Malcom Pagani per ''Vanity Fair''
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Valeria Marini contesta l’uovo di oggi: «È tutto un po’ secco, mi può portare olio e aceto?» e non si preoccupa del domani. Tra cinque mesi compirà 50 anni, ma ha deciso di far finta di niente: «Perché li dimostro? La gente me ne dà dieci, a volte persino 15 di meno. Io ho la fortuna della genetica, ma ognuno ha l’età che si sente e le stelle comunque un’età non ce l’hanno».
Lo slogan, dice: «L’ho coniato per Sofia Loren, il mio mito, il mio vero punto di riferimento insieme a mia madre». Da un celebre spot per un’azienda petrolifera, molto prima di fratelli più o meno grandi, Valeria Virginia Laura prese il carburante per arrivare fino a oggi. Su sfondo blu, in minigonna cortissima e con un orsetto in mano, ammiccava languida agli automobilisti: «Vieni a prendermi alla Ip».
Con quello spot si fece conoscere.
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Prima di quella pubblicità portai a teatro un testo di Neil Simon con Mario Scaccia. Interpretavo una cameriera un po’ svampita e un po’ ingenua. L’oca giuliva è un cliché che mi è rimasto attaccato per anni. Ho provato a scrollarmelo di dosso, ma non è stato semplice. Erano tutti a chiedersi: «Ma Valeria ci fa o ci è?».
E che risposta possiamo darci?
Per me parla la mia carriera. Quello che hanno scritto di me persone come Lina Sotis o Francesco Alberoni: «Valeria sei come Totò, resisti, prima o poi ti riconosceranno ciò che vali».
Addirittura?
Potrei continuare. A me hanno guardato tanti artisti. Ero la musa ispiratrice di Gavino Ledda, Giorgia ha scritto una canzone per me e lo stesso ha fatto Jovanotti.
Qual è la canzone di Jovanotti?
Non lo so, però una volta lui mi ha detto proprio così.
Anni fa gli Articolo 31 la elessero a icona trash. Ha partecipato al GF Vip per dargli ragione?
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Il Gf Vip non era assolutamente trash, ma è stata un’esperienza allucinante. Quando sono uscita fuori da un inferno che sembrava non finisse mai però, sono stata abbracciata dall’entusiasmo e dall’affetto del pubblico femminile.
L’affetto dice?
Impressionante. Mi hanno martoriata e la gente se ne è accorta. Mentre ero lì mi chiedevo: «Ma chi me l’ha fatto fare?”. Una volta uscita all’aria aperta, anche se ancora fatico a riprendermi dall’oppressione, sono stata ripagata. Non me l’aspettavo.
Perché?
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Avevo paura che lo spettacolo diventasse becero e temevo che passassero messaggi sbagliati.
Ansie giustificate.
Ho cercato di non farmi mettere i piedi in testa evitando di discutere ad ogni costo e lasciando correre, quando era il caso. Di fronte alle manipolazioni però, zitta non sono stata. Hanno provato a farmi passare pure per razzista: quando è troppo, è troppo.
Per il riscontro popolare si può fare qualunque compromesso?
Il parere del pubblico è importante, io sono un’attrice del popolo. Sono più popolare oggi di 20 anni fa. Hanno fatto un sondaggio. Sono al 98- 99 per cento di popolarità. A iniziare da quella di un lontano L’Espresso, ho fatto più di 2.000 copertine. Dal bambino al vecchio, tutti sanno chi sono.
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Ai tempi di Bigas Luna, il regista di Bambola, i commentatori con lei furono duri. Mereghetti confessò di essere uscito dalla sala: «Con un profondo malessere» e Morandini parlò di un film «insensato e dilettantesco».
Ricordo bene. Ma Bambola è un cult. Lo puoi criticare, ma rimane tale. Ancora oggi, se passa in seconda serata, fa più del 20 per cento di share.
Lo rifarebbe?
Certo. Rifarei tutte le cose che ho fatto.
Jorge Perugorrìa, uno degli attori, le passava sul corpo un anguilla.
valeria marini nella doccia
Era stato scelto dopo il rifiuto di Javier Bardem che con Bigas aveva lavorato a lungo e che quella volta aveva preferito rimanere a Madrid per girare una soap.
Bell’ingrato.
Bigas non l’aveva presa bene e dopo qualche discussione si era deciso a offrire il ruolo a Jorge. I due non si capivano. Perugorrìa diceva sempre: “No entiendo”. Bigas si inventava una cosa nuova ogni giorno e ce lo comunicava con il megafono.
Perché con il megafono?
valeria marini sul letto
Mangiava chili d’aglio e tutti restavamo a distanza di sicurezza. Sul set, a Comacchio, tra le zanzare e il resto c’era da svenire. Però mi sono comportata da professionista e non da diva. Da soldatino e non da vamp. Bigas era un regista-artista e io la protagonista del suo film. Non avevo diritto di spandere malumore, dubbi o negatività.
Dopo il film però si arrabbiò per le troppe scene di nudo e il divieto ai minori di 18 anni.
Se è per questo feci anche un’azione legale. Il film era stato portato a Venezia nonostante fosse incompleto e pieno zeppo di problemi tecnici.
omaggio di milo manara a valeria marini
Sente di aver perso delle occasioni al cinema?
Sento di avere un inespresso talento comico. Pensi che Fellini aveva scritto un film per me.
Dice davvero?
Mi aveva visto in tv e aveva telefonato a Vincenzo Mollica, Antonello Geleng, Milo Manara e come si chiama l’altro? Piovani, ecco. Nicola.
Per dir loro?
«Ho visto in tv una creatura molto bella». Poi mi aveva mandato una mia foto con sopra scritto: “Io abito qui”. Non si ricordava che ero la stessa ragazza che tempo prima aveva inseguito a Cinecittà per chiedermi un appuntamento.
Peccato.
Marini e Cecchi Gori
Ho avuto tante soddisfazioni. Ho lavorato con Ninni Pingitore, un signore colto che mi ha sempre valorizzata, con Carlos Saura, con Alberto Sordi. Mi voleva molto bene, mi corteggiava. Ero semplice, fragile, dicevo le cose senza filtri e lui aveva grande simpatia per me. Una cosa rara perché Alberto non era uno facile con le donne. Sordi è una delle poche persone che è riuscito a farmi stare zitta. Adorava Berlusconi: «Mi consenta, mi consenta, ma è sempre così gentile?» mi domandava. Berlusconi è sempre piaciuto anche a me. L’hanno attaccato e hanno messo in ginocchio il Paese.
Torniamo a Sordi?
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Mi telefonò. Ero a Los Angeles, pensai a uno scherzo e ci fu un lunghissimo silenzio. Andai a trovarlo a Roma, da Rocchetti, mentre si provava le parrucche. Con Sordi mi sono emozionata. Sapeva che Incontri proibiti sarebbe stato il suo ultimo film, ma lo affrontò con ironia. I suoi personaggi ce li aveva tutti dentro. Mi ha dato una mano. Ho imparato a fare lo stesso anche io. Mi piace aiutare gli altri, l’ho sempre fatto, anche quando sarebbe stato più comodo voltarsi dall’altra parte.
Parla di Cecchi Gori?
Ad esempio. Quando l’ho lasciato, Vittorio era nella condizione di rimettersi in piedi. Gli ho consigliato la strada da seguire per uscire dai guai, ma non lui non mi ha ascoltata perché Vittorio non ascolta nessuno. Ai tempi di Telecom gli avevo detto di controllare bene e lui non controllò.
Quando arrestarono Cecchi Gori a Palazzo Borghese lei era lì con lui. Le cronache raccontarono di un’irruzione mattutina, di una cassaforte piena di polvere che Zafferano certamente non era, di uno specchio rotante, di un baby-doll.
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Ma basta, è tutto falso, chiunque sa che quella storia è una balla. Di quella cassaforte Vittorio non aveva neanche la combinazione. Qualunque cosa ci fosse in cassaforte, non ce l’aveva messa Cecchi Gori. Quando l’avevo incontrato qualche difficoltà ce l’aveva, ma da tempo si stava rimettendo fisicamente, faceva sport e si era lasciato indietro i vizi.
Come andò secondo lei allora?
Accaddero cose strane quel giorno. Era strano il cameriere filippino che scappò via appena ci vide ed era strano l’assembramento delle telecamere sotto casa nostra a quell’ora del mattino. La sera prima, tra l’altro, eravamo stati a una cena organizzata dai Carabinieri. Lasciamo perdere.
Con Cecchi Gori si sente ancora?
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Ogni tanto ci telefoniamo. Gli voglio bene, mi ha sempre fatto tenerezza e ho sempre sofferto per quell’intelligenza che non riusciva a canalizzare. Lo imbrogliavano sempre. Sono stata l’unica a mettersi le mani in tasca per lui, ho venduto un appartamento e non me ne è fregato niente. I soldi persi si riguadagnano.
È vero che la storia tra voi finì perché lei gli annunciò la gravidanza e lui rispose: “E come facciamo ad andare in barca?”.
La storia finì per tante ragioni. Forse si esaurì la spinta iniziale.
Quale?
Aiutare una persona che altrimenti non sarebbe andata avanti per sei mesi. C’erano molte pressioni, molte bugie. Ma per restare a fianco a qualcuno devi vedere dei risultati. Io non li vedevo.
valeria marini by david lachapelle
Scrissero che dopo i bagni nell’acqua salata vi facevate innaffiare dai collaboratori con l’acqua minerale.
Ma quando mai? Fantascienza. Vede? È quello di cui le parlavo. Non so come abbia fatto a resistere in quel periodo. Meno male che non porto rancore.
Un errore? Un rimpianto?
valeria marini instagram
Il matrimonio nel 2013. Sono stata truffata e ho impiegato due anni per ottenere l’annullamento dalla Sacra Rota. Può capitare di sbagliare, il vero segreto per stare bene è prenderne atto. Ora sono ottimista. Sento che il prossimo sarà l’amore giusto. Mi deve divertire. Se mi annoio, io mi annoio.
Sarà anche l’anno per tornare a Sanremo nel ventennale della sua conduzione con Bongiorno e Chiambretti?
Magari. Non lo so. Adesso sto per scrivere un libro. Una biografia. La prima la rilessi troppo velocemente.
In quella scritta con Gianluca Lo Vetro, Lezioni intime, sull’amore c’erano istruzioni per l’uso: «Quando fai l’amore con la bocca non stare con le mani in mano».
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(Ride). Lo penso, magari detta così però era troppo forte.
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