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Estratto da “Notti di bevute e Schiamazzi”, lettere di Charles Bukowski e Sheri Martinelli (ed. Guanda), pubblicato da “il Giornale”
Cara Sheri Martinelli, è sacrosantamente possibile che non ci sia potenza in me e nelle mie poesie. Posizione degradante e disgustosa, perennemente invisa agli dèi per non dire abbastanza cose o abbastanza bene o a modo loro. Cristo, ho letto i tuoi classici, ho sprecato la vita in biblioteca, voltando pagine, cercando sangue. A me sembra che non sia stata svuotata ABBASTANZA immondizia, le pagine non urlano; la solita dignità esibita e i so-tutto-io e pagine secche bruciate dal sole ma impalpabili come farina.
A proposito, i tuoi cosiddetti moderni devono proprio scrivere io io io io senza maiuscola?
Tempo fa faceva colpo ma adesso è solo un lento morire.
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Pound? Parti di Pound non erano male, naturalmente, ma troppo circo e chiacchiere sciocche, maestro maestro che seminava errori di stumpa e menava pugni, l'effetto del fare, sembra camminare dritto mentre se ne sta sdraiato. Io non ho baffi, mi lavo i denti, ma non ubbidisco a dettami cinesi, ubbidisco ai miei dettami e odio gli sbirri perché sono quasi tutti giovani e si vestono di nero e hanno gli sfollagente e le pistole e sculettano i presuntuosi sederini e non capiscono Beethoven o Mahler o Chopin o nessuno dei compositori e scrittori russi.
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C'è molta verità in quello che dici e cioè che io più che altro faccio elenchi sulla vita ed è vero che non dico granché e che dico troppo in senso soggettivo, che c'è un po' di spazzatura, ma con la zavorra dei classici e la consapevolezza che non sto scrivendo bene, non riesco a liberarmi. Il mio lavoro deve trovare la sua conclusione partendo da me e soltanto da me stesso, devo liberarmi da ciò che è successo o da quello che hanno fatto gli altri. In agosto ne compio 40 e sto ancora, forse, vivendo come un bambino e sto anche scrivendo come uno di loro ma questo andrà avanti finché per me farlo sarà una cosa naturale.
I critici tendono a sovrastimare o sottostimare un lavoro scavando in profondità, valutando i versi in sforzando in relazione alla loro storia. Se Dio pisciasse, qualcuno la chiamerebbe benedizione gialla mentre altri prenderebbero le cerbottane ringhiando nel bicchiere di vino.
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Ho avuto tempo per riflettere mentre ero steso mezzomorto nel reparto dei poveri o in piedi sotto il sole dell'ippodromo o a letto con grasse puttane, con i piedi sudati schiacciati sul mio cuore. Leggere ormai non mi serve più a niente, il meccanismo si è fulminato, non accetterebbe una facciata fasulla. Preferisci che elimini totalmente l'esperienza dalle mie poesie? A Li Po piaceva bruciare le sue e restare a guardarle mentre fluttuavano lungo il fiume, e anche a LP piaceva il vino.
Non posso cambiare il mio flusso creativo in base alle critiche. Non mi piacciono le mie poesie, anzi le detesto quasi tutte, del resto non vado in visibilio o faccio salti mortali per il gusto di farlo. Ricordo molte poesie cinesi sulla donna che attende che il suo uomo torni dalla guerra, si strugge d'amore e attende, il tremendo vuoto dell'attesa, guardando la collina, i fiori che si muovono al sole e nessuno all'orizzonte, pur comprendendo e avendo la volontà di sacrificare il suo uomo agli dèi. Poesie di 5 o 6 versi, esperienza eccome, eppure, lasciami usare quella parola vuota: bellissime. Ah, lo so, sì sì sì, tutto questo nella forma classica. No, no, no. Esperienza.
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Non mi piace la gente che dice che tutto questo è già successo, non si può scrivere. Sta succedendo adesso. ADESSO. I morti sono morti, e che tu ci creda o no, proprio perché sono morti le loro parole, in un certo senso, sono anch' esse morte. Milton cieco non è così tragico come quando era in vita. L'arte ne conserva solo una parte ed è sopravvalutata.
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Vedo le mie dita sui tasti, di fronte a me una pianta mezza morta con una foglia come l'orecchio di un coniglio piegata a sinistra, le donne del mondo mi camminano nel cervello, un ratto mi rosicchia lo stomaco e scalcia le zampette, passa un furgoncino dei gelati bing bing bing bong bing bong bong, e l'Arte, l'Arte non è nulla, sono le mie dita sui tasti ORA che incidono e piangono Chopin e musica e ribellione, al diavolo i classici, al diavolo la forma, al diavolo Pound, esci, esci e sanguina, sanguina all'infinito contro la massa, mezzaRoma, mezzapoesia, mezzofuoco, mezzobacio. Esci, esci, esci.
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