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    “DOMANI CHIAVE E PICCONE IN MANO" - GLI AGENTI DI POLIZIA PENITENZIARIA DEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE PROGRAMMAVANO LE VIOLENZE, E IN CHAT E SI SCAMBIAVANO MESSAGGI CON LA CONTA DEI DETENUTI PICCHIATI – I RACCONTI DELLE VIOLENZE: "OGGI APPARTIENI A ME", "BEVITI L'ACQUA DEL CESSO" - HANNO MASSACRATO DI BOTTE SOLO RAPINATORI, PICCOLI SPACCIATORI, SENZA TOCCARE CAMORRISTI O COLLETTI BIANCHI. MA HANNO FATTO UN ERRORE: NON HANNO SPENTO LE TELECAMERE DI VIDEOSORVEGLIANZA - I VIDEO DEI PESTAGGI


     
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    misure cautelari per 52 poliziotti santa maria capua vetere misure cautelari per 52 poliziotti santa maria capua vetere

    1 - "LI ABBATTIAMO COME VITELLI", "DOMATE IL BESTIAME" - L'INCHIESTA SUGLI AGENTI DELLA POLIZIA PENITENZIARIA DEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE SVELA LE VIOLENZE E LE RITORSIONI DOPO LA RIVOLTA IN PRIGIONE DEL 6 APRILE 2020

    https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/quot-li-abbattiamo-come-vitelli-quot-quot-domate-bestiame-quot-274908.htm

    violenze sui detenuti al carcere di santa maria capua vetere 1 violenze sui detenuti al carcere di santa maria capua vetere 1

     

    2 - «ORA LI ABBATTIAMO COME DEI VITELLI» I MESSAGGI CHOC, POI LE VIOLENZE

    Fulvio Bufi per il "Corriere della Sera"

     

    Come vent' anni fa a Bolzaneto e alla Diaz. Stavolta la macelleria messicana è il reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Detenuti comuni, rapinatori, piccoli spacciatori, ladri.

    Niente camorristi, niente colletti bianchi. Solo la bassa forza del popolo dei reclusi.

    Quelli senza peso e a volte anche senza avvocato di fiducia.

     

    violenze sui detenuti al carcere di santa maria capua vetere violenze sui detenuti al carcere di santa maria capua vetere

    Gli ultimi degli ultimi. Che il 6 aprile 2020 diventano i primi nemici di chi con addosso la divisa della polizia penitenziaria governa sezioni e reparti. La protesta del giorno prima per avere le mascherine è valutata come un segnale pericoloso, e così non solo si mobilita il personale interno del carcere, ma a Santa Maria arrivano anche i rinforzi del Gruppo di supporto agli interventi, una struttura che comprende agenti di vari istituti di pena e che dipende direttamente dal provveditore regionale del Dap.

     

    La perquisizione delle celle si rivelerà un pretesto per portare tutti i detenuti fuori, dove li aspetta un corridoio formato da agenti armati di manganelli e alcuni anche di scudi. I detenuti non hanno scampo, sono costretti a passarci in mezzo e per ognuno è una raffica di colpi in testa, al tronco, alle gambe.

    RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE

     

    Nessuno si è premurato di spegnere le telecamere della videosorveglianza interna, evidentemente non c' è il timore che quello che sta per accadere possa poi essere denunciato all' esterno. Quelle scene, invece, finiranno per essere la colonna di cemento armato dell' inchiesta. E sono tutte descritte nell' ordinanza del gip. Il detenuto Gennaro Cocozza viene prelevato dalla sua cella da tre agenti: «Lo trascinavano lungo il corridoio della sezione, lo costringevano a posizionarsi con le braccia alzate appoggiate al muro, a denudarsi e a fare le flessioni».

     

    violenze sui detenuti al carcere di santa maria capua vetere 2 violenze sui detenuti al carcere di santa maria capua vetere 2

    Poi «lo conducevano fino all' ingresso delle scale», dove «soggetti disposti su ambo i lati lo aggredivano con schiaffi al volto, pugni e calci, gli sputavano addosso e lo insultavano». E arrivato al piano di sotto, nel corridoio altri agenti «lo percuotevano alla testa con i manganelli, con ginocchiate, calci e pugni, provocando la fuoriuscita di sangue dal naso e dalla bocca».

     

    Al detenuto Antonio Flosco, costretto a spogliarsi alla presenza anche di tre poliziotte per essere perquisito, un agente urla: «Oggi appartieni a me». E quando lui, tornato in cella dopo il pestaggio, sviene e il suo compagno chiede un po' d' acqua per aiutarlo a riprendersi, lo stesso agente gliela rifiuta: «Beviti l' acqua del cesso». E poi c' è Marco Ranieri, al quale verrà diagnosticato un grave «disturbo da stress acuto derivante dalle condotte violente» subite.

    RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE

     

    Lo buttano a terra e lo picchiano «con colpi alla testa, alla schiena, alle costole, al bacino e al volto, sferrati con il manganello e con una sedia di legno». E ancora «nei pressi del cancello d' ingresso del reparto Danubio (dove ci sono le celle di isolamento, ndr ) lo afferravano con forza, gli facevano sbattere più volte la testa contro il muro e gli sferravano, con il manganello, un violento colpo al volto causandogli la rottura di un dente e la perdita dei sensi».

     

    RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE

    Dopo lo scempio c' è pure l' autoesaltazione. Sugli smartphone sequestrati agli agenti ci sono ancora le chat con le quali commentano quello che è successo in carcere. Ma si scopre anche che già il giorno prima di intervenire c' era uno scambio di messaggi dal quale emerge che tutto era programmato: «Allora apposto, domani chiave e piccone in mano», scrive uno. E il collega gli risponde: «Li abbattiamo come vitelli». L' indomani fanno il conto dei detenuti picchiati: «Ci siamo rifatti.

     

    santa maria capua vetere proteste santa maria capua vetere proteste

    350 passati e ripassati». Tra loro i poliziotti citano il «sistema Poggioreale», espressione che per gli inquirenti appartiene al gergo degli operatori carcerari e fa riferimento al pestaggio dei detenuti. In un' altra chat qualcuno che non ha partecipato scrive: «Oggi si sono divertiti al Nilo». Mentre sicuramente ha avuto un ruolo diretto quello che si vanta: «Ho fatto tagliare la barba a tutti i barbutos».

     

    Ma poi cominciano le indagini. E gli agenti si preoccupano. «È stata gestita male e sta finendo peggio. Travolgerà tutti».

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