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    TV, TORRISI E CALZONI! “MI HANNO APPICCICATO L’ETICHETTA DI MALATA MA ORA TORNO IN TV CON UN PROGRAMMA DI CUCINA” - DAL 28 GIUGNO LAURA TORRISI, EX DI PIERACCIONI, CONDUCE "QUESTO NON LO SO FARE" - "HO AVUTO DEI PROBLEMI DI SALUTE. FIN DA PICCOLA SOFFRO DI ENDOMETRIOSI E OGNI DUE PER TRE FINISCO SOTTO I FERRI. ORA PERÒ SONO TORNATA, CARICA A PALLETTONI” – “IL CINEMA? PER RECITARE TI DEVONO CHIAMARE. ALL’INIZIO HO ALIMENTATO LO STEREOTIPO ALLA JESSICA RABBIT, MA A UN CERTO PUNTO HO CAPITO CHE…”


     
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    Estratto dell’articolo di Francesca D'Angelo per “la Stampa”

     

    Questo non lo so fare: già il titolo ci piace. Dopo anni di Masterchef, ricette criptiche e cuochi «gastrofighetti» (per dirla alla Benedetta Rossi) ci voleva un programma tv che stendesse apertamente l'elogio dell'errore in cucina. A idearlo e condurlo è Laura Torrisi: dopo alcuni anni di lontananza dal piccolo e grande schermo (il film Din Don è del 2019, la fiction Le tre rose di Eva risale al 2017), l'attrice riparte da questo singolare cooking show, in onda sul canale Food Network dal 28 giugno alle 22. Al centro, una rosa di personaggi famosi alle prese con un piatto che non sanno fare.

     

    Ode alla macchia di sugo sul grembiule?

    laura torrisi laura torrisi

    «Ci vuole un po' di cucina pop!Ormai esistono poche cose rilassanti al mondo: una di queste è cucinare. Perché rovinarla? Pensi che ho persino rifiutato la versione vip di Masterchef: quel talent avrebbe tirato fuori la Mara Maionchi che c'è in me, e non volevo finire per odiare un passatempo così piacevole come stare ai fornelli».

     

    Quindi lei è una brava cuoca?

    «Per forza. Primo: sono siciliana. Quindi sei addestrata fin dalla nascita a cucinare. Inoltre sono celiaca: devi imparare per forza a industrarti».

     

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    Torna finalmente in tv: perché era sparita?

    «Ho avuto dei problemi di salute: fin da piccola soffro di endometriosi e ogni due per tre finisco sotto i ferri. L'ultima volta è stata però un po' più complicata, perché erano sbucate delle ernie e mi hanno dovuta operare di nuovo a stretto giro. Era giusto fermarmi e prendermi cura di me. Ora però sono tornata, carica a pallettoni».

     

    Però torna da conduttrice e non da attrice: perché?

    «Eh, per recitare ti devono chiamare! In realtà ci sarebbero un paio di progetti ma, per motivi diversi, sono al momento bloccati. Condurre è stato bellissimo, mi sono divertita molto, anche se è chiaro che il mio posto è il set».

    laura torrisi laura torrisi

     

    Come ha vissuto lo stop?

    «All'inizio bene: ne avevo bisogno, l'ho usato per guardarmi dentro e ricentrarmi. Tuttavia, nel momento in cui mi sono sentita pronta a tornare, mi è dispiaciuto riscontrare che era difficile riuscirci. Comunque, come vede, io non mollo: dove non ci sono porte, o me le chiudono in faccia, costruisco portoni. O almeno ci provo».

     

    Si è mai sentita addosso l'etichetta di malata?

    «Dieci anni fa fui la prima a parlare di endometriosi: lo feci per sensibilizzare su questa malattia, che era poco nota, ma poi appunto mi appiccicarono l'etichetta di malata. Per questo smisi di parlarne. Il mio scopo era aiutare le donne, dare loro voce, e far capire allo Stato che doveva aiutarle: ci sono dei momenti in cui non puoi stare nemmeno seduta, figurati lavorare! Non ho smesso di battermi per la causa, ma ora lo faccio a porte chiuse».

     

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    Nonostante la malattia è riuscita comunque ad avere figli. Altrimenti avrebbe tentato qualsiasi strada, dall'adozione all'utero in affitto?

    «All'epoca le avrei risposto di sì: tranne l'utero in affitto, avrei provato di tutto. Oggi ho un altra maturità: penso che bisogna trovarsi nelle situazioni per giudicare. Forse però proverei ad accettarlo: se un desiderio non si avvera, spesso c'è una ragione più grande».

     

    Ha dichiarato: «Da adolescente la mia bellezza veniva letta come una colpa e portava con sé giudizi negativi. Dopo il film Una moglie bellissima questi stereotipi erano esplosi». Ma chi li nutriva?

    «Tutti. Ammetto che all'inizio, per immaturità, ho alimentato lo stereotipo alla Jessica Rabbit, che mi avevano cucito addosso, ma a un certo punto ho capito che avevo altro da raccontare. Ho provato a sganciarmi ma i ruoli che arrivavano erano sempre simili… Purtroppo il mercato tende a incasellarti anche se in te vivono dieci persone diverse. Io, per esempio, fino a 10' fa stavo zappando l'orto…».

     

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