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    “LE FEMMINISTE? DELLE AMABILI STRONZE” – SOLO MICHEL HOUELLEBECQ POTEVA TROVARE DEFINIZIONE MIGLIORE - E ORA LA NAVE DI TESEO RACCOGLIE GLI EDITORIALI E I COMMENTI DELL'AUTORE NELL'ARCO DI VENT'ANNI – TESI SEMPRE PROVOCATORIE, SPESSO DISTURBANTI, A VOLTE OSCENE:  “IL PEDOFILO È IL CAPRO ESPIATORIO IDEALE DI UNA SOCIETÀ CHE ORGANIZZA L'ESACERBAZIONE DEL DESIDERIO SENZA FORNIRE I MEZZI PER SODDISFARLO” 


     
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    Adriano Scianca per “La Verità”

     

    michel HOUELLEBECQ michel HOUELLEBECQ

    Noto per lo più come romanziere nichilista, Michel Houellebecq è anche un raffinato elzevirista, un freddo analista del tramonto dell'Occidente che sa tagliare le coscienze con editoriali e commenti non meno che con i suoi affreschi narrativi. Alcune di queste incursioni, sparse in un arco di tempo che va dal 1992 al 2020, sono state raccolte nel volume intitolato, in modo volutamente anodino, Interventi, in uscita martedì per La nave di Teseo.

     

    Vi ritroviamo lo Houellebecq che conosciamo bene: una sorta di Céline più stanco e meno attaccabrighe, più disgustato che incollerito. E, disseminate qua e là, delle vere perle.

    Come quando trova la formula più sintetica ed efficace per descrivere le femministe: «Delle amabili stronze» (il testo è del 1998, forse qualcosa nel frattempo è cambiato, soprattutto sul fronte dell'amabilità).

     

    Michel Houellebecq Interventi Michel Houellebecq Interventi

    Lo scrittore si diverte a raccontare l'ingenuità di un movimento di protesta che pensava di far dispetto ai maschi propugnando l'amore lesbico, le cui manifestazioni sono notoriamente apprezzate proprio dai più impenitenti dei maschi eterosessuali, oppure ostentando «un incomprensibile appetito verso il mondo professionale e la vita d'impresa; mentre gli uomini, sapendo da tempo che cosa significavano la "libertà" e la "realizzazione" offerte dal lavoro, sogghignavano bonariamente».

     

    Per Houellebecq, «l'obiettivo delle femministe (entrare in quanto membri "liberi e uguali" nella società maschile, salvo sacrificare, nel farlo, una parte dei valori femminili) a ogni modo è stato raggiunto, quantomeno in Occidente». Ciò che permane, di queste battaglie, ha visibilmente a che fare con altro, non certo con i diritti delle donne.

     

    HOUELLEBECQ al salone del libro di torino 1 HOUELLEBECQ al salone del libro di torino 1

    Paradossalmente, ma non troppo, alla fine il francese dimostra di avere più in simpatia il delirio androfobico e criminogeno dello Scum Manifesto di Valerie Solanas, che non il femminismo più raffinato e che oggi apparirebbe quasi moderato di una Simone de Beauvoir.

     

    Se la seconda, con la sua tesi per cui «donna non si nasce, si diventa», mostra «soltanto una crassa ignoranza dei dati biologici più elementari», le sparate terroristiche della Solanas sull'uomo come criminale innato sembrano in particolare sintonia con l'antropologia negativa di Houellebecq (che, beninteso, non manca di evidenziare gli aspetti insostenibili di quel vero e proprio manifesto contro il maschio).

     

    Michel Houellebecq Michel Houellebecq

    Lo scrittore si sorprende quando i commentatori insistono sulla centralità del sesso nella sua opera, centralità che egli nega. Eppure, anche in Interventi, spesso è proprio lì che si va a parare. Ma non è mai un sesso dionisiaco, luminoso. Non è, a ben vedere, neanche un sesso oscuro, perverso. È semplicemente un diversivo dall'inutilità della vita. Peraltro fallace.

     

    La vita, per Houellebecq, è una festa, sì, ma fallita, noiosa, quasi insopportabile. Uno di quei matrimoni di qualche cugino di quarto grado in cui parte il trenino in mezzo al ristorante. Se Philippe Muray, autore peraltro amato da Houellebecq, aveva già descritto il moderno come l'homo festivus, per l'autore di Annientare questa tendenza alla festa è un tentativo di esorcizzare l'angoscia, peraltro sempre più insostenibile.

     

    Houellebecq Depardieu Houellebecq Depardieu

    «Lo scopo della festa», scrive, «è di farci dimenticare che siamo solitari, miserabili e destinati a morire. In altre parole, di trasformarci in animali. Per cui il primitivo ha un senso della festa molto sviluppato. Una bella fiammata di piante allucinogene, tre tamburelli ed ecco fatto: un niente lo diverte. Invece, l'occidentale medio arriva a un'estasi insufficiente solo alla fine di raves interminabili da cui esce sordo e drogato: non ha affatto il senso della festa. Profondamente consapevole di se stesso, radicalmente estraneo agli altri, terrorizzato dall'idea della morte, è del tutto incapace di accedere a una qualsiasi fusione. Tuttavia, si ostina».

     

    houellebecq si e sposato houellebecq si e sposato

    Perché il sesso, allora? Per uscire vivi dall'imbarazzo della festa non riuscita: «In questo genere di circostanze (locali notturni, balli popolari, festini), che non hanno visibilmente nulla di divertente, un'unica soluzione: rimorchiare». Ma non per reale trasporto della libido, quanto per ingannare la noia. Una sessualità simbolica e quasi virtuale, che funziona come elemento d'ordine e di sublimazione, molto più che come sfogo reale.

     

    Lo sguardo disincantato dello scrittore non ha del resto paura di misurarsi con alcun argomento, per quanto scabroso esso sia. Lo vediamo quindi, con olimpica tranquillità, discettare del più disturbante dei temi, la pedofilia. Houellebecq taglia subito di netto ogni ambiguità, gettando nel cassonetto lo pseudo argomento dei giustificatori: «Le pulsioni sessuali dell'infanzia, in realtà, non esistono; è un'invenzione pura e semplice. In tutti i casi riportati dai media con tanto compiacimento, il bambino è assolutamente e totalmente una vittima».

     

    carla bruni fotografa houellebecq e la moglie carla bruni fotografa houellebecq e la moglie

    E tuttavia, non può non aggiungere che «il pedofilo mi pare il capro espiatorio ideale di una società che organizza l'esacerbazione del desiderio senza fornire i mezzi per soddisfarlo». Non si tratta, meglio specificarlo subito, di attribuire le colpe individuali alla società, ma di denunciare la dimensione alienante e innaturale della proliferazione di un desiderio che non potrà comunque mai essere esaudito. Un retrobottega sordido e maleodorante della grande festa perenne.

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