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    UN LANZALONE NEL FIANCO - IL CONSULENTE FU INVITATO A UNA CENA-EVENTO A ROMA DA DAVIDE CASALEGGIO LA SERA PRIMA DEL SUO ARRESTO - I VERTICI DEI 5STELLE SULLA GRATICOLA PER I RAPPORTI CON IL MANAGER - GLI ORTODOSSI DI ROBERTO FICO AVVISANO: “NOMINE, CAMBIARE METODO”


     
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    Stefania Piras per “il Messaggero”

    LANZALONE - ROCCO CASALINO - LUIGI DI MAIO LANZALONE - ROCCO CASALINO - LUIGI DI MAIO

     

    All'inizio Rousseau doveva essere una fondazione, un mondo che custodisse e trasmettesse i valori del M5S per come li aveva pensati il fondatore Gianroberto Casaleggio. L'associazione che lo ricorda però è molto simile a una fondazione politica.

     

    L'impronta è quella indelebile del guru e di chi ha lavorato con lui. Tutta gente che credeva e crede che fuori dal perimetro pubblico ci possano essere idee e opportunità di sviluppo che il pubblico può e debba copiare. Ecco perché nell' idea pentastellata di Smart nation (digitalizzare e sburocratizzare la PA) un profilo come quello dell' avvocato Luca Lanzalone, così trasversale e disinvolto, calzava a pennello.

     

    L'IBAN

    Ed è per questo che Davide Casaleggio lo ha voluto alla cena al Pipero, la notte prima del suo arresto per corruzione. Invito a pagamento: settanta euro da versare sull'iban intestato a Miowelfare.

     

    LANZALONE E LUIGI DI MAIO LANZALONE E LUIGI DI MAIO

    Il pagamento comprendeva la cena e il networking molto selezionato, un mondo di addetti ai lavori, lobbisti, giornalisti, parlamentari riuniti a parlare di previdenza e sistema assicurativo privato. Il titolo della serata era il welfare post ceto medio, ed era organizzata dalla startup, Miowelfare, collegata a una piattaforma web che raccoglie dati sensibili su occupazione e salute per personalizzare percorsi sanitari e di formazione.

     

    Erano i giorni delle nomine, Lanzalone si vedeva già alla Cdp, era apprezzato da Casaleggio per il portfolio contatti e perché offriva un punto di vista mondano ma allo stesso tempo in linea con l'austerità del Movimento. Non era al tavolo grande da dieci dove erano seduti Casaleggio junior, i suoi soci nella politica e nell'impresa, Luca Eleuteri e Maurizio Benzi, e i tre relatori, due dei quali ex Webegg, la creatura societaria amministrata da Casaleggio padre, ma era poco lontano.

     

    davide casaleggio davide casaleggio

    Quindi sì, formalmente a un altro tavolo, come ha effettivamente detto il manager milanese, ma non lì per puro caso. Anzi. La serata ha preso il via tardi, dopo le dieci, con la canonica spiegazione iniziale sull'associazione Casaleggio che a Ivrea ha sponsorizzato il suo evento grazie alla società Valore, il cui manager Stefano Ronchi durante la cena ha parlato di casse previdenziali e fondi sanitari.

     

    Il gruppo opera anche nell'ambito delle piattaforme multimediali «e potenziala fruizione dei servizi sanitari attraverso condivisione delle risorse e cooperazioni tra soggetti pubblici e privati».

     

    LUCA LANZALONE LUCA LANZALONE

    Pensava a loro Davide Casaleggio quando ieri mattina al Gianicolo invitava alla partecipazione utilizzando gli strumenti della rete, «l'accesso a diritti legati alla medicina con la possibilità di prenotare servizi». Lanzalone era lì, a stringere mani e a fare quello che il M5S voleva che fosse: il papavero dalle ampie relazioni istituzionali. A fine serata sono spuntati Laura Castelli, fresca sottosegretaria al Mef e anche lei in buoni rapporti con Lanzalone, e il capogruppo Stefano Patuanelli.

     

    LE NOMINE

    Queste cene però inaspriscono il clima burrascoso dentro il movimento. Il deputato Luigi Gallo, vicino a Roberto Fico, ieri ha scelto un vecchio discorso dell' attuale ministro alla sanità Giulia Grillo. «Per le partecipate statali, bisogna usare criteri limpidi e trasparenti: Cassa deposito e Prestiti, Rai, Finmeccanica.

     

    roberto fico roberto fico

    Nessun conflitto di interessi e raccolta e pubblicazioni di curriculum online perché gli enti sono dei cittadini e non della politica», scrive Gallo rivolto ai talent scout esterni al Movimento. Ma pure ai piani alti il metodo scelto non convince. Ieri una smarrita e arrabbiata Paola Taverna ha ricordato a tutti che: «Io non ho mai partecipato ad alcun processo decisionale né presentato curriculum per scegliere tecnici». Già, ma allora chi e come lo faceva?

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