Giacomo Amadori per La Verità - Estratti
soumahoro
I finanziamenti e le spese della campagna elettorale di Aboubakar Soumahoro sono stati, se possibile, gestiti anche peggio dei fondi della Lega braccianti, il sindacato fondato dal parlamentare di origini ivoriane.
Un pasticcio degno dei bilanci creativi delle cooperative guidate dalla suocera Marie Thérèse Mukamitsindo e dalla compagna Liliane Murekatete, arrestate con le accuse di bancarotta patrimoniale per distrazione, frode nelle pubbliche forniture e autoriciclaggio. Per questo il Collegio regionale di garanzia elettorale della Corte d’appello di Bologna (Corege, composto da 7 toghe e presieduto da Maria Cristina Salvadori) il 31 marzo scorso ha contestato ben nove violazioni che rendono molto probabile la decadenza da parlamentare di Soumahoro.
(...) Leggere le contestazioni una dietro l’altra fa una certa impressione. La prima violazione è alla legge elettorale del 1993 e riguarda la designazione del mandatario, la persona incaricata di tenere i conti della campagna. La sua nomina, per legge, deve avvenire il «giorno successivo all’indizione delle elezioni politiche».
SOUMAHORO SPECIALISTA NEL FANGO - VIGNETTA DI DE MARCO
È la prima mossa che deve fare un candidato. Ma Soumahoro sembra essersene completamente dimenticato: «La designazione» di Stefano Manicardi, consigliere comunale pd di Modena, «non risulta tempestiva e rituale. Il modulo è stato depositato nel mese di gennaio 2023 (quattro mesi dopo la proclamazione dell’elezione, ndr), privo di data, sottoscritto con firma non autenticata». L’accettazione è stata sottoscritta, questa volta con firma autenticata, il 26 gennaio scorso, «quindi ben oltre il termine». Anche la dichiarazione e il rendiconto sono stati trasmessi fuori tempo massimo il 24 gennaio 2023 e integrati il 3 febbraio e «quindi oltre il termine di tre mesi dalla proclamazione avvenuta il 10 ottobre 2022». In più «non sono stati indicati gli erogatori dei contributi».
soumahoro contestazioni corte appello bologna
L’accusa principale è, però, un’altra: «Non risulta aperto alcun conto bancario e/o postale destinato alla raccolta fondi, avendo il candidato utilizzato una carta Postepay intestata a Manicardi», del quale, però, non era stato indicato il ruolo. Inoltre, a marzo, mancava pure «l’estratto conto, essendo stata trasmessa solo una lista movimenti della carta con l’indicazione di una serie di operazioni, l’ultima delle quali» risultava «essere stata effettuata addirittura il 10 gennaio 2023 (accredito di 800 euro)». Dunque sulla carta usata per la campagna elettorale (e colpevolmente «chiusa solo a seguito di sollecitazioni il 31 gennaio 2023») sarebbero arrivati denari anche diversi mesi dopo l’elezione. Una gestione allegra della carta confermata anche dai «prelievi in contanti per un importo di 850 euro non giustificati».
Nella lista movimenti della carta «risultano anche operazioni estranee al finanziamento della campagna elettorale», come se si trattasse di uno strumento di pagamento personale.
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(...) Infatti la carta «non risulta l’unico mezzo di raccolta fondi». Per esempio dalle dichiarazioni prodotte dai tesorieri dei partiti Europa verde-Verdi e Articolo uno emerge che sono stati versati 2.000 euro al comitato elettorale del deputato e 250 euro direttamente sul sito www.aboubakarsoumahoro.it.
Ma la contestazione più insidiosa riguarda taluni accrediti dell’importo complessivo di euro 6.981,23 effettuati dalla società estera Stripe Tecnology Europe Ltd Spa con sede in California. A proposito di questi fondi i magistrati fanno riferimento a una possibile violazione dei commi 4 e 5 della legge sul finanziamento dei partiti, in particolare l’aggiornamento del 1981.
Aboubakar Soumahoro alla riunione Onu a Ginevra
Essi prevedono che per i finanziamenti provenienti dall’estero sia fatta una specifica dichiarazione alla Camera di appartenenza da parte del soggetto che li percepisce. Cosa che non è accaduta. E a fronte di questa violazione, il comma 6 prevede una multa e la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, che per un deputato comporta la decadenza dalla carica. A queste accuse Soumahoro ha risposto con una memoria presentata il 27 luglio 2023. In essa spiega che la firma autenticata del mandatario, «anche se inviata in lieve ritardo», «copre l’intero periodo precedente la data della consultazione elettorale e l’elezione del sottoscritto».
Lo strumento della Postapay «è stato, in buona fede, ritenuto equivalente al conto corrente» ed è, a giudizio del deputato, «altrettanto verificabile».
Liliane Murekatete lady soumahoro
(...) La reprimenda si fa dura: «Aboubakar non solo ha violato la norma che impone l’apertura del conto quale unico strumento specificamente individuato dal legislatore idoneo a garantire la trasparenza delle fonti di finanziamento», ma «ha raccolto fondi utilizzando una pluralità di strumenti (peraltro neppure correttamente e compiutamente dal candidato, ma risultati in esito alle contestazioni)». E qui i giudici ribadiscono che alcune operazioni passate dalla Postepay sono «in parte anteriori e in parte successive alla campagna elettorale», mentre il rendiconto delle donazioni sulla piattaforma californiana promesso da Soumahoro a luglio, al momento della decisione, non era ancora pervenuto.
La mancata apertura del conto potrebbe far passare in secondo piano le altre violazioni, che, per il Corege, «comunque non vanno sottaciute, al fine della valutazione complessiva del comportamento del candidato». Per questo vengono rimarcate «le ulteriori molteplici irregolarità riscontrate e contestate circa la mancata giustificazione delle spese e la mancata corrispondenza delle somme indicate nel rendiconto con quelle risultanti nella lista movimenti della carta». Contestazioni «in relazione alle quali non sono state formulate idonee e chiare giustificazioni nella memoria depositata».
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Alla fine il Collegio ha inflitto a Soumahoro una pena pesantissima, da saldare entro trenta giorni dalla notifica: 40.000 euro, solo 10.000 euro sotto il tetto massimo. Una punizione che ai giudici pare congrua, «tenuto conto della molteplicità e della rilevanza delle irregolarità riscontrate, espressione di condotta gravemente lesiva del principio di trasparenza delle fonti di finanziamento» dal momento che il candidato si è «completamente sottratto a ogni controllo circa la provenienza e l’entità dei contributi ricevuti». Il Corege ha ritenuto opportuno trasmettere gli atti alla Camera «per quanto di sua competenza», in quanto «la scarsa trasparenza della documentazione prodotta non consente di definire con certezza l’entità delle spese sostenute dal candidato e di accertare l’eventuale superamento dei limiti massimi di spesa» che comporterebbe la decadenza automatica del parlamentare. Una conclusione, che letti gli atti, pare inevitabile e rende plausibile anche possibili risvolti penali.
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Siamo certi che il segretario dei Verdi Angelo Bonelli, sponsor di Soumahoro, gli imporrà di depositare la lista dei finanziatori anonimi «californiani» e che provvederà, con la consueta solerzia, alla debite denunce del compagno deputato presso la competente Procura della Repubblica e presso la Presidenza della Camera dei deputati così come ha fatto con i colleghi Andrea Delmastro e Giovanni Donzelli per il caso Cospito e con Matteo Salvini per il presunto dossieraggio ai danni della giudice Iolanda Apostolico.
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ABOUBAKAR SOUMAHORO
soumahoro IL RISULTATO DEL SONDAGGIO DI STRISCIA LA NOTIZIA SU ANGELO BONELLI E NICOLA FRATOIANNI ABOUBAKAR SOUMAHORO IN CATENE A VILLA PAMPHILJ NEL GIUGNO DEL 2020 soumahoro damilano zoro