Estratto dell'articolo di Emanuele Lauria per "www.repubblica.it"
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Lady No Vax saluta e se ne va. Alzando il velo sul ribaltamento degli equilibri che in questi giorni sta agitando la Lega, dietro i rattoppati paraventi posti dai big. L'europarlamentare Francesca Donato lascia il Carroccio un minuto prima aver detto che la sua linea critica nei confronti dei provvedimenti del governo, "pur condivisa da larga parte della base è diventata minoritaria: prevale la posizione dei ministri, con Giorgetti, e dei governatori. Io non mi trovo più a mio agio e tolgo tutti dall'imbarazzo".
francesca donato 3
Lei è sempre stata una delle parlamentari della Lega più aggressive (per usare un eufemismo) sul Green Pass. Perché abbandona il partito?
"Ho fatto una riflessione lunga e sofferta. Io credo nella libertà individuale e nel principio di autodeterminazione delle scelte sulla salute. Principi inderogabili che questo governo sta violando. Non posso più stare in un partito che sostiene l'esecutivo Draghi".
Ma in questi mesi ha parlato con Salvini del suo disagio?
"Puntualmente. Sa, il segretario si trova in una posizione delicata. Rappresenta un partito con diverse anime, ma c'è una prevalenza della linea dei presidenti di Regione e dei ministri, capeggiati da Giorgetti, a favore delle scelte del governo Draghi. Il segretario ha cercato di dare forza a quanti come me giudicano che le decisioni sul Green Pass siano sproporzionate e inadeguate. Salvini ha dovuto mediare, ma a un certo punto si è fermato, non giudico il suo lavoro".
francesca donato e matteo salvini
Sta dicendo che il leader è finito in minoranza?
"Beh, almeno all'interno della segreteria del partito pare che sia così".
Vede una scalata interna dell'ala "governativa" cui faceva riferimento prima?
"Diciamo che l'impressione che hanno molti commentatori ha un fondamento".
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(…)
Crede che si arriverà a una scissione?
"Non pensate che le voci contrarie alla linea pro-governo, fra gli eletti, siano sono quelle di Borghi, Bagnai o Siri. C'è un forte dissenso interno che, laddove non sarà composto, non potrà che emergere: potrà verificarsi pure una scissione. Intanto arrivano le amministrative: se non andrà bene, per la Lega, nessuno potrà dire che il problema erano i no Vax. Anzi, i governatori del Nord dovrebbero fare una riflessione in quel caso".
matteo salvini e giancarlo giorgetti 8
Che farà, adesso, onorevole?
"Lascio la Lega ma resto nel gruppo di Identità e democrazia, ho contatti con altre delegazioni straniere contrarie al Green Pass. Intendo restare indipendente, finché c'è l'emergenza Covid, poi vedremo. Fdi? Va riconosciuto a Giorgia Meloni di aver mostrato coraggio e lungimiranza non entrando al governo...".
SU WHATSAPP I VELENI DELLA LEGA "A QUESTO PUNTO MEGLIO LA SCISSIONE"
Emanuele Lauria per "la Repubblica"
salvini giorgetti
Veleni, sospetti, il timore di una scissione. L'addio dell'eurodeputata Francesca Donato, fra le più visibili esponenti della corrente No Pass che Salvini ha coccolato prima di finire in minoranza, chiude una settimana da tregenda per la Lega. Una vicenda emblematica, quella di Donato, non solo perché è il quarto forfait lamentato dal Carroccio a Bruxelles dall'inizio della legislatura. Ma soprattutto perché questa storia, raccontata dall'inizio anche attraverso messaggi via WhatsApp di cui Repubblica è venuta in possesso, testimonia della profonda spaccatura fra le due anime del partito, di tentativi impacciati per nasconderla e del senso di smarrimento degli eletti.
goofy 7 alberto bagnai claudio borghi
Lunedì scorso, 13 settembre, il ministro Giancarlo Giorgetti evidenzia tutta la distanza dalle posizioni prudenti di Matteo Salvini: mentre il segretario frena sul Super Green Pass («Non so nulla, voglio vedere la bozza»), il capodelegazione annuncia da Città di Castello l'estensione del lasciapassare sanitario a tutti i lavoratori. Nelle stesse ore va in scena un discusso convegno a Palazzo Madama, organizzato dalla senatrice leghista Roberta Ferrero, sulle cure alternative per il Covid. In un clima di imbarazzo diffuso, si parla di liquirizia e antiparassitari per affrontare a casa l'infezione.
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La presidente Casellati prende le distanze, Salvini dice di non saperne nulla. Fatto sta che Donato viene invitata, come lei stessa riferisce: «Ero pronta ad andare, c'erano fior di scienziati, ma mi è stato chiesto di non partecipare. Da chi? Dal capogruppo Massimiliano Romeo». L'obiettivo è quello di evitare la sovraesposizione mediatica di un evento che sta dilaniando il partito, fra i cui relatori c'è pure Alberto Bagnai, il senatore che di lì a qualche giorno avrebbe promosso il referendum per abolire il Green Pass.
Obiettivo, va detto, fallito, visto il clamore e le critiche all'ala No Vax della Lega che il convegno ha suscitato.Proprio il via libera al certificato verde per tutti, giunto ufficialmente giovedì a Palazzo Chigi, ha delineato le fazioni in campo nella Lega, certificato la retromarcia salviniana e contemporaneamente - nella controstoria che corre sugli smartphone del Carroccio - rimuove gli ultimi dubbi di Francesca Donato sulla sua permanenza nella Lega.
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Dubbi che l'europarlamentare aveva già espresso al presidente del gruppo di Identità e Democrazia nel parlamento Ue, Marco Zanni, e al capodelegazione Marco Campomenosi. Al punto da fare irritare Salvini: «Zanni e Campomenosi mi hanno riferito del vostro incontro - scrive il segretario a Donato - Ma la settimana scorsa non mi avevi scritto che l'ultima cosa che volevi fare fosse nuocermi?». La risposta dell'onorevole è più o meno questa: «Non me la sento di tacere e stare a guardare».
Il 16 settembre, il giorno del Consiglio dei ministri sul Green Pass, Donato scrive a Zanni, parlando in codice: «Scusa Marco ma chi c'è per la Lega in cabina di regia? ». Risposta: «GG (Giancarlo Giorgetti, ndr)». Ancora Donato: «Non perde occasione per dimostrare che MS (Salvini, ndr) non conta più nulla».
matteo salvini giancarlo giorgetti
Zanni annuisce, salviniano di ferro, legge così la situazione: «Ormai è così, decide Draghi, lui non obietta e via. Non potrà durare molto, vedrai che qualcosa succederà». In pratica, il dirigente che Salvini ha messo al vertice del maxi-gruppo europeo di Destra ipotizza «un trauma nel governo o un trauma nella Lega. Oppure entrambi». Secondo Zanni «lo status quo non può durare e le amministrative sono un evento che inciderà». Quasi se lo augura, l'influente eurodeputato: «L'importante è che ci sia un evento che tiri fuori MS dal pantano. E se si tratta di una spaccatura nel partito tanto meglio».
C'è già l'aria della sfida interna, per il post voto. Zanni è sicuro: «MS (sempre Salvini) non credo si pensioni in ogni caso e lui i voti li ha. Io - tiene a sottolineare - sarei contento di stare in un partito salviniano anche al cinque per cento ». Grande prova di fedeltà. Ma anche la testimonianza, messa per iscritto, del baratro in cui rischia di scivolare il Carroccio.
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