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    “FARE TAMPONI A TUTTI È LA CAZZATA DEL SECOLO” – LE CHAT DEL FEBBRAIO 2020 TRA DIRIGENTI E POLITICI, CHE DIMOSTRANO COME, DEL COVID, NESSUNO C’AVESSE CAPITO UN CAZZO – RANIERI GUERRA, DIRETTORE VICARIO DELL’OMS, DUBITA DELL’OPPORTUNITÀ DI FARE TEST A TAPPETO, E IL PRESIDENTE DELL’ISS, BRUSAFERRO, RISPONDE: “OGNUNO VA PER CONTO SUO” – I TIMORI DI CONTE SULLA CHIUSURA DI ALZANO E NEMBRO, L’ALLERTA NEGLI OSPEDALI E LE PAROLE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL MINISTERO DELLA SALUTE, GIUSEPPE ROCCO: “MORIRÀ QUALCUNO, MA NON SPARIRÀ L’UMANITÀ…”


     
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    Estratto dell’articolo di Armando Di Landro,Giuliana Ubbiali per il “Corriere della Sera”

     

    terapia intensiva covid terapia intensiva covid

    Ci sono gli sfoghi più spontanei, quelli più misurati, considerazioni delicate e quelle che lasciano solo intendere i pensieri più difficili, o compromettenti. L’informativa che la Guardia di finanza ha presentato alla Procura di Bergamo nell’ambito delle indagini sulla gestione della pandemia nella sua prima fase è caratterizzata soprattutto dalle chat di chi, al ministero della Salute, dentro il Cts, all’Istituto superiore di sanità, o in Regione Lombardia, aveva il compito di arginare il virus. E da quelle migliaia di messaggi emerge bene la confusione e — è la tesi di chi indaga — l’impreparazione delle istituzioni.

    GIUSEPPE RUOCCO GIUSEPPE RUOCCO

     

    Un futuro di inchieste

    «Sulle scelte non si può sindacare. Devono arrestare prima i ministri e lo staff di 190 Paesi che hanno fatto meno di noi. Gli altri non hanno isolato nessuno». Non è una chat dei giorni scorsi: il segretario generale del ministero della Salute, Giuseppe Ruocco (indagato), ne parla con una funzionaria il 28 febbraio 2020, vedendo all’orizzonte possibili guai: «Decisioni, tempi, epidemia colposa etc. Ci saranno inchieste su tutto. Come sempre».  […] Nella stessa chat, un’altra frase di Ruocco: «Morirà qualcuno, ma non sparirà l’umanità...».

     

    Gli scali dalla Cina

    ranieri guerra ranieri guerra

    È dall’interno del ministero che arriva un forte attacco alla gestione dell’emergenza. La mattina del 23 febbraio 2020, il capo di Gabinetto del ministro Roberto Speranza, Goffredo Zaccardi, chatta con Pierluigi Bersani, che è tra i suoi riferimenti politici, dopo avergli chiesto di potergli parlare in via riservata. «Penso che sia evidente che da Ruocco in giù i nostri non sono stati all’altezza», scrive all’ex leader del Pd, facendo poi un riferimento più specifico: «Le persone che rientravano transitando da qualunque aeroporto del mondo dalla Cina andavano messe in quarantena. Questo non ci avrebbe messo al riparo dal virus totalmente ma dalle responsabilità sì. La gente non sarebbe rientrata in modo incontrollabile».

     

    Lo scambio di dati

    LA BOZZA DI DECRETO PER LA ZONA ROSSA A NEMBRO E ALZANO LA BOZZA DI DECRETO PER LA ZONA ROSSA A NEMBRO E ALZANO

    Nonostante l’allerta dell’Oms già il 5 gennaio 2020, è solo dopo la scoperta del paziente 1 (il 20 febbraio a Codogno), e cioè il 23 febbraio (giorno dei primi due positivi ad Alzano), che Anna Caraglia, dal ministero, chiede alle Regioni di comunicare i casi tutti i giorni, alle 11 e alle 17. Andava compilata una tabella e si doveva individuare un responsabile della trasmissione dei dati da poter contattare in qualsiasi momento. Con questa richiesta — osserva la Gdf — «è evidente» che, fino ad allora, il ministero non aveva predisposto nessun documento per raccogliere i dati. Per altro, nella circolare allegata c’erano dei refusi e i link portavano a pagine inesistenti. Per gli inquirenti è un sintomo di «trascuratezza».

     

    Sui test di massa

    Almeno nei primi giorni del contagio svelato in Italia, le idee non sono ancora chiare nemmeno sui tamponi. Il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, il 22 febbraio (giorno in cui nel Lodigiano scatta la zona rossa) scrive: «Il tema è che tutti pensano che il test serva a qualcosa». Il messaggio è per Francesco Curcio, direttore del Dipartimento di Medicina di laboratorio di Udine.

     

    conte speranza conte speranza

    Un’affermazione simile arriva tempo dopo, quando i morti sono già stati molti, anche da parte del direttore vicario dell’Oms Ranieri Guerra: «Ma fare tamponi a tutti adesso è la cazz... del secolo», commenta scrivendo allo stesso Brusaferro. Che risponde: «Ognuno va per conto suo». Guerra si riferiva a Massimo Galli: «Ho parlato con lui, gli ho detto di desistere dal proporre scemenze come tamponi per tutti... ha convenuto, spero...».

     

    […] I timori di Conte

    Il 5 marzo 2020, quando sembra imminente la chiusura almeno dei territori di Nembro e Alzano, il ministro Speranza e Silvio Brusaferro si scrivono su WhatsApp. «Conte senza una relazione strutturata non chiude i due Comuni. Pensa che se non c’è una differenza con altri Comuni ha un costo enorme senza beneficio», sono le parole del ministro.

     

    SILVIO BRUSAFERRO SILVIO BRUSAFERRO

    Brusaferro: «Vedo adesso di farti avere i dati. Avete anche il parere del Cts? O ti serve?». Il parere indicava la necessità di blindare la Val Seriana, alla luce dei contagi e dell’indice di trasmissione 2. E Speranza: «Sì. Parere (così letterale, ndr ) lo ha spaventato perché dichiara possibilità di altri interventi. Lui dice che ci sono ormai molti Comuni in questa situazione. Quindi ha dubbi che serva. Mi ha chiesto una relazione compiuta». E Brusaferro ricorda: «Sì, lo aveva espresso anche ieri».

     

    L’allerta ospedali

    Le chat corrono anche tra Regioni e governo, evidenziando inevitabilmente l’evoluzione diversa dell’epidemia tra un territorio e l’altro. Il dg del Welfare lombardo Luigi Cajazzo (oggi tra gli indagati), il 3 marzo racconta per esempio i contenuti di una telefonata con Angelo Borrelli, allora a capo della Protezione civile. «Mi ha chiamato Borrelli poco fa… “Non te preoccupa’ — lui —. Se non ti bastano i letti te li portiamo noi i pazienti in altre regioni. Te manno gli elicotteri!”». «Hai visto? Bastano gli elicotteri» risponde commentando il fratello di Cajazzo. […]

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