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Francesco Grignetti per la Stampa
Il tempo della riforma della giustizia è arrivato. Il ministro Alfonso Bonafede ha incontrato i protagonisti, avvocati e magistrati, e scoperto le carte. Subito dopo ha inviato la documentazione a palazzo Chigi. Molte le norme che saranno rivoluzionate nel civile, nel penale e nell’ordinamento giudiziario.
Cambierà volto soprattutto il Consiglio superiore della magistratura, dove i magistrati entreranno grazie a un meccanismo misto (prima il voto di 20 collegi territoriali; poi in ogni collegio il sorteggio tra i primi cinque eletti) che ha scatenato la totale contrarietà dell’Associazione nazionale magistrati: «Una risposta semplicistica in evidente contrasto con la norma costituzionale. Equivale a una palese dichiarazione di sfiducia nei confronti dei magistrati italiani».
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E secondo l’Anm ha poco senso che il ministro faccia continue dichiarazioni di fiducia, «vuote formule di stile». Per diventare membri laici in rappresentanza del Parlamento, non potranno concorrere i politici in esercizio; dovranno essere trascorsi cinque anni dall’ultima carica elettiva o permanenza nel governo. A loro volta, gli uscenti dovranno aspettare 4 anni prima di aspirare a un incarico direttivo. Per snellire i tempi della giustizia, verrà introdotto un termine perentorio alle indagini preliminari: 6 mesi per i reati minori, 18 mesi per i reati più gravi, 12 mesi per tutti gli altri. Il pm potrà chiedere una proroga e per un tempo non superiore ai 6 mesi.
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Tre mesi prima della scadenza, inoltre, il pm dovrà notificare all’indagato i termini dell’indagine e mettergli a disposizione gli atti. La rivelazione potrà essere ritardata solo per i reati più gravi e per un periodo limitato di tempo. E se il pm viola queste prescrizioni, è in agguato l’illecito disciplinare. Così come per i capi degli uffici che non facciano piani di smaltimento dell’arretrato. Anche queste novità non sono affatto piaciute all’Anm: «Ennesima norma-manifesto - la definiscono le toghe - che individua senza adeguata analisi un problema e costruisce su un’incompleta valutazione una apparente soluzione».
sede csm consiglio superiore della magistratura
Di contro, sono molto soddisfatti gli avvocati. Avrà forza di legge anche una pratica utilizzata nelle principali procure d’Italia, a cominciare da quella di Roma, che individua «criteri di priorità» per selezionare le notizie di reato. Dato che la materia è particolarmente sensibile, e confligge con l’obbligo dell’azione penale, i procuratori capo dovranno stabilire criteri trasparenti e predeterminati, sentiti il procuratore generale e il presidente del tribunale, e tenendo conto della realtà criminale del proprio distretto.
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Quanto ai procuratori e ai presidenti di tribunale, e s’è visto con lo scandalo Palamara quanto siano posizioni ambite, il loro potere cresce enormemente. È previsto infatti che scompaiano i procuratori aggiunti, ovvero i vicari del procuratori capo, nominati dal Csm per otto anni. In sostituzione degli aggiunti, e soltanto per quattro anni non rinnovabili, ci saranno i «magistrati coordinatori». La differenza sostanziale è che i vice saranno scelti dai capi. Per i concorsi, si torna all’antico: possono partecipare anche i neolaureati. E per le scuole di formazione arriva una norma anti-Bellomo. «I programmi contemplino esclusivamente le materie oggetto delle prove scritte al concorso».
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