1. EUROPEE: VALANGA NERA SULL’UNIONE. MA A BRUXELLES REGGE LA COALIZIONE EUROPEISTA
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per www.repubblica.it
URSULA VON DER LEYEN DOPO LE ELEZIONI EUROPEE
Il sogno di un’Europa che vira a destra coltivato dai partiti conservatori e in Italia vagheggiato da Fratelli d’Italia è svanito nelle urne. Indubbiamente il fronte reazionario e anti-europeista è cresciuto ma non abbastanza da modificare gli equilibri delle Istituzioni comunitarie, a cominciare dalla presidenza della Commissione.
La maggioranza parlamentare che eleggerà il vertice dell’esecutivo Ue, infatti, si baserà ancora sull’alleanza tradizionale di Bruxelles: Ppe (Popolari), Pse (Socialisti) e Renew (Liberali). Che si confermano i tre gruppi principali dell’Eurocamera. I Popolari conseguono una vittoria netta aumentando di una decina seggi la loro rappresentanza. I socialisti scendono di poco, perdono cinque deputati. Mentre i liberali del Presidente francese Macron arretrano sensibilmente di una ventina.
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Ma complessivamente resta il blocco imprescindibile. E anche per questo Ursula von der Leyen può mettere sul tavolo nuove carte per conquistare un nuovo mandato. Ed è stata lei stessa ad annunciare che intende a lavorare proprio per confermare la maggioranza uscente con Socialisti e Liberali. E quindi nessuna apertura o concessione ai Conservatori guidati da Giorgia Meloni.
Del resto i risultati elettorali non offrono alcuna possibilità numerica ad una alleanza diversa. Il Ppe ottiene 191 seggi, S&D (Pse) 135 e Renew 83. Insieme raggiungono quota 409 e la maggioranza richiesta è di 361. Vista la tradizionale ampia volatilità dei voti a Strasburgo, chiunque vorrà essere eletto dovrà comunque allargare questa coalizione e la sponda cui dovrà rivolgersi è soprattutto quella dei Verdi che, pur in calo, eleggono 53 deputati.
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L’Ecr di Meloni, quarto gruppo, invece sale ma di poco: da 69 a 71. Identità&Democrazia, l’estrema destra di cui fa parte la Lega di Salvini, balza da 49 a 57. Ma appunto si tratta di cifre che non modificano gli equilibri consolidati, almeno a livello europeo. È vero che rispetto alla scorsa legislatura la percentuale di eurodeputati “non iscritti” a gruppi o “altri” è cresciuta esponenzialmente (quasi 100) e ha al suo interno componenti di destra come il partito Fidesz dell’ungherese Orban. Ma resta il fatto che non ci sono le condizioni per una maggioranza diversa.
URSULA VON DER LEYEN DOPO LE ELEZIONI EUROPEE
[…] ha ripetuto lo “Spitzenkandidat” socialista, il lussemburghese Nicolas Schmit, «non accetteremo di collaborare con nessun partito di destra». Una linea su cui si ritrova anche Renew. Anzi, sia il Pse che i liberali hanno chiaramente fatto a capire ai popolari che l’unica chance di ampliare il perimetro della maggioranza per avere certezza dell’elezione quando il candidato designato dal Consiglio europeo si presenterà in Parlamento, risiede solo nei Verdi. […]
2. MESSAGGIO PER TUTTI
Estratto dell’articolo di Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
[…] La doppia umiliazione di Macron e Scholz cambia il grande gioco delle nomine ai vertici dell’Unione. In primo luogo, all’interno del Consiglio europeo, dove non potranno essere più loro i Kingmaker.
Questo rafforza le chance di Ursula von der Leyen di vedersi riconfermata alla guida della Commissione europea: negli ultimi mesi erano stati infatti il capo dell’Eliseo e il cancelliere, i registi neppure tanto occulti di un lavorio che puntava a sbarrare la strada all’ex ministra della Difesa tedesca, considerata da Macron e Scholz non più adeguata. Il ruolo decisivo nella nomina di von der Leyen nel vertice dei capi di Stato e di governo potrebbe invece averlo Giorgia Meloni.
Diversa, molto diversa sarà la partita dentro il Parlamento europeo, che dovrà votare la fiducia. In apparenza, nonostante la forte avanzata delle destre, quella populista conservatrice di Ecr e quella estrema di Identità e Democrazia, la cosiddetta «maggioranza Ursula» — fatta di popolari, socialisti e liberali — ha retto: le proiezioni le danno 398 voti, ben sopra la soglia magica di 361 che è la maggioranza assoluta nel nuovo Europarlamento.
In realtà, una quota intorno al 10-15% di franchi tiratori viene considerata inevitabile e quindi i numeri non ci sarebbero. «Ha bisogno di un altro partito e potremmo essere noi», ha detto ieri sera Bas Eickout, uno dei leader dei Verdi […]. Naturalmente sia i Verdi, che socialisti e liberali, hanno riproposto ieri i paletti del proprio sostegno, legandolo al rifiuto della candidata popolare di ogni collaborazione con la destra, sia quella di ECR che quella estrema di ID.
Una interessante apertura in favore di una riconduzione della «maggioranza Ursula» è venuta ieri da Manfred Weber, […], che ora si muove da grande tessitore, forte del successo della Cdu-Csu in Germania. «Invito socialisti e liberali a unirsi alla nostra alleanza europea pro-democrazia. Insieme getteremo le fondamenta per quello che succederà nei prossimi cinque anni al Parlamento europeo».
Ma comunque andrà, il responso delle urne avrà conseguenze importanti sulla vita delle istituzioni europee da qui al 2029. Ogni maggioranza «europeista» dovrà fare i conti con uno schieramento di destra rafforzato e deciso a far valere le proprie posizioni […]. Dossier cruciali come la politica di difesa contro l’espansionismo aggressivo della Russia di Putin, la politica agricola, la transizione climatica che è diventata il pomo della discordia dopo essere stata la bandiera della scorsa legislatura, saranno oggetto di negoziati duri, dove spesso salteranno le alleanze tradizionali. […]
ursula von der leyen giorgia meloni THE ECONOMIST - COPERTINA CON URSULA VON DER LEYEN, GIORGIA MELONI E MARINE LE PEN - LE TRE DONNE CHE PLASMERANNO L'EUROPA emmanuel macron olaf scholz giorgia meloni ursula von der leyen vertice italia africa URSULA VON DER LEYEN DOPO LE ELEZIONI EUROPEE