diserbante monsanto
È un affare che vale molto di più dei pur considerevoli 289 milioni di dollari che il colosso della Monsanto dovrà risarcire al giardiniere che si è ammalato di cancro. Perché la decisione del tribunale di San Francisco che ha trovato un legame tra quel tumore e l' uso del diserbante con glifosato che ha fatto la fortuna della multinazionale, probabilmente è solo la prima di una valanga di sentenze. Proprio un mese fa un altro giudice californiano aveva ritenute corroborate da «sufficienti elementi» le richieste di chi (si stima siano almeno cinquemila) potrebbe ottenere ragione da una corte.
diserbante
La Monsanto intanto annuncia appello. E la tedesca Bayer, che lo scorso giugno ha acquisito il marchio americano per quasi 63 miliardi di dollari, precisa: «La decisione della giuria non cambia il fatto che più di 800 studi e valutazioni in tutto il mondo hanno confermato che il glifosato non è cancerogeno».
Battaglia non solo giudiziaria, ma anche scientifica. Introdotto nell' agricoltura statunitense negli anni Settanta, grazie a costi ridotti ed efficacia di risultati, è diventato il diserbante più diffuso al mondo. Provocando sempre maggiori perplessità, che sembrarono autorevolmente confermate nel 2015. Quando la Iarc, l' Agenzia per la ricerca sul cancro dell' Organizzazione mondiale della sanità, inserì il glifosato tra le sostanze «probabilmente cangerogene» per l' uomo.
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Fine delle discussioni? Al contrario. Subito dopo si è per esempio pronunciata l' Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che ha ritenuto «improbabile che sia genotossico o che rappresenti un rischio di indurre cancro per l' uomo».
E negli anni seguenti dello stesso tenore sono state le conclusioni di altri organismi internazionali (come il gruppo Fao/Oms sui pesticidi oppure l' Echa, l' Agenzia europea per le sostanze chimiche). Chi ha ragione? A parte le sacrosante diversità di metodi d' indagine, a complicare le cose contribuiscono anche i sospetti che alcune ricerche siano, per così dire, «contaminate» dagli interessi delle multinazionali che finanzierebbero studi e analisi.
dewayne johnson vince contro monsanto
Come emerse l' anno scorso dalle indiscrezioni su quelli che vennero ribattezzati «Monsanto papers».
L' Italia è sicuramente tra le nazioni più impegnate a limitare l' uso del glifosato. Lo scorso novembre era tra i nove stati europei che avrebbero voluto impedire la proroga dell' utilizzo fino al 2022.
Troppo pochi per impedire il via libera. In ogni caso, dal 2016 sul nostro territorio non è possibile utilizzare il diserbante in aree sensibili, come parchi, scuole, aree giochi, campi sportivi. Oppure prima dei raccolti o in terreni in cui possono facilmente penetrare nel sottosuolo.
MONSANTO 4
Posizione presa dai precedenti governi, che non viene sconfessata da quello in carica. Ieri il vicepremier Luigi Di Maio è intervenuto su Facebook: «La sentenza ci dà tristemente ragione. La tragica malattia è una conseguenza della tossicità del pesticida.
Dobbiamo combattere l' invasione sul nostro mercato di questa sostanza».
«La strada intrapresa dal nostro Paese è quella giusta - osserva Gaetano Pascale, presidente uscente di Slow Food -. Anche se gli studi scientifici non sono univoci, è doveroso attenersi a quelli più prudenziali. Se negli Usa, dove non esiste il principio di precauzione, si arriva a una sentenza di condanna, vuole dire che tutte le nostre preoccupazioni erano purtroppo fondate». Concorda la Coldiretti: «L' Italia deve porsi all' avanguardia nelle politiche di sicurezza alimentare nella Ue e fare in modo che i controlli effettuati sui nostri prodotti vengano fatti anche su quelli stranieri che entrano nel nostro Paese».
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2. «NEL NORD EST L' ABBIAMO VIETATO TRA LE VIGNE DEL PROSECCO MA ROMA CI STA BLOCCANDO»
Luciano Ferraro per il ''Corriere della Sera''
C' è una zona d' Italia che ha deciso di abolire il glifosato.
Una zona vasta: più di 24 mila ettari di pianura e colline del Nord Est. Ma il ministero dell' Agricoltura non ha ancora deciso se accogliere o respingere la svolta bio di oltre 10.500 aziende. Sono stati i viticoltori del Veneto e del Friuli Venezia Giulia delle 9 province comprese nella zona del Prosecco Doc a votare, nel febbraio dell' anno scorso, la messa al bando del glifosato.
PROSECCO
Stefano Zanette, presidente del Prosecco Doc, è stato il protagonista della battaglia contro l' erbicida.
Cosa cambia con la sentenza statunitense contro la Monsanto?
«La sentenza dimostra che avevamo ragione - risponde Zanette -. Prima il consiglio di amministrazione, poi l' assemblea, hanno scelto il principio di precauzione. Noi non siamo in grado di stabilire se il glifosato della Monsanto e di altre aziende provochi o no il cancro. Ma abbiamo voluto comunque aumentare l' attenzione verso le famiglie che abitano a poca distanza dalle vigne, verso i consumatori e verso gli agricoltori che lavorano con queste sostanze».
Qualche altro Consorzio vi ha seguiti?
«Sì, nel Veneto si sono mossi sia i due Consorzi del Prosecco Docg sia quello della Valpolicella».
Da quando entrerà il vigore il divieto?
«La nostra è una scelta di responsabilità civile e sociale.
Speriamo che arrivi presto l' ultimo via libera da Roma».
Perché dopo un anno e mezzo non è ancora arrivato?
prosecco 2
«La nostra scelta, la prima del genere di un Consorzio italiano, doveva passare al vaglio del Comitato nazionale vini, l' organismo che decide come e quando possono cambiare i disciplinari, ossia l' insieme delle regole per produrre nelle singole zone. Vogliamo che chi usa il glifosato non solo sia sanzionato, ma gli venga anche impedito di produrre Prosecco Doc. Senza l' ok del Comitato le nuove norme non decollano».
Quando finirà lo stallo?
«Il 31 luglio è nato il nuovo Comitato. Ci aspettiamo un via libera veloce in modo che il Prosecco dell' anno prossimo sia glifosato free. Quando l' articolo sarà approvato (oltre all' erbicida saranno banditi i pesticidi Mancozeb e Folpet) per i vignaioli sarà obbligatorio rispettarlo. Una decisione contraria sarebbe un pessimo segnale per tutta l' agroalimentare italiano».
Nell' attesa cosa è cambiato tra i vostri filari?
«Negli ultimi due anni è decuplicata la superficie senza diserbo chimico. Al posto del glifosato molti usano macchine che sradicano l' erba sotto i filari o la seccano con un getto di fuoco alimentato da tralci di vite, soluzione sperimentale ed ecologica».