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    PURE LE BANCHE SVIZZERE SI SONO ROTTE LE PALLE DI ESSERE NEUTRALI - GLI ISTITUTI DI CREDITO ELVETICI NON SCHERZANO CON I RICCONI RUSSI, AI QUALI HANNO BLOCCATO UNA CIFRA COLOSSALE: 150 MILIARDI DI EURO, IL 5% DI TUTTI I CAPITALI GESTITI DALLA PIAZZA FINANZIARIA SVIZZERA - UNA CLIENTE DI ORIGINE RUSSA SI È VISTA MINACCIATA: SENZA UN PERMESSO DI SOGGIORNO VALIDO LE AVREBBERO BLOCCATO IL CONTO - I CASI DEL MAGNATE USMANOV E DI TIMCHENKO...


     
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    Franco Zantonelli per “la Repubblica - Affari & Finanza

     

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    Per dare un'idea del clima di sconcerto che si respira in Svizzera, dopo la decisione dello scorso 28 febbraio del Governo di Berna di seguire Ue e Stati Uniti nella politica di sanzioni alla Russia, è sufficiente leggere una notizia, pubblicata dal portale finanziario di Zurigo, Inside Paradeplatz.

     

    Il quale riferisce di una letteraccia che Migrosbank, l'istituto di credito legato alla catena di supermercati Migros, ha scritto a una propria cliente, colpevole di essere di origine russa. Alla donna è stata intimata la presentazione, entro 7 giorni, di un permesso di soggiorno valido per la Svizzera, pena il blocco del suo conto bancario.

     

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    Per sua fortuna la signora aveva, nel frattempo, ottenuto la cittadinanza elvetica, di modo che a Migrosbank non è rimasto che inviarle una lettera di scuse. Il fatto è che, se fino a poche settimane fa ai sudditi di Putin, frequentatori di grandi alberghi, ristoranti stellati e delle boutiques griffate della Confederazione, veniva steso il tappeto rosso, oggi quelli che una volta erano clienti riveriti suscitano imbarazzo.

     

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    Basta un dato del Seco, il Segretariato dell'Economia svizzero, per capire in che guaio si trovino in seguito alle sanzioni che hanno colpito, oltre agli oligarchi, centinaia se non migliaia di cittadini russi.

     

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    Ai quali le banche hanno bloccato una cifra colossale: secondo stime attendibili 150 miliardi di franchi che, al cambio odierno, sono 150 miliardi di euro. Il 5% di tutti i capitali gestiti dalla piazza finanziaria svizzera.

     

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    Le banche sono state prese un po' in contropiede. Anche perché, inizialmente, Berna aveva tenuto al riparo i russi sanzionati, qualora titolari di una relazione bancaria in Svizzera, o con rapporti di consuetudine con la Svizzera.

     

    Molti di loro dispongono di fortune ingenti e guidano gruppi multinazionali. Il caso di Alisher Usmanov, il magnate la cui fortuna è stimata, da Forbes, in una quindicina di miliardi di euro e il cui yacht da 600 milioni è bloccato in Germania.

     

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    A quanto ha reso noto la tv pubblica di Ginevra «Usmanov figurava tra i clienti importanti delle banche Credit Suisse e Julius Bär». Sui suoi conti, tra il 2012 e il 2017, ci sarebbe stato un giro vorticoso di quattrini, per un ammontare stimato in circa 700 milioni di dollari.

     

    Neppure Gennady Timchenko - Forbes gli attribuisce un patrimonio di una ventina di miliardi di dollari - è sfuggito alle sanzioni, nonostante la sua dimestichezza con la Svizzera, grazie alla villa da nababbo che possiede a Ginevra, alla sua apprezzata attività di promotore culturale e al finanziamento, in qualità di sponsor, della principale squadra di hockey locale, il Ginevra Servette, che milita nel massimo campionato svizzero.

     

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    Sia Usmanov che Timchenko, come i loro connazionali, non possono più né prelevare né depositare soldi dai loro conti in Svizzera. Una vera e propria umiliazione l'ha vissuta, sulla propria pelle, l'oligarca Viktor Vekselberg, che si è visto bloccare, da un giorno all'altro, il proprio conto a Postfinance, l'istituto finanziario della posta svizzera. Vekselberg si è infuriato, affermando che Postfinance è tenuta a fornire i propri servizi a tutti i residenti in Svizzera, ma non c'è stato niente da fare.

     

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    L'adesione alle sanzioni ha comportato un sovraccarico di lavoro per le banche: «Tutti gli istituti - ha spiegato Edouard Cuendet, direttore della fondazione Genève place financière - sono stati costretti a mobilitare al massimo le loro forze per capire se, tra i loro clienti, figurassero persone colpite dalle sanzioni». Anche per evitare, tanto per capirci, che si moltiplicassero le gaffes come quella in cui è incorsa Migrosbank.

     

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    A vigilare affinché tutto fili come ha deciso il Governo ci pensa la Finma, equivalente svizzero della Consob. Ma in che modo le banche continueranno ad amministrare i patrimoni dei loro clienti sottoposti a sanzioni? «Usando i conti di prestanome di nazionalità svizzera, ai quali concedono dei prestiti garantiti dagli averi bloccati», spiega Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia ed economia monetaria all'Università di Friburgo.

     

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    L'adesione della Svizzera alle sanzioni è stata vissuta, dalla destra sovranista, maggioritaria al Parlamento di Berna, come un attentato alla neutralità elvetica. «Non potevamo stare con le braccia incrociate, l'intervento militare russo minaccia anche noi, in quanto Paese europeo», ha replicato il leader democristiano, Gerhard Pfister.

     

    «Anche perché - rileva Sergio Rossi - le autorità non possono compromettere la reputazione della Svizzera in quanto piazza finanziaria di importanza mondiale, visti anche i recenti scandali che hanno coinvolto, in particolare, Credit Suisse.

     

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    Inoltre, Berna deve evitare in qualsiasi modo di raffreddare ulteriormente i rapporti con l'Unione europea, dopo l'abbandono delle trattative per un accordo quadro. Per l'economia svizzera, l'Ue rimane il primo partner commerciale e il più importante mercato di sbocco per i suoi prodotti».

     

    Si può affermare che la Svizzera sia stata tirata per i capelli a fianco degli alleati anti-Putin? Certo è che una parte non indifferente della sua pluricentenaria neutralità è stata erosa. Non fosse stato così le reazioni di Usa e Ue sarebbero state pesanti, visto che diverse banche hanno ancora contenziosi aperti, in particolare in Francia e negli Stati Uniti. Più saggio lasciar scappare gli oligarchi a Dubai o in qualche altra piazza offshore.

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