1 - L’AMBIENTALISMO DI BLACKROCK È SOLO CARO VECCHIO CAPITALISMO. PAROLA DI FINK
Otto Lanzavecchia per www.formiche.net
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Ma quale ideologia – è il mercato, bellezza. Larry Fink è da dieci anni il ceo della società di asset management più grande al mondo, con 10 mila miliardi di dollari in gestione. E non ha usato giri di parole per difendere il posizionamento ambientalista della sua BlackRock, che secondo alcuni è troppo sbilanciato verso la sinistra liberale.
“Il capitalismo degli stakeholder non ha niente a che fare con la politica, non rientra in nessuna agenda sociale o ideologica”, ha scritto nella lettera annuale agli investitori. “Non è un’istanza woke […] ci concentriamo sulla sostenibilità non perché siamo ecologisti, ma perché siamo capitalisti e siamo legati da un rapporto fiduciario verso i nostri clienti”. Semplicemente, ha scritto il Ceo, le compagnie che non stanno pianificando la transizione verso un futuro a zero emissioni rischiano di rimanere indietro.
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Fink ha voluto togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Negli ultimi anni BlackRock si è posizionata come leader di mercato nel settore trasversale della crescita ambientale e sostenibile, detta Esg (obiettivi ambientali, sociali e di governo d’impresa). Nel 2021 si è impegnata ad azzerare le proprie emissioni entro il 2050, includendo quelle che derivano dal proprio portfolio di investimenti, e ha esortato le compagnie coinvolte a fare lo stesso.
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C’è chi storce il naso davanti a quella che percepisce come influenza indebita. Giusto lunedì il tesoriere del West Virginia Riley Moore ha annunciato che il fondo d’investimento statale non avrebbe più usato i servizi di BlackRock. Moore ha spiegato che la posizione ambientalista danneggerebbe l’economia dello stato, legata all’industria del carbone. Non è incidentale che il senatore (ed ex governatore) democratico del West Virginia Joe Manchin sia uno dei motivi per cui il pacchetto ambientalista del presidente Joe Biden si è arenato.
Scrive il Wall Street Journal che per sua natura un fondo indicizzato come BlackRock non può semplicemente vendere le azioni delle compagnie che non si allineano alla visione aziendale. Dunque i money manager tendono a spingere quelle compagnie in altri modi. Nella primavera del 2021 l’azienda ha fatto scalpore dopo aver votato per sostituire tre direttori della compagnia petrolifera ExxonMobil che erano riluttanti verso il passaggio rapido a fonti energetiche più pulite.
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In quell’istanza BlackRock si era alleata con un piccolo gruppo ambientalista di azionisti di ExxonMobil. Cosa che, secondo i critici, denotava un allineamento del maxi-fondo con la causa liberale. Il mondo repubblicano non ha tardato a rispondere; a giugno il rosso Texas ha passato una legge che obbliga gli enti statali come i fondi pensionistici a disinvestire dalle aziende che boicottano l’industria dei combustibili fossili. Molti hanno letto nell’evento un avvertimento nemmeno troppo velato a BlackRock, che controlla svariati miliardi del fondo pensioni dello Stato.
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Negli Usa il vento politico sta girando, l’impopolarità di Biden dà credito a coloro che si aspettano una rimonta repubblicana nelle midterms a novembre. Forse è anche per questo che Fink ha voluto rimarcare che la posizione di BlackRock rimane super partes. Ridurre le emissioni è “fondamentale per gli interessi economici a lungo termine dei vostri azionisti”, ha scritto ai Ceo delle aziende clienti, esortandoli a evolversi o rischiare di essere sostituite da concorrenti più adattabili. La transizione verso un mondo a zero emissioni, ha scritto, trasformerà ogni settore.
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2 - «SOSTENIBILITÀ? PAGARE MEGLIO CHI LAVORA»
Giuliana Ferraino per il "Corriere della Sera"
«Dove e come lavoriamo non sarà mai più lo stesso di prima», sentenzia nella sua lettera di inizio anno ai ceo Larry Fink, 69 anni, presidente e ceo di BlackRock, il più grande gestore del mondo, con oltre 10 mila miliardi di dollari gestiti. E chiede perciò alle imprese di «rispondere ai propri dipendenti».
Significa pagare di più chi lavora, ma anche creare un ambiente migliore, che va «oltre le questioni di retribuzione e flessibilità». Una rivoluzione. Nel 2018 Fink aveva scosso Wall Street, chiedendo ai ceo delle aziende di chiarire quale fosse il loro scopo ( purpose ) e il contributo alla società. Nel 2019 aveva dichiarato che le imprese hanno innanzitutto «una responsabilità sociale», un cambiamento radicale rispetto al dovere di creare utile per gli azionisti. Nel 2020 il manager è arrivato a minacciare di «passare dalla retorica sui comportamenti virtuosi ai fatti», davanti ai rischi del cambiamento climatico sulle strategie di lungo periodo.
joe biden anniversario dell'assalto a capitol hill
E l'anno scorso ha rincarato la dose per spronare le imprese ad accelerare verso un'economia a zero emissioni nette. Adesso la sostenibilità investe il lavoro. «Nessun rapporto è stato più cambiato dalla pandemia di quello tra datori di lavoro e dipendenti. Il tasso di abbandono negli Stati Uniti e nel Regno Unito è ai massimi storici. E negli Stati Uniti, stiamo vedendo una delle più alte crescite salariali degli ultimi decenni», sostiene Fink.
Se il turnover e l'aumento degli stipendi variano a seconda della regione o del settore, «i dipendenti di tutto il mondo cercano di più dal loro datore di lavoro, compresa una maggiore flessibilità e un lavoro più significativo». Prima «le aziende si aspettavano che i lavoratori venissero in ufficio 5 giorni alla settimana; la salute mentale era raramente discussa sul posto di lavoro; e i salari per quelli a basso e medio reddito crescevano a malapena». Ma «quel mondo è finito», dichiara Fink.
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L'uscita dalla pandemia mette i ceo davanti «un paradigma profondamente diverso» da quello a cui siamo abituati. E le imprese che non si adeguano, lo fanno a loro pericolo, perché «il turnover fa aumentare le spese, abbassa la produttività ed erode la cultura e la memoria aziendale», spiega. La competizione per i talenti è una questione di sopravvivenza per le aziende quanto la transizione energetica.
Ma con attività finanziarie globali pari a 400 trilioni di dollari, «le aziende giovani e innovative non hanno mai avuto un accesso più facile al capitale». Ecco perché Fink crede che la decarbonizzazione dell'economia globale stia per creare «la più grande opportunità di investimento» della nostra vita.
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«Ogni azienda e ogni settore saranno trasformati dalla transizione verso un mondo a zero emissioni nette: i prossimi mille unicorni non saranno motori di ricerca o società di social media, saranno innovatori sostenibili e scalabili: startup che aiutano il mondo a decarbonizzare».
Con un avvertimento: «I governi e le aziende devono garantire che le persone continuino ad avere accesso a fonti di energia affidabili e accessibili». Secondo Fink, qualsiasi piano che si concentra esclusivamente sulla limitazione dell'offerta e non affronta la domanda di idrocarburi «farà salire i prezzi dell'energia» per chi può permetterselo meno.
«Il disinvestimento da interi settori, o semplicemente il passaggio di asset ad alta intensità di carbonio dai mercati pubblici a quelli privati, non porterà il mondo allo zero netto. E BlackRock non persegue il disinvestimento dalle compagnie petrolifere e del gas come politica.
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