Ilario Lombardo Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
pfizer
Il primo raggio di speranza nella lotta contro il Covid viene dalla compagnia americana Pfizer e dalla tedesca BioNTech, che hanno annunciato di aver sviluppato un potenziale vaccino efficace nel 90% dei casi. Gli studi sono preliminari e hanno bisogno di conferme, ma gli scienziati che li hanno condotti contano di poter chiedere l'autorizzazione all'uso di emergenza già entro la fine del mese, per fermare il Covid-19 che ha già ucciso oltre 1,2 milioni di persone in tutto il mondo. I mercati hanno preso la notizia come un segnale molto incoraggiante, reagendo con rialzi in tutte le borse mondiali.
BioNTech e Pfizer hanno avviato un trial che ha coinvolto 44.000 volontari. Le regole della Food and Drug Administration (Fda) stabiliscono che la risposta di questi test può essere valutata in maniera affidabile dopo che 164 volontari sono stati infettati, ma la Pfizer ha deciso di pubblicare i risultati preliminari dopo 94 infezioni.
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L'amministratore delegato del colosso americano Albert Bourla ha detto che lo studio continua e che la sua azienda è in grado di produrne 50 milioni di dosi entro la fine dell'anno, 1,3 miliardi entro il 2021. L'amministrazione Trump aveva offerto alla Pfizer 1,95 miliardi per produrre 100 milioni di dosi, ma l'azienda ha rifiutato, finanziando tutto con i propri fondi. Bourla ha escluso motivazioni politiche dietro all'annuncio, avvenuto dopo le presidenziali americane: «Il nostro lavoro si basa solo sulla scienza». Non sembra esserne molto convinto il figlio di Trump, Donald Jr, che parla di «tempistica piuttosto sorprendente».
anthony fauci
Poco prima era stato il padre, il presidente uscente, a gioire su Twitter, ma concentrando l'attenzione sulla reazione dei mercati. Il presidente eletto Joe Biden ha fatto sapere che ci vorranno mesi per una distribuzione capillare ma che sarà gratis. E Tony Fauci, virologo della task force della Casa Bianca ha commentato: «Un risultato straordinario. Non ci aspettavamo che la percentuale di protezione fosse così alta, saremmo stati contenti del 60%».
Ora però i trial devono continuare per verificare anche quanto dura l'immunizzazione, chi ne beneficia di più per età, gli effetti collaterali. Il sospetto di un'attesa calcolata per evitare di influenzare le elezioni è comunque supportato dalle indiscrezioni di fonti interne al governo italiano sull'altro vaccino in dirittura di arrivo: quello italo-inglese frutto della collaborazione tra AstraZeneca, Oxford University e l'Irbm di Pomezia. In Italia l'annuncio di Pfizer era atteso dopo il voto Usa.
donald trump jr alla convention repubblicana 2020
A breve potrebbe arrivare uno molto simile di AstraZeneca, già in fase di produzione: «Nel giro di sei mesi avremo 5-6 vaccini diversi e sicuramente entro il 2021 una dozzina», ha commentato il presidente e Ad di Irbm Piero Di Lorenzo. Per quanto riguarda i tempi, l'obiettivo di Irbm slitta di un mese rispetto alle indicazioni date dal governo, con le prime dosi per le categorie a rischio che arriverebbero «entro i primi di gennaio».
ASTRAZENECA
La distribuzione massiccia è prevista a marzo-aprile, con il prodotto disponibile per tutti «entro fine giugno». Sui tempi però resta l'incognita dell'autorizzazione. Per il momento, all'Ema, l'Agenzia europea del farmaco, non sono ancora giunti i dati clinici di nessun produttore. La Commissione europea ha già stipulato con AstraZeneca un contratto per 300 milioni di dosi più 100 milioni opzionati. Ieri, la presidente Ursula von der Leyen ha confermato che presto arriverà la firma per le 300 milioni di dosi del vaccino Pfizer. Secondo i criteri di distribuzione, all'Italia ne toccherebbe una fetta pari al 13,6%, circa 40,8 milioni.
SPERIMENTAZIONE VACCINO CORONAVIRUS
Inoltre, ha prenotato 70 milioni di dosi da AstraZeneca, e il fatto di aver partecipato allo sviluppo di questo vaccino gli permette di avere un diritto di prelazione, e tre milioni di dosi già in partenza, tra dicembre e gennaio. Per il prossimo mese la Commissione punta a completare un piano europeo per la distribuzione dei vaccini che garantisca ai cittadini Ue di accedervi per tempo e in larga scala.
Ovviamente ogni singolo Paese deve farsi trovare pronto. L'Italia, come raccontato dalla Stampa, non ha ancora definito un piano di distribuzione né è stato convocato un tavolo con i settori della logistica. Dopo le diverse sollecitazioni, il commissario straordinario Domenico Arcuri ha fatto un primo punto della situazione al ministero della Salute ieri.