1 - UN NUOVO DEPISTAGGIO PER UNA VERSIONE DI COMODO
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
' PER REGENI (ANSA)
Le ultime rivelazioni provenienti dal Cairo provano che lo scontro tra apparati egiziani è tutt' altro che sanato. Perché la scelta di fornire dettagli sulla data della morte di Giulio Regeni - peraltro già noti dopo l' autopsia svolta a Roma dal professor Antonio Fineschi - e poi smentirli dopo appena due ore, mostra l' assenza di una «linea» comune. E soprattutto viene interpretata dalle autorità italiane come l' ennesima provocazione nella ricerca di una versione di comodo che serva a chiudere il «caso».
REGENI
Ecco perché l'ipotesi che la cattura e l'assassinio del ricercatore siano stati pianificati per indebolire la leadership del presidente Abdel Fattah Al Sisi e colpire i buoni rapporti con il nostro Paese rimane soltanto una delle possibilità. E perché il governo italiano sta valutando le possibili «mosse» diplomatiche per pretendere la verità come si è impegnato a fare il presidente del Consiglio Matteo Renzi, prendendo un impegno formale con la famiglia.
IL SEGNALE POLITICO
manifestazione per giulio regeni
È trascorso un mese dal ritrovamento del corpo del giovane dottorando in un fossato dell' autostrada che collega la capitale ad Alessandria. Un tempo ritenuto sufficiente per arrivare almeno ad una prima ricostruzione credibile di quanto accaduto. O quantomeno per ottenere copia dei documenti raccolti dagli investigatori egiziani. Ma nulla di tutto questo è avvenuto, anzi il team composto da carabinieri del Ros e poliziotti dello Sco continua a rimanere al Cairo senza ricevere alcuna collaborazione.
erri de luca manifestazione per giulio regeni
E dunque si deve decidere se farli tornare a casa, abbandonare il campo per lanciare un preciso segnale «politico». Un provvedimento più attenuato rispetto alla convocazione dell' ambasciatore egiziano a Roma Amr Helmy, o addirittura del «richiamo» del nostro rappresentante in Egitto Maurizio Massari che finora è stato escluso da Palazzo Chigi. Ma comunque un messaggio forte inviato proprio ad Al Sisi e ai suoi fedelissimi.
L'AUTOPSIA
Le verifiche effettuate in Italia su delega del pubblico ministero Sergio Colaiocco hanno consentito di raccogliere una serie di dati preziosi sugli ultimi giorni e soprattutto sulle ultime ore di Regeni. Gli esami svolti fanno ritenere che il giovane ricercatore sia stato ucciso circa 48 ore prima che il suo cadavere fosse ritrovato, dunque tra il 31 gennaio e il primo febbraio. La sua cattura risale alla sera del 25 gennaio.
I TUTOR INGLESI DI REGENI PROTESTANO CONTRO AL SISI
Vuol dire che è rimasto nelle mani degli aguzzini almeno cinque giorni, sottoposto a «prolungate torture», a sevizie terribili. L' equipe medica ha anche accertato che a provocare la morte è stato un colpo violento alla testa. Ciò dimostra che non è morto per caso, ma si è deciso di ucciderlo probabilmente perché non è stato in grado di fornire le informazioni che pensavano avesse. Gli inquirenti italiani sono anche persuasi che la scelta di far ritrovare il suo corpo dovesse servire, nelle intenzioni degli egiziani, a chiudere il caso nella convinzione che i buoni rapporti tra i due Stati avrebbero alla fine favorito un accordo su una versione di comodo.
giulio regeni
I DEPISTAGGI
Così non è stato, almeno fino ad ora. Grazie al lavoro degli specialisti del Ros e dello Sco sono stati scoperti dettagli inediti sui contatti e sugli spostamenti di Regeni al Cairo che servono a confutare le varie versioni sin qui offerte dalle autorità egiziane e veicolate attraverso i media locali, ma non solo.
Perché in alcuni casi le «soffiate» sono giunte a quotidiani e agenzie di stampa internazionali, proprio come accaduto ieri con la Reuters e nelle scorse settimane con il New York Times . Spezzoni di verità mescolati a bugie, più spesso veri e propri depistaggi. Il timore degli analisti italiani è che ciò sia il preludio all' arresto di finti colpevoli utilizzati soltanto per chiudere il caso.
FUNERALE REGENI
2 - POLEMICHE PER LO SPOT CON LE TORTURE
Da il “Corriere della Sera”
Wind ha ritirato dalle reti televisive, da YouTube e Facebook il suo ultimo spot comico che vedeva l' attore Giorgio Panariello rivelare le offerte del gestore telefonico sotto minaccia di torture. La decisione è stata presa dopo le proteste di varie associazioni tra le quali Amnesty International e degli stessi familiari di Giulio Regeni, che ritengono offensiva la pubblicità, per quanto girata prima dei fatti accaduti al Cairo. Nello spot l' attore si rifiuta di rivelare i dettagli delle nuove promozioni della compagnia telefonica. Una voce fuori campo allora ordina «Torturatelo». A quel punto l' uomo, tenuto legato da una corda, inizia a fornire informazioni.
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