Estratto dell’articolo di Mattia Feltri per “La Stampa”
MATTIA FELTRI
Confermo: i social sono dannosi come l'amianto. Non ci scrivo più da anni, però confesso di avere conservato il mio profilo Twitter perché, quando sono a corto di idee per questo spazietto, ci faccio un giro per vedere se da qualche politico o qualche giornalista o qualche testata o qualche persona interessante mi arriva uno spunto.
Ma da un po' di tempo su Twitter è successa una cosa strana: non mi mostrano più i tweet dei profili che seguo ma, secondo arguti algoritmi, tweet di profili di cui ignoravo l'esistenza. Ieri, per esempio, mi sono stati inflitti: un panda immobile in cima a un albero, la foto del matrimonio della prozia di un certo Mario Marino, i più bei gol di Andrej Kanchelskis, tre cani che accusano un quarto cane del furto di un wurstel, un tizio che facendo il barbecue manda a fuoco la casa;
IL LOGO DI TWITTER DAVANTI ALLA SEDE DELLA SOCIETA, A SAN FRANCISCO
un manto nevoso in Australia ma in realtà sono ragnatele, il rallenty di un palloncino gonfio d'acqua che cade su un pungolo e scoppia, la foto originale dell'omino Michelin, un'anatra che fronteggia una mucca senza arretrare, una donna vestita con una testa di leone, una sfida a palla avvelenata fra conigli di pezza;
Luis Suarez che chiede un rigore perché il portiere ha preso la palla con la mano, tutte le volte in cui Spongebob è esploso, istruzioni per diventare miliardari partendo da una mela, una tizia inseguita e travolta da una valigia sulle scale mobili, uno tsunami fatto col lego, una poesia con la rima ragazzoni/canzoni/contrazioni, una petizione in favore dei cloni umani, così a sera non avevo la più pallida idea di che cosa scrivere, ma ho scoperto che su Twitter c'è anche roba intelligente.
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