Filippo Di Giacomo per “Il Venerdì di Repubblica”
filippo di giacomo
Le carte inedite del cardinale Carlo Maria Martini, l' indimenticabile arcivescovo di Milano scomparso nel 2012, presto saranno pubblicate. Usando fogli e agende scadute, il porporato prendeva nota e appunti di tutto ciò che faceva, ed era conosciuta l' abitudine di "revisionare" con accuratezza i suoi scritti e di bruciare quelli che non passavano il riesame. Ma questo rinnovato interesse per il pensiero di Carlo Maria Martini servirà a evitare che le sue intuizioni sulla Chiesa e la modernità cadano nell' oblìo?
In un' intervista fatta dopo la sua morte, il cardinale Camillo Ruini negò di essere stato suo "antagonista", come si diceva: «Sarebbe un immiserirlo. È stata una grande personalità, un leader mondiale, con molti registri: spirituale, biblico, dialogico, pratico; Martini era anche uomo che sapeva governare in concreto. Innamorato di Cristo, del Vangelo e della Chiesa, oltre che dell' umanità».
CARLO MARIA MARTINI
Tuttavia, persino a Milano dopo i successori Tettamanzi e (in parte) Scola, non sembra che al «leader mondiale con molti registri» vengano ricondotte le grandi domande culturali e pastorali sia della Chiesa ambrosiana sia di quella romana.
A parte qualche citazione interpretativa sulla Parola di Dio, la comprensione della modernità e il rinnovamento da lui postulato per la Chiesa Cattolica non hanno interessato alcuno. Neanche papa Francesco verso il quale, nel conclave del 2005, Martini fece confluire i voti (una sessantina) che i cardinali elettori gli stavano attribuendo. Forse è riuscito a farsi ricordare, ma solo per la sua vita pubblica, il cardinale Ruini. Ha appena compiuto novant' anni: qualcuno si faccia insegnare da lui come si fa.
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