1 - LA FIGLIA DEL CAMORRISTA A 8 ANNI LAVORAVA PER CONFEZIONARE LE DOSI
Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”
OPERAZIONE ANTI DROGA A NAPOLI
I tossicomani sanno di poter bussare in ogni momento alla porta di uno spacciatore: sicuramente ci sarà sempre qualcuno ad aprirgli. A quello che alle 3 di notte del 17 agosto 2015 fece suonare il campanello di una casa nei vicoli del Pallonetto di Santa Lucia, la porta l' aprì un ragazzino di tredici anni. Che dovette dirgli di ripassare il giorno dopo perché «non ce ne sta più», mentre dall'altra stanza la madre gli gridava di «non dare niente senza soldi» e lui la tranquillizzava: «Lo so».
Il ragazzino era sveglio a quell'ora perché era rincasato da poco. Lui le consegne le andava a fare a domicilio e finiva sempre tardi. Gli capitava pure di non poterne più, quando gli arrivava l'ennesima chiamata dalla madre che gli consegnava il pacchetto e gli diceva dove portarlo. «Un'altra volta, mamma?».
OPERAZIONE ANTI DROGA A NAPOLI
La sua voce ancora da bambino è finita nelle intercettazioni che i carabinieri hanno raccolto durante una lunga indagine su un clan camorristico attivo tra la zona del lungomare di Via Caracciolo e via Partenope e piazza del Plebiscito, quindi un'area tra le più belle e più importanti di Napoli. I vicoli del Pallonetto una volta erano la roccaforte dei contrabbandieri di sigarette, quelli degli scafi blu. Sembrano passati cent' anni, anche se ne sono passati meno della metà.
Ora lì comandano quelli del clan Elia, una delle tante famiglie di camorra. Ieri ne sono stati arrestati quarantatré, fra appartenenti al nucleo familiare e affiliati. Anche diciassette donne tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare firmate dal giudice delle indagini preliminari Claudia Picciotti su richiesta del procuratore aggiunto Filippo Beatrice e del sostituto Michele Del Prete. Mentre la posizione di quattro minori che hanno più di 14 anni, e sono quindi imputabili, è al vaglio del Tribunale per i minorenni.
COCAINA
Nel clan Elia, secondo quanto emerso dalle indagini, tutti partecipavano allo spaccio, e la storia del ragazzino sveglio alle 3 di notte non è nemmeno la più estrema. C'era perfino una bambina di otto anni che lavorava con dosi di cocaina e bustine. Ancora non le toccava andare in giro a fare le consegne, ma intanto le avevano insegnato come impacchettare la droga, operazione che eseguiva regolarmente in casa sotto l'occhio vigile della madre.
La bimba quando ne parlava (pure la sua voce è finita nelle intercettazioni), diceva di fare «le palline», quasi fosse un gioco. Ma sapeva esattamente con che cosa avesse a che fare, e addirittura, scrivono in carabinieri in una delle informative redatte per il magistrato, «partecipava attivamente a molte conversazioni di natura illecita».
napoli lungomare liberato
L'indagine che ha portato al blitz scattato ieri all' alba, ha fatto emergere anche altri episodi e altri scenari legati alle attività di questo clan che almeno fino all'altro giorno era potentissimo. Anche loro, per marcare il territorio, terrorizzavano il quartiere con quelle scorribande in cui si spara alla cieca, che vengono chiamate «stese» (la notte del 3 luglio 2015 ne è stata anche ripresa una dalle telecamere installate dai carabinieri). Poi c'erano le estorsioni, nei confronti di tutti, pure dei gestori delle piazze di spaccio. Un ristorante del lungomare, invece, la tangente doveva pagarla facendo mangiare gratis ogni giorno qualcuno del clan.
2 - NAPOLI, BAMBINI SPACCIATORI GESTITI DALLE MAMME
Simone Di Meo per “il Giornale”
La più grande ha 16 anni. La «cucciola» di casa, invece, la metà: appena otto. Sono bambine, e assistono sedute al tavolo dei grandi alle fasi del confezionamento delle palline di cocaina che genitori e zii venderanno tra il rione Santa Lucia e Via Chiaia, le zona chic di Napoli. E non solo: parlano, s' informano. Accompagnano gli spacciatori durante le consegne. Fanno le vedette. L'operazione dei carabinieri della compagnia «Centro», coordinata dai pm Del Prete e Beatrice della Dda partenopea, che ha portato all' arresto di 45 persone (di cui 17 donne), può essere letta anche come un manuale di educazione criminale.
NAPOLI - PALLONETTO SANTA LUCIA
Una delle indagate «con l'ausilio dei figli anche minori» gestiva con mano disinvolta una piazza di spaccio nella zona del Pallonetto, occupandosi di una «clientela selezionata e ben conosciuta» tra cui tassisti, che a loro volta rivendevano la droga ai clienti, e pizzaioli e camerieri dei ristoranti del Lungomare. Un'altra, invece, affidava alle due piccole di casa la termosaldatura e il dosaggio dello stupefacente con tanto di bilancino.
In una intercettazione ambientale in casa di una esponente del clan Elia, il gruppo criminale che guadagnava 5mila euro al giorno dal business illegale, due sorelline sono alle prese con il «taglio» di una partita di «neve». La più piccola, otto anni appena, chiede allo zio: «Ma a te piace fare questo mestiere?».
NAPOLI - PALLONETTO SANTA LUCIA
E lui, sorpreso: «Quale mestiere? No, no... io sono una brava persona, io». E subito dopo le cimici sorprendono la «brava persona» mentre si fa passare il metadone per allungare ancor di più una dose. Le due sorelle ridono poi di un eventuale tema sulla droga da fare a scuola e delle risposte da dare agli insegnanti sui lavori fatti dai genitori.
Un'altra «schiava» della piazza di spaccio rivelano sempre le intercettazioni ambientali si lamenta con la mamma che la incalza per aumentare il ritmo delle consegne. «Tengo un corpo e due mani dice M. quando divento un robot...». Lavorano con la musica neomelodica in sottofondo. Almeno, si distraggono. Fin qui le femminucce. Ci son poi anche i maschietti. G. di 13 anni si «occupava della consegna delle dosi di cocaina» in assenza della madre.
Spacciatore di Scampia
Lei lo chiamava al cellulare e lo mandava in giro nel quartiere. Un baby pusher ben addestrato tant' è che quando un cliente un po' squattrinato gli propone di acquistare a debito, lui rifiuta l'offerta. Incassando i complimenti della mamma. La stessa che, per chiudere subito un affare, non esita a uscire di casa con l' altro figlioletto di due anni appena per recapitare 5 grammi di cocaina a un misterioso acquirente.
Le telecamere dei militari dell'Arma hanno immortalato quasi tutto. Anche una sparatoria a scopo estorsivo. Gli spacciatori del clan Elia avevano il terrore degli investigatori. Dopo un controllo ad ampio raggio nel rione, una mamma spacciatrice telefona al figlio 13enne e si sincera che il barattolo della droga sia stato portato via. Il bambino conferma, e lei affettuosa lo ringrazia e lo saluta: «Ciao a mammina».