Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
profughi
L' avvocato è uno che va subito al punto. «Tanto per essere chiari - scandisce - in Ticino è più facile ottenere un permesso di dimora o lavoro come prostituta che come richiedente asilo. C' è qualcosa che non funziona se siamo il Paese più ricco del mondo e non riusciamo a garantire i diritti fondamentali di questa gente che scappa dalla guerra, sì, ma pure dalla fame. Anche questo continuo distinguere fra bombe e pane... Perché? La fame forse è più accettabile?».
paolo bernasconi
Si infiamma, Paolo Bernasconi, classe 1943, nato a Lugano, avvocato e docente universitario di Diritto penale dell' economia. Lui che da una vita segue i percorsi degli ultimi della Terra, che per 27 anni è stato nel Comitato internazionale della Croce Rossa, che ha fatto per vent' anni il procuratore pubblico del suo Paese, che è stato l' interfaccia svizzera di Giovanni Falcone... Lui che ricorda: «Durante la guerra casa mia era piena di profughi e fuoriusciti, mio padre ospitò Saba e Montale...». Ecco. Lui oggi legge le notizie sui migranti e scuote la testa. Ogni volta di più.
«Qui non li vogliono, diciamoci la verità. Il nostro ministro della Giustizia ticinese - dice - dichiara che "dobbiamo rimandarli tutti al Sud", che poi vuol dire quasi sempre in Italia. E le guardie si adattano: aprono le porte, li cacciano, più spesso di notte ma anche di giorno», spiega citando casi precisi.
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Non solo Francia, insomma. Le espulsioni sommarie avvengono anche ai varchi dei confini italosvizzeri (sia pure in misura ridotta dopo il blocco delle Ong) e spesso nel silenzio. «Faccio parte di una rete di avvocati italosvizzeri che si occupa di questi problemi. Siamo una ventina e le posso assicurare che ne abbiamo di persone che ci raccontano di respingimenti discrezionali - conferma Bernasconi -. Le guardie spesso decidono della vita di una persona guardandola in faccia, senza criterio. Ti cacciano e pazienza se hai qui la famiglia, se è qui che volevi venire, se si violano i diritti fondamentali dell' uomo. E poi magari vanno a casa a fare il presepe...».
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La rete degli avvocati che cita Bernasconi (legata all' Asgi, Associazione per gli studi giuridici sull' immigrazione) serve a tenersi aggiornati sulle questioni di diritto, a scambiarsi informazioni sulla situazione in Italia e quella in Svizzera. Ma soprattutto serve per gli accompagnamenti.
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«Dati i continui casi di espulsioni sbagliate ci siamo chiesti: che possiamo fare? E allora abbiamo pensato a questa faccenda degli accompagnamenti - riassume l' avvocato Bernasconi -. Tutto legale, s' intende. L' illegalità è semmai mandar via le persone su due piedi».
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Uno di loro, di recente, è stato «riammesso» (così si chiama un respinto nelle carte elvetiche) per sei volte in Italia. Finché il suo avvocato non si è presentato al confine con lui. E allora finalmente è passato. Dalla casistica di questi avvocati emergono spesso storie di minorenni non accompagnati. «Trovo che sia da criminali prendere una ragazzina e piazzarla su un treno per l' Italia, sola, di notte. E lo dico perché abbiamo casi del genere, in violazione di tutte le convenzioni Onu firmate dalla Svizzera. Chiedo a chi lo fa: ma tu lo faresti con tua figlia?».
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Fra maggio 2016 e aprile 2018 sono stati «riammessi» in Italia 6.286 minori soli (ne sono rimasti in Svizzera 7.049). Minori o no, tutte le volte che è possibile si fa ricorso. Quest' anno, per dire, il Tribunale amministrativo federale ha valutato finora più di 4.300 casi di chi ha ritenuto di essere stato espulso ingiustamente (in grandissima parte in Italia), e per 267 volte i giudici hanno stabilito che è stato un errore mandarli via.
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Un altro dato: nel 2017 la Segreteria di Stato della migrazione ha respinto 12.110 migranti (i ricorsi furono 4.354) e anche in quel caso la maggioranza dei respingimenti è stata verso l' Italia. Chiude Bernasconi: «Ottenere l' asilo da noi è come scalare l' Everest.
Ce la fanno in pochissimi».
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