Estratto dell'articolo di Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
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Com’è noto, la Rai ha sospeso il programma di Alberto Angela «Noos» (Rai1) per non umiliarlo troppo di fronte agli ascolti di «Temptation Island» (Canale 5).
È una grande sconfitta per il servizio pubblico […]
Su «Temptation Island» abbiamo già scritto abbastanza: fa grandi ascolti perché è il programma che meglio ci rispecchia. Ci illudiamo di essere diversi da quegli sfessati di partecipanti ma siamo come loro, altrimenti non si spiegherebbero certi fenomeni politico-sociali di questi ultimi tristi anni.
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Non sarebbe difficile fare un elenco di ministri e parlamentari perfetti per i falò di Maria De Filippi. Però quei signori li abbiamo votati noi, il populismo non è un’astrazione, un fantasma da talk show. La retorica dell’audience è la stessa retorica delle votazioni plebiscitarie? Parrebbe proprio di sì. Ma allora viene da chiedersi: a cosa serve il servizio pubblico? Perché paghiamo un canone? La più grande «industria culturale del Paese» si spaventa per i numeri? Il «povero» Alberto Angela va protetto come un fragile fiore di serra?
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La misura di un servizio pubblico non dev’essere comparabile con gli ascolti della concorrenza ma con la bontà del proprio prodotto.
Oppure c’è un interdetto, una verità che la Rai non avrà mai il coraggio di dire pur pensandolo: «Noos» non «rappresenta un unicum nel panorama televisivo italiano ed è un fiore all’occhiello del servizio pubblico». È un normale programma di divulgazione, fatto per l’estate, senza troppi impegni produttivi e forse anche culturali. Per questo fa pochi ascolti.
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