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Oscar Daniel Bezerra Schmidt, in Campania è per tutti solo Oscar. Il recordman mondiale di punti segnati: 49.737, “più di un mito autentico come Kareem Abdul Jabbar” come giustamente scrive Carmelo Prestisimone che l’ha intervistato per il Corriere della Sera. E’ entrato nella Hall of Fame di Springfield ma non ha mai giocato in Nba. Era il fuoriclasse della Juve Caserta che poi vinse lo scudetto quando lui se ne andò. Lui la ricorda così:
«Fu il suggello di un progetto che continuò con i giovani campani, con scugnizzi che fecero cose straordinarie come Nando Gentile, Enzino Esposito. Contro di me ci fu un complotto. Dovetti andare via da Caserta dopo 8 stagioni. Tre anni prima morì il presidente Maggiò. Con lui avevo firmato un contratto di 4 anni dopo che il Real Madrid mi propose un triennale. Se ci fosse stato ancora lui sarei rimasto e avrei vinto anche io. Non mi permisero di restare a giocare in A1…».
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Il brasiliano ha quasi 65 anni e ha superato due operazioni al cervello per rimuovere due tumori: “Ora sto bene. Battere la malattia è stata la mia più grande vittoria, il mio miglior canestro. Sono andato due volte sotto i ferri per eliminare due tumori al cervello: il primo grosso 8 centimetri, l’altro più piccolo. Da un orecchio all’altro. E gli interventi lunghissimi alla clinica di San Paolo. Il primo durato 8 ore, l’altro 6 ore e mezzo”.
Oscar dice che l’estrema medicalizzazione dello sport riguardava ai suoi tempi anche il basket, non solo il calcio: “Nel basket la situazione era simile a quella del calcio. Molti assumevano farmaci misteriosi. Non ho mai preso il Micoren di cui si parla molto. Ricordo che per il raffreddore qualche medico consigliava l’Afrim. Era ritenuto dopante. Alle Olimpiadi non me lo fecero usare. Provai a risolvere il problema col Rinosol”.
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