Alessandro Bocci per corriere.it
LAZZARI ZACCAGNI
La maglia azzurra è il sogno di ogni bambino che tira calci a un pallone. Una volta la indossavano solo i più bravi, adesso anche quelli che più bravi non lo sono, quasi la snobbano. È quanto accaduto in questi giorni complicati a Coverciano. Breve riassunto: giovedì nel primo pomeriggio, dopo la batosta rimediata con l’Argentina, Roberto Mancini ha deciso di mandare a casa i più stanchi del gruppo, leoni di Wembley che hanno regalato all’Italia il titolo Europeo.
All’ora di cena, dopo l’allenamento, è arrivata una seconda comunicazione: altri tre azzurri lasciano il ritiro. Uno Sirigu, anche lui campione, voleva rimanere nonostante avesse un dito steccato. Lazzari e Zaccagni, invece, hanno chiesto di potersene andare in vacanza adducendo lievi malanni. «Stavano bene, sono sorpreso», ha raccontato Mancini, più deluso che arrabbiato. L’esterno ha messo insieme tre presenze, l’attaccante soltanto una. Per loro la Nations League poteva trasformarsi in un’opportunità. E invece, anziché stringere i denti e lottare per mettersi in luce e dare una mano alla squadra in difficoltà, si sono arresi.
LAZZARI E ZACCAGNI
La Nazionale deve essere un privilegio e non un peso. Servirebbe più rispetto per la maglia. A settembre era stato Sensi ad andarsene, salvo poi tranquillizzare i tifosi dell’Inter sui social un minuto dopo aver chiuso il portone della Nazionale. Stavolta è più grave perché la stagione sta finendo e gli azzurri in questione non devono difendersi dalle pressioni del club. Fossimo nei panni di Mancini non li chiameremmo più.